La settimana scorsa, come confermato dal rappresentante in Italia di Titan Salvage, Marco Bertola, dell’agenzia marittima genovese Medov, «a seguito della gara chiusasi il 21 aprile è stato firmato con Costa Crociere il contratto relativo all’assegnazione della rimozione del relitto della Costa Concordia alla partnership fra la statunitense Titan e la ravennate Micoperi, che ha già cominciato a lavorare sul sito» (S2S n.17/2012).
Sicché a quattro mesi dall’incidente sembra che il Giglio possa cominciare a intravedere il proprio futuro senza la carcassa del transatlantico incagliato. Ma i giorni precedenti la firma sono stati caratterizzati da una polemica sollevata da un articolo de Il Tirreno, in cui si citava un documento di Mammoet Italy, filiale italiana del colosso olandese Mammoet Salvage, arrivata fino alla short list della gara poi vinta da Titan-Micoperi, nel quale l’amministratore delegato Alberto Galbiati avrebbe illustrato il rischio di rottura del relitto insito nel progetto di rimozione presentato dalla cordata aggiudicataria. A ciò naturalmente erano seguite, sullo stesso giornale, le rassicurazioni di segno opposto di Silvio Bartolotti, presidente di Micoperi.
In realtà, però, il documento di Mammoet Italy in questione, datato 28 aprile e firmato da Galbiati, non contiene un’analisi tecnica del progetto di Titan-Micoperi, quanto piuttosto una serie di considerazioni sugli aspetti di tutela ambientale dell’operazione di rimozione della Concordia. Un concetto ribadito a parole a Linkiesta anche dallo stesso Galbiati: «Le affermazioni che mi sono state attribuite non le ho mai fatte. Non ci saremmo mai permessi di giudicare da un punto di vista tecnico un progetto elaborato da altri colleghi né tantomeno di sostenere che tale progetto sarebbe stato fallimentare. Il nostro documento è una sintesi di quanto proposto da Mammoet Italy, contenente alcune riserve esclusivamente di carattere ambientale sulla strada scelta per la rimozione della Concordia. Considerazioni che ci sono state chieste da autorità ed enti vari (Protezione Civile, Legambiente) e che riteniamo di poter esprimere come cittadini italiani». E che, peraltro, emergono implicitamente dalla comparazione col progetto ideato dalla stessa Mammoet.
Si legge in particolare nel documento (teoricamente riservato, ma circolante su Internet): «Al fine di attuare procedure sviluppabili nel massimo rispetto dell’ambiente, il piano di recupero (di Mammoet Italy, ndr) non prevede opere invasive né in mare né sulla terra, ovvero opere che richiedano l’impiego di grandi mezzi di cantiere fortemente impattanti per le loro dimensioni. Le uniche opere previste sono quelle relative alla stabilizzazione del relitto, mediante ancoraggi che ne impediscono lo scivolamento verso il fondale. Ancoraggi da ubicare sul promontorio che fronteggia il relitto».
Questa tecnica è stata pensata da Mammoet per evitare la palificazione sul fondale (che sarà adottata da Titan-Micoperi): «La scelta dei tiranti attivi, in sostituzione di tecnologia che prevede l’impiego di palificazioni, evita l’uso di mezzi pesanti fortemente impattanti sull’ambiente. Infatti, le macchine per pali richiedono l’esecuzione di opere preliminari, quali vie d’accesso e l’impiego di mezzi ausiliari quali gru, motobetoniere, motopompe, che risulterebbero incompatibili con l’ambiente. Ancor più, l’impiego dei pali è stato assolutamente escluso in mare in quanto, nonostante le precauzioni che possano adottarsi, le operazioni risulterebbero devastanti per la flora e la fauna marina. Infatti, le operazioni di palificazione in mare richiederebbero l’utilizzo di pontoni di importanti dimensioni il cui ancoraggio eserciterebbe un’azione di vera e propria aratura che sarebbe estesa, non soltanto alla zona di ubicazione del palo, ma anche all’immediato intorno areale».
Al riguardo Bartolotti ha specificato che «per conficcare i pali sul fondale sposteremo la platea di posidonia per poi ripristinarla a operazione conclusa, sopra ai pali che saranno tagliati radenti al fondale. Ribadisco: non resterà traccia del nostro intervento, l’impatto ambientale è l’aspetto più importante del nostro progetto». Resta il fatto che la preoccupazione per gli effetti ambientali legati alla rimozione della Concordia sembra trascendere la rivalità fra aziende che si sono contese un appalto da centinaia di milioni di euro. Il 27 aprile infatti – un giorno prima della data del documento di Mammoet – la Presidenza del Consiglio ha emanato un’ordinanza, pubblicata poi il 5 maggio, in cui si dispone l’indizione di una “conferenza di servizi istruttoria”, atta ad acquisire «tutte le indicazioni occorrenti per l’eventuale miglioramento del progetto inerente alla rimozione e al recupero della nave, così come proposto dalla Costa crociere S.p.A., nonché per l’esame e il rilascio dei pareri, visti, concessioni e nulla osta, e per la valutazione d’incidenza ambientale, previsti a normativa vigente per il progetto stesso». L’ordinanza prevede poi la successiva convocazione di una «specifica conferenza di servizi decisoria per la definitiva approvazione del progetto di rimozione e recupero della nave», che dovrà tenersi entro e non oltre il 15 maggio, cioè oggi.
Il Governo vuole evidentemente evitare ogni complicazione e si è tenuto l’ultima parola: «Per quanto riguarda il parere concernente le valutazioni inerenti alle competenze ambientali di rilievo nazionale coinvolte nelle operazioni di rimozione e recupero del relitto, il parere medesimo sarà rilasciato, nell’ambito delle conferenze dei servizi, dal rappresentante del Ministero dell’ambiente. (…) Il rappresentante della Costa crociere S.p.A. partecipa alle Conferenze di servizi di senza diritto di voto e provvede all’attuazione del progetto ed alle eventuali modifiche e prescrizioni che si rendessero necessarie all’esito delle Conferenze medesime».
Certo è che se un progetto da 300 milioni di euro – questo il costo del piano presentato da Titan e Micoperi – non garantisce al 100% la salvaguardia ambientale del Giglio, c’è da sperare che alla tragedia umana della Concordia non se ne debba aggiungere una ecologica.