Cara Linkiesta,
sono passati due mesi da quando Antonio Aloisi ha pubblicato il primo articolo su Egomnia, il social network per l’interazione fra domanda e offerta di lavoro e stage. Ricordo ancora quel giorno con entusiasmo, perché ha segnato una svolta nella mia vita. Gli iscritti allora furono tantissimi, ne registrammo più di cinque al minuto, mentre una ventina di società richiesero il pass per l’utilizzo della nostra piattaforma, nonostante fosse domenica. In mezza giornata registrammo più di mille iscritti e venti società. Cifre da capogiro per un Paese come l’Italia. Per avere un’idea, Facebook al momento del lancio registrò soli 650 iscritti. Certo: i tempi erano diversi e le due piattaforme hanno mission differenti, ma non succede sempre che qualcuno riesca a battere Mark Zuckerberg e la sua creatura, figuriamoci in una periferia del mondo digitale.
Il mio team ed io siamo molto giovani, lavoriamo a questa start up da più di un anno e, forse per ingenuità, ci aspettavamo al massimo duecento iscritti entro il primo mese. Proprio per questo, nelle fasi d’avvio decidemmo di indirizzare Egomnia su un target ristretto del mercato del lavoro, vale a dire laureati e laureandi. Intendevamo creare un network iniziale abbastanza corposo per poi ampliare la possibilità di iscrizione a tutti. In realtà, in un mese abbiamo superato i 10 mila utenti e le 100 società. Quindi le prime feroci critiche, circa il fatto che il sito fosse “discriminatorio” (perché, a detta di qualcuno, non permetteva l’iscrizione a chi non possedeva il diploma), a proposito dei bug, della grafica che non sempre risultava affascinante. Mi resi subito conto d’esser diventato una persona con molte responsabilità: questo mi ha aiutato molto a reggere la pressione psicologica di quanti, ignorando completamente la situazione, attaccavano me, il sito e i miei ragazzi.
La nostra determinazione si vede ora, a due mesi dal lancio, con i primi risultati concreti: una comunità prossima ai 50 mila iscritti e le 200 società. Tutti i bug praticamente risolti, grazie a continue modifiche e miglioramenti nei release. Successi che ragazzi di venti anni ottengonlo spegnendo il computer tutti i giorni alle due di mattina, per non disturbare l’enorme traffico che ha il sito. Un impegno a costo zero, giacché non intaschiamo nulla: infatti Egomnia è totalmente gratuita e non ha entrate derivanti da advertising. La gente lo apprezza. Gli articoli dedicati ad Egomnia sono i più letti, i likes sono centinaia, migliaia i fans che supportano questa start up e che ci fanno spesso i complimenti. Molte testate nazionali hanno definito Egomnia «la migliore start up italiana», la regione dove sono nato e quella dove vivo, Lazio e Lombardia, mi hanno inserito tra i migliori imprenditori under 35. Mi sorprende e mi rende fiero il fatto che molti ragazzi stiano inserendo il “caso Egomnia” nella loro tesi di laurea. Decine di associazioni studentesche mi invitano a presentare la piattaforma nella loro Università.
È proprio questo lo spirito che incarniamo noi ragazzi ventenni. Uno spirito di aiuto reciproco: inclusione massima e leale cooperazione. Non importa quale sia l’estrazione: Bocconi, Luiss, Federico II o Sapienza, ciò che conta è aiutare chi ha una buona idea per rimettere in moto il Paese da cui abbiamo ricevuto finora poco e a cui promettiamo invece di offrire molto. È meravigliosa l’energia che abbiamo, l’ho sperimentato sulla mia pelle in questi due mesi e non solo: posso dire che la mia storia microscopica ed ambiziosa non è un caso isolato. Viaggiando lungo lo Stivale ho riconosciuto tanti occhi vispi simili a quelli che ormai da un anno e mezzo lavorano fissi sui monitor di Egomnia.
Ma non tutto è perfetto: a volte leggo commenti sarcastici sul fatto che io sia uno studente bocconiano. Non raccolgo la provocazione. In università ci sono ragazzi in gamba, esattamente come negli altri atenei italiani, né migliori né peggiori, ragazzi che studiano e si rimboccano le maniche per un’Italia nuova e con una mentalità aperta, che sappia stimolare la crescita individuale e collettiva. A vent’anni non esistono riserve mentali, lo sappiamo bene: per far decollare il Paese abbiamo bisogno di giovani idee che incontrino la concretezza dei risultati, servono sogni che sappiano farsi progetti e poi successi. Vi garantisco che si può fare. Mi stupiscono le ironie di chi non apprezza l’impegno spassionato, ma mi rincuora sapere di non essere solo, in questa sfida per l’innovazione. Ci penso spesso: quando, dopo esser andato a letto alle 4 del mattino per controllare il sito, mi sveglio alle 7 per seguire le lezioni, quando mi preparo per tutti gli esami da matricola abbastanza diligente, quando rispondo insieme ai ragazzi del team a tutte le email che arrivano.
Le soddisfazioni non mancano: sono premiato con l’interesse dei media e delle istituzioni. Al diavolo le illazioni sulle mie presunte (ed inesistenti!) raccomandazioni. Non sono il figlio di Donald Trump, la Bocconi non mi ha ancora aiutato in alcuna forma e, sinceramente, non si può trattare da beneficato un ragazzo che si fa in quattro per costruire una rete che sembra contenere opportunità decisive per rivitalizzare il mercato del lavoro di casa nostra. Chi insiste solo sul marcio, chi non apprezza l’operosità tutta italiana di noi giovani pionieri dell’informatica, rischia di mettere il freno a mano al Paese, o – peggio – di ingranare la retromarcia.
Il Presidente della Provincia di Milano, on. Guido Podestà, ha creduto in Egomnia ed ha affidato alla mia società il compito di ampliare il target del mercato del lavoro aiutando anche l’istituzione stessa a far incontrare domanda e offerta di placement. Per i primi di luglio, Egomnia sarà aperta a tutti, proprio perché non intendiamo discriminare in alcun modo. Tutti – dai laureati agli operai – potranno avere il loro account sul sito. Stiamo inoltre sviluppando un prodotto con un altro ente pubblico, questa volta di Roma, che ha le potenzialità per rivoluzionare il mercato, ma per ovvie ragioni su questo devo mantenere il riserbo.
Altro che fuga di cervelli, noi esportiamo eccellenza. Tra i prossimi obiettivi c’è quello di “espatriare”: l’anno venturo presenteremo Egomnia oltre i confini nazionali. Finalmente l’Italia sta scrivendo una bella pagina della storia del web, siamo gli unici al mondo ad avere un sistema del genere, e ci auguriamo di poter reggere la spinta suscitata a suo tempo dal pezzo su Linkiesta. Vorremmo avere anche nel nostro Paese un Facebook, un Google o uno Yahoo! made in Italy. È questo ciò a cui stiamo lavorando con tenacia ed umiltà ormai da mesi, e saremo lieti di poter ringraziare questo giornale per aver dato spazio al nostro sogno: una potentissima società informatica da miliardi di euro, che è di colore verde e ha un nome in latino, Egomnia. Grazie ancora ad Antonio per l’articolo, al direttore Tondelli e alla redazione di Linkiesta che hanno creduto in noi in tempi non sospetti. Quando eravamo ancora un link, mentre oggi siamo una rete di innovatori che vogliono far bene.
In simpatia,
Matteo Achilli