Vorrei ringraziare il Wall Street Journal per l’editoriale del 27 marzo (che lo paragonava alla Thatcher ndr) e per l’editoriale del 6 aprile (che parlava di “resa all’italiana” sulla riforma del mercato del lavoro ndr). Non ho mai cercato di essere la Thatcher italiana. Quindi non ho obiezioni da fare se ritirate il titolo.
Riguardo alle osservazioni contenute nel vostro editoriale, a partire dall’aumento della contribuzione sui contratti a tempo determinato: questa è una prassi comune a livello internazionale, dal momento che i contratti a tempo determinato sono più costosi per la società – una persona che ha un contratto a tempo determinato ha più probabilità di ritrovarsi disoccupato e richiedere benefit rispetto a chi ha un contratto a tempo indeterminato. Questo aumento di tassazione era contenuto anche nella bozza originale della riforma che avevate lodato il 27 marzo. Quanto all’ormai famoso articolo 18, la riforma introduce una procedura più veloce e prevedibile per la gestione di licenziamenti per motivi economici o altre ragioni oggettive. Primo, un veloce e obbligatorio procedimento di conciliazione a livello locale; a quel punto, se la conciliazione fallisce, il lavoratore può chiamare in causa il giudice, così come avviene in altri paesi. In casi limite, quando le ragioni economiche o le altre ragioni oggettive per il licenziamento saranno definite come “manifestamente insussistenti” (anche in italiano nel testo, ndr), il giudice potrà optare per il reintegro al posto della compensazione economica. In tutti gli altri casi in cui il giudice dovesse ritere i motivi semplicemente infondati, la compensazione sarà fissata entro le 24 mensilità.
Questa è una riforma complessa che avrà un impatto importante e positivo sull’economia italiana. Merita un’analisi seria piuttosto che giudizi veloci. Suggerirei che forse il fatto che sia stata attaccata sia dalla principale organizzazione degli imprenditori che dal più importante sindacato metalmeccanico, parte della principale confederazione sindacale, indichi che abbiamo trovato un giusto equilibrio. La riforma renderà il mercato del lavoro più flessibile nel suo insieme e allo stesso tempo ridurrà la dualità attuale, introducendo anche una rete di protezione universale. Pone le fondamenta per un aumento di produttività, crescita e occupazione.
Mario Monti
Presidente del consiglio dei ministri
Roma
Testo originale della lettera di Monti al Wall Street Journal
Allow me to thank The Wall Street Journal for the editorial of March 27 (“Monti Pulls a Thatcher“) and the editorial of April 6 (“Surrender, Italian Style“). I have never sought to be the Thatcher of Italy. So I have no objection if you withdraw the title.
Regarding the points made in your editorial, starting with the additional social-security contribution on fixed-term contracts: This is fair and common practice internationally because fixed-term contracts cost more to society—a person on a fixed contract is more likely to find himself unemployed and to require benefits than one on a permanent contract. This increased levy was also in the original draft you praised on March 27. As for the now famous Article 18, the reform introduces a more predictable and speedier procedure to handle dismissals for economic or other objective reasons. First, a fast, compulsory, out-of-court settlement procedure at local level; then, if conciliation fails, the worker can take the case to a judge as happens in other countries. In extreme cases, where the economic or other objective reasons for dismissal were found to be “manifestly inexistent” (“manifestamente insussistenti”), the judge may decide for reinstatement instead of compensation. In all other cases where the judge ascertains that the economic dismissal is simply not justified, the compensation will be capped at 24 months of wages.
This is a complex reform that will have a major and positive impact on the Italian economy. It deserves serious analysis rather than snap judgments. I would suggest that perhaps the fact that it has been attacked by both the main employers association and the metalworkers union, part of the leading trade union confederation, indicates that we have got the balance right. The reform will make the Italian labor market more flexible overall while significantly reducing the present duality in the market, including by introducing a universal safety net. It lays the foundation for increased productivity, economic growth and employment.
Mario Monti
Prime Minister of Italy
Rome