Storia MinimaIl grillismo prima di Grillo: l’Uomo Qualunque

Il grillismo prima di Grillo: l’Uomo Qualunque

Nell’Italia dell’immediato dopoguerra era alta la voglia di ricominciare (un tratto che non è particolarmente diffuso oggi). Ma, insieme, c’era anche molto del nostro ora: la miseria, il senso della sconfitta, l’idea di riscatto e, soprattutto, l’ira.

A lungo questo sentimento è stato raffigurato con le vesti del miliziano, dell’uomo armato di destra o di sinistra. L’ira tuttavia stava anche, e forse soprattutto, nell’ “Italia profonda”, in quella parte di Paese che non aveva partecipato alla “guerra civile”, perché preferiva aspettare per vedere come sarebbe andata, ma che a vicenda conclusa, si sentiva truffata dalla storia, dalle banche, dai partiti, dagli uomini al governo, dal fascismo, dall’antifascismo. Soprattutto convinta che ora era il suo momento.

È l’Italia dell’ “Uomo Qualunque”, un movimento politico che durò due anni, per poi essere inglobato in tutte le aree della politica italiana: nel grande centro cattolico; a destra, ma anche nell’anti-statalismo che sottotraccia non è mai venuto meno a sinistra, anche all’estrema sinistra.
Qualunquista: una parola che a lungo è stata un insulto. Sarebbe bene valutarla e considerarla un aspetto dell’ “Italia profonda” che riguarda molti di noi.

I problemi mai affrontati, o i fenomeni culturali e gli stati d’animo lisciati dalla parte del pelo non perdono la loro forza: coloro che ne sentono il fascino (e sono un cosmo largo) mangiano di ciò che ottengono (spesso in un Paese che vive distribuendo piccoli e grandi privilegi ad personam); in epoca di “vacche grasse” vivono accontentandosi di ciò che c’è, sentendosi sempre vittime, mai responsabili.

Viceversa, in epoca di “vacche magre” rivendicano la loro fame insoddisfatta. Quando il sistema di cui hanno fatto parte (o di cui direttamente o indirettamente hanno goduto i vantaggi) crolla, ritornano, con la forza della propria presunta innocenza, convinti che i guai li hanno combinati sempre gli altri (e comunque loro non ne hanno mai beneficiato) e che è venuto il tempo di prendere nelle proprie mani il potere che hanno sempre riconosciuto ai padroni di ieri che hanno omaggiato e fedelmente votato. 

Guglielmo Giannini, Basta con i partiti! Riprendiamoci il Paese!*

Mettiamoci al lavoro e cerchiamo di risolvere noi i problemi del nostro paese, senza fuoriusciti di ritorno, senza professionisti politici, senza mestieranti di chiacchiere. Basandoci sul primo punto nel quale converge l’accordo di tutti noi – e cioè “nessuno deve romperci le scatole” – ogni Uomo e ogni Donna Qualunque consulti la sua coscienza e la sua intelligenza; pensi e, rifletta,m torni a pensare e a riflettere, e ci mandi la sua idea e il suo consiglio, indirizzando all’Uomo Qualunque – Ufficio Politico, Corso Vittorio Emanuele, 51, Roma.

Come vogliamo chiamare il movimento? Partito? Unione? Associazione? Lega? Società civile? In qual modo ci proponiamo di raggiungere l’obiettivo di vivere come ci pare senza che nessuno ci scocci l’anima? Vogliamo fare la repubblica? Vogliamo tenerci la Monarchia? Vogliamo fregarcene della famosa questione, rimettere prima il paese in ordine e poi decidere cosa ci conviene meglio? Vogliamo invece decidere subito? Vogliamo interessare gli Alleati delle nostre faccende e prendere contatto con loro? Vogliamo, invece, fare da noi finché ci è possibile e nei limiti del possibile, tenendo presente che siamo in regime di armistizio?

Le risposte che giungeranno saranno esaminate da un gruppo di Uomini e di Donne Qualunque di cui è inutile fare i nomi perché non c’è nessuno che tenga a mettersi in mostra. Da questa prima presa di contatto politico nascerà una pacata discussione che servirà a dare un iniziale orientamento, dopo di che si procederà all’elezione – e vedremo con quali mezzi e con quali ampie ed assolute garanzie – di una Direzione Provvisoria che si occuperà della pratica organizzazione del movimento – o partito o unione o quello che più ci piacerà – fino alla convocazione di un primo congresso al quale la Direzione Provvisoria si presenterà dimissionaria, con i conti in regola e il programma t5acciato nelle sue grandi linee. Il primo congresso deciderà poi, sovranamente, ciò che si dovrà fare in seguito. Più liberamente democratici di così è impossibile essere, e nessuno dei cosiddetti partiti politici italiani, ormai da due anni guidati da uomini che nessuno ha eletti e confermati, si troverà nelle condizioni di legittimità.

Per svolgere il nostro lavoro occorrono uffici grandi e ben attrezzati nelle principali città d’Italia, mezzi finanziari, di locomozione, aiuti d’ogni genere: tutta roba che bisognerà mettere insieme sommando le forze dei più fortunati con quelle dei meno favoriti. I partiti oggi imperanti l’hanno comodamente trovata prendendosi le organizzazioni fasciste preesistenti. Dove c’era il fascio, oggi c’è un partito o un comitato dio cosiddetta liberazione; ed è solo perciò che i partiti Sembrano forti. In realtà essi non sono che gli eredi di una situazione fallimentare, ed è, questa, una delle molte ragioni per cui, in tanto tempo, non hanno concluso un cavolo.

Noi dovremo arrangiarci: ma arrangiandoci costruiremo, e costruiremo cose solide e Nostre.
È inutile che io preghi i più forti e provvisti d’essere i primi a rispondere: sono sicuro che in brevissimo tempo avremo tutto il necessario. Rinnovo l’invito d’indirizzare la corrispondenza relativa al movimento all’Uomo Qualunque – Ufficio Politico – Corso Vittorio Emanuele, 51, Roma. Non ho che una stanza, per ora, e ci lavoriamo in otto: se non c’è un po’ di ordine siamo rovinati.
Be’, ormai è fatta. Che il Signore me la mandi buona.

 *Guglielmo Giannini, Grido di dolore, in “L’Uomo Qualunque”, II, n. 25, 8 agosto 1945

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