“Donne, a casa coi figli”: la Merkel le paga per farlo. Tedesche in rivolta

“Donne, a casa coi figli”: la Merkel le paga per farlo. Tedesche in rivolta

BERLINO – Si sa: all’ultimo anno di legislatura si riservano le decisioni per ingraziarsi l’elettorato alle elezioni successive. Si nascondono le forbici dei tagli e si apre il portafogli. Ed è esattamente quello che sta succedendo in Germania, a un anno dalle elezioni federali. Prima è arrivato l’accordo con i sindacati per un aumento degli stipendi ai dipendenti pubblici, sulle cui ragioni di fondo non è nemmeno necessario dilungarsi. Ora la cancelliera Angela Merkel sta tendendo una mano piena di banconote alle famiglie, ma contrariamente alle aspettative, la mossa si sta rivelando un passo falso.

La questione infiamma il dibattito politico: nel 2009 i partiti del governo, sarebbe a dire cristiano-democratici della CDU, socialcristiani bavaresi della CSU e liberali dell’FDP, si accordarono sull’introduzione su un nuovo sussidio per le famiglie conosciuto come “Betreuungsgeld”, denaro per la presa a carico. Si tratta di 100 euro mensili, che dovrebbero a breve diventare 150, dedicati esclusivamente a quelle donne che tra il primo e il terzo anno di vita dei figli rinunciano a un posto negli asili nido. In fin dei conti, si tratterebbe di soldi dedicati alle donne che se ne stanno a casa dal lavoro. Questo sussidio andrebbe a sommarsi al già esistente “Elterngeld”, un contributo di 150 euro al mese che qualsiasi famiglia riceve fino a più o meno il 18esimo anno di età dei figli. Il nuovo provvedimento dovrebbe essere accompagnato dall’aumento parallelo della disponibilità di posti negli asili nido, per cui modalità e tempi sono però meno chiari.

L’opposizione si è schierata, compatta, contro una misura che considera come un incentivo affinché le donne rimangano a casa e un ostacolo verso l’obbiettivo di raggiungere la parità nelle opportunità sul lavoro tra uomini e donne. La stampa critica ha ribattezzato il sussidio con l’etichetta negativa di “Herdpämie”, il premio del focolare. Mentre la ministra della famiglia e le donne, Cristina Schröder è stata accusata di riportare in Germania lo stereotipo della donna imposto 50 anni fa da Konrad Adenauer e conosciuto come la “tripla K”: “Kinder, Küche, Kirche”, bambini, cucina, chiesa.

Più di 22.000 firmatari, appoggiati dai partiti dei Verdi e dei Pirati e le associazioni per i diritti delle donne Terre des Femmes, Mädchenmannschaft e le donne lavoratrici socialdemocraticche (ASF) hanno recapitato questo mercoledì una lettera alla ministra Schröder che dovrebbe presentare una proposta di legge sul Betreuungsgeld entro le prossime due settimane e che proprio in questa circostanza ha pubblicato un libro in cui difende una figura di donna simile a quella descritta da Veronica Lario nella sua storica lettera al Corriere, il celebre “angelo del focolare”.

«Come donne non ci sentiamo rappresentate dalla ministra della Famiglia Cristina Schröder», secondo quanto si legge nel testo, «la ministra ci lascia sole con i nostri problemi e li sbriga riducendoli a questioni individuali». I firmatari, tra cui si contano anche esponenti di spicco del mondo della cultura e dello spettacolo, chiedono a Schröder di attenersi al compito che le spetta in quanto ministra «della famiglia e le donne»: creare le condizioni necessarie per le pari opportunità tra uomini e donne e impegnarsi per una politica di genere moderna. Si teme che come effetto collaterale venga ritardato il rientro al lavoro delle donne con gli stipendi più bassi.

Parte dei conservatori, in particolare tra i bavaresi, denuncia la campagna di discredito e si attacca con tutte le forze all’iniziativa che vorrebbe addirittura anticipare. Dorothee Bär, deputata trentaquattrenne della CSU nel parlamento di Berlino, incinta del terzo figlio, spiega che «chi vuole crescere i figli principalmente a casa deve avere accesso a questa possibilità e deve essere accettato dalla società». «Per garantire questa libertà di scelta, noi della CSU ci facciamo garanti di un sussidio di assistenza di 150 euro al mese dal 2013 per tutte le famiglie che crescono i figli tra il primo e il terzo anno di vita a casa». Bär si dice contraria a una “sovraregolamentazione” per quanto riguarda la gestione dei figli nei primi anni di vita e favorevole a maggior libertà di scelta delle famiglie. Allo stesso tempo insiste sul fatto che l’etichetta “premio del focolare” è sbagliata, bisognerebbe piuttosto parlare di “premio per restare lontano dagli asili pubblici”. Ma anche questa etichetta proposta per far meglio digerire l’iniziativa lascia basite le donne dell’opposizione.

L’intenso dibattito che il sussidio ha scatenato ha fatto anche storcere il naso a vari esponenti conservatori, che criticano la misura perché sarebbe troppo cara. Ma Merkel, fedele al suo stile ha detto che il sussidio non si tocca.

Voci di corridoio, vogliono che Angela Merkel punti molto sulle donne per la prossima campagna elettorale. Se i rumori non sbagliano, questo è sicuramente un passo falso in un paese in cui la presenza della donna più potente al mondo ha portato poco e niente per l’avanzata di altre donne nel mondo del lavoro. Solo il 14% delle madri tedesche con un figlio torna dopo la maternità al suo impiego a tempo pieno e solo il 2% delle donne siede nei quadri dirigenziali delle aziende, meno che in Italia. Con donne qualificate a casa e una popolazione che invecchia il paese perde una risorsa importante. 

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