«È come se alla festa per lo scudetto si presentassero anche i tifosi avversari». Il presidente dell’associazione nazionale partigiani di Roma Vito Francesco Polcaro ricorre a una metafora calcistica per giustificare il mancato invito delle istituzioni al corteo del 25 aprile. Intanto nella Capitale monta la polemica. Per celebrare l’anniversario della Liberazione, quest’anno è stato organizzato in città un corteo: dopo due anni di presìdi a Porta San Paolo, i partigiani tornano a marciare per le vie di Roma.
All’evento, però, non prenderanno parte il sindaco Gianni Alemanno e la presidente della Regione Renata Polverini. Non sono stati invitati. Ufficialmente «per evitare le contestazioni che ci sono state negli ultimi anni», come ha spiegato l’ex partigiano Mario Bottazzi, chiamato alcuni giorni fa a parlare in un noto liceo della Capitale e duramente contestato da alcuni studenti.
A settanta anni dalla fine della guerra civile, la città non sembra ancora essere riuscita a voltare pagina. Come se non bastasse, stamattina Roma si è svegliata ricoperta di manifesti inneggianti ai “Ragazzi di Salò” (iniziativa nostalgica che si ripropone ogni anno). Tra i tanti ad andare su tutte le furie anche il cantautore Francesco Guccini, che non ha gradito l’omaggio tributato dai camerati romani alla sua “Locomotiva”: «Gli eroi son tutti giovani e belli» è la frase scelta per celebrare i caduti di Salò. «Non solo la mia canzone non è stata capita – ha spiegato poco fa Guccini a un cronista di Repubblica – direi che è stata davvero maltrattata». E questo è solo l’ultimo caso. Solo poche settimane fa l’ultima polemica. In occasione della scomparsa di Rosario Bentivegna – uno dei protagonisti dell’azione di via Rasella – diversi consiglieri del Pdl in Campidoglio hanno abbandonato l’aula durante il minuto di raccoglimento. E proprio all’ex combattente sarà dedicata la manifestazione dell’Anpi di quest’anno. Con lui ai partigiani recentemente scomparsi Mario Bianchi, Ferdinando De Leoni e Alba Meloni.
Già lo scorso anno Alemanno e la Polverini avevano disertato la manifestazione di Porta San Paolo – luogo simbolo della Capitale, dove l’otto settembre 1943 alcuni cittadini presero le armi contro i tedeschi – sostituiti da due assessori. Assenti per evitare il rischio di contestazioni. L’anno prima era andata anche peggio. Appena salita sul palco, la governatrice neo eletta era stata bersagliata da un lancio di oggetti. A farne le spese, in quell’occasione, era stato il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, colpito al volto da un limone nel tentativo di fare scudo alla collega.
Stavolta, però, Renata Polverini alza la voce. E chiede l’intervento del presidente della Repubblica. «Sono molto amareggiata – le parole del presidente della Regione questo pomeriggio – Mi auguro che Giorgio Napolitano, che ha saputo richiamare ciascuno alla storia del Paese, anche oggi su questo voglia spendere una parola». Eppure in città sono in molti a difendere la scelta dell’Anpi. «Alemanno non faccia la vittima – attacca il segretario del Pd romano Marco Miccoli – I suoi comportamenti allisciano sempre il pelo alla peggiore destra romana, Casa Pound la fa da padrona, sono tornate le manifestazioni con i saluti romani e le aziende municipalizzate sono piene di ex terroristi neri». Il diretto interessato respinge le accuse. «Parteciperò come sempre alle manifestazioni istituzionali – ha spiegato oggi il sindaco – sarò all’altare della Patria. Mi spiace per questa scelta dell’Anpi, che io rispetto. D’altra parte è un’associazione privata che sceglie come fare le proprie manifestazioni e decide chi invitare».