La Gelmini ha cancellato Sciascia e Quasimodo dalle scuole

La Gelmini ha cancellato Sciascia e Quasimodo dalle scuole

Salvatore Quasimodo, Alfonso Gatto, Ignazio Silone, Anna Maria Ortese, ma pure Elio Vittorini e Rocco Scotellaro e Leonardo Sciascia. I nomi – e il prodotto del talento – di questi ed altri grandi protagonisti della letteratura del nostro Novecento, tutti meridionali, potrebbero scomparire dalle antologie dei licei. Come se mai fossero esistiti.

Il rischio, tutt’altro che aleatorio, è stato innescato dal documento delle Indicazioni nazionali (DM 211/2010, che accompagna il DPR 89 del 15 marzo 2010, recante la “Revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei Licei”) con cui nel 2010 la commissione nominata dall’allora ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha tracciato le linee guida degli insegnamenti considerati fondamentali per gli studenti dei sei indirizzi liceali. Ai quali, secondo il Ministero, per conoscere la letteratura del Novecento italiano basta studiare Ungaretti, Saba e Montale, poi Rebora, Campana, Luzi, Sereni, Caproni, Zanzotto, quindi Gadda, Fenoglio, Calvino, Primo Levi e infine Pavese, Pasolini, Morante, Meneghello. In tutto, diciassette autori. E gli altri, tutti quelli nati a sud di Roma? Il meridionalissimo (nato in Sicilia, morto a Napoli) Quasimodo, premiato addirittura col Nobel? Il meridionale d’adozione Carlo Levi? E Sciascia? Ignorati. Quasi che mai fossero esistiti.

E le donne, che pure nella letteratura del nostro – e non solo nostro – secolo breve hanno lasciato un segno importante? Per gli esperti della Gelmini può bastare la Morante, che, con i suoi natali romani, è anche la più meridionale dei letterati elencati nella lista ministeriale. Gli altri nomi, quasi che mai fossero esistiti.

Per il “Centro di documentazione sulla poesia del Sud” di Nusco, in Irpinia, ce n’è abbastanza per sollevare il velo sul caso, alzare la voce e chiedere una integrazione delle indicazioni ministeriali. Che, se pure non prescrittive, essendo gli insegnanti liberi di estendere i loro programmi anche ad altri autori, rappresentano un punto di riferimento per le case editrici. «Tra le nostre preoccupazioni – spiega Paolo Saggese, professore e fondatore, con Peppino Iuliano, dell’associazione irpina – c’è anche quella che le case editrici, nei libri di testo, si atterranno principalmente alle indicazioni del ministero, magari classificando tutti gli esclusi come “minori”. In tal modo si creerebbe un canone falsato del Novecento, ancora in via di storicizzazione».

Di qui la decisione di mettere nero su bianco un appello per chiedere al Ministero di rivedere le linee guida tracciate integrandole con autori del Sud e aumentando la presenza femminile. L’obiettivo è «dare valore alle istanze e al sapere degli intellettuali del nostro Sud come anche di altre Regioni del Centro d’Italia poco rappresentate nelle Indicazioni quali Abruzzo, Umbria e Marche», si legge nel testo della missiva inviata alle scuole superiori italiane per raccogliere adesioni da inoltrare poi al presidente della Repubblica, al ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, nonché ai capigruppo di tutti i partiti politici alla Camera e al Senato, e già consegnata nelle mani del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo.

Sorta di campanilismo, voglia di rivalsa contro il «netto rifiuto della cultura del Sud» di cui ha parlato Pino Aprile, lo scrittore che agli autori meridionali “cancellati” dai programmi ministeriali ha dedicato un capitolo del suo ultimo libro? «La nostra non è una battaglia di retroguardia o di contrapposizione al Nord – risponde Saggese – Con questa iniziativa vogliamo favorire una più organica unità nazionale, promuovere una militanza culturale capace di coniugare la letteratura a idee che si fanno progetto e impegno sociale». Come dire, il quadro delineato dalle indicazioni ministeriali è quantomeno parziale. «Non discutiamo il valore delle scelte ministeriali, ma nella geografia delle indicazioni inserite in quell’elenco, che comprende nomi provenienti in gran parte da Toscana e triangolo industriale, domina l’Italia urbana e industrializzata mentre manca l’Italia rurale, l’Italia mediterranea, rappresentata da Silone, Scotellaro, Quasimodo e altri. La grandezza della nostra letteratura sta nella molteplicità. Per questo quelle indicazioni vanno integrate e la presenza femminile rafforzata. Ci auguriamo che il ministro Profumo intervenga al più presto, anche con una dichiarazione di intenti per porre rimedio alla visione, magari involontariamente, ma decisamente nordista della Gelmini».

Intanto la mobilitazione del Centro di Nusco continua. Le scuole che hanno aderito sono già una trentina e Saggese, Iuliano e gli altri animatori dell’associazione – Alfonso Nannariello, Alessandro Di Napoli e Franca Molinaro – intendono coinvolgere i sindacati e i centri studi del Sud Italia, chiedere a qualche parlamentare di scrivere un’interrogazione sul caso e sollecitare un incontro con il Sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria. Infine, «volevamo chiedere al figlio di Salvatore Quasimodo di intervenire a sostegno della nostra battaglia – conclude Saggese – che mira ad affermare una cultura nazionale veramente unitaria». Impensabile senza le voci delle donne e del Sud. Senza Quasimodo, Silone, senza Anna Maria Ortese e Scotellaro, Gatto e Vittorini. E Sciascia. Che sono esistiti, eccome. 

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