Mi consentoGrillo prende voti senza la tv e l’Italia della tv impazzisce

Grillo prende voti senza la tv e l’Italia della tv impazzisce

Beppe Grillo, ancora lui. È sempre in prima pagina. E stavolta non più per l’exploit elettorale, ma per la polemica con i candidati del Movimento cinque stelle sull’opportunità o meno di partecipare alle trasmissioni televisive. Anzi, per attenersi al linguaggio usato dai giornalisti, si è trattato di un vero proprio diktat, un ultimatum: della serie chi partecipa alle trasmissioni televisive è fuori dal movimento.

Questo il testo usato da Grillo sul suo blog dopo la performance del candidato genovese a Ballarò: “Se il MoVimento 5 Stelle avesse scelto la televisione per affermarsi, oggi sarebbe allo zero qualcosa per cento. Partecipare ai talk show fa perdere voti e credibilità non solo ai presenti, ma all’intero MoVimento. Nei talk show il dibattito avviene con conduttori di lungo corso e con le mummie solidificate dei partiti. C’è l’omologazione con il passato. Che senso ha confrontarsi con Veltroni o con Gasparri in prima serata? Più che spiegarlo e ribadirlo non posso fare. Comunque chi partecipa ai talk show deve sapere che d’ora in poi farà una scelta di campo”. 

Ora bisogna intendersi: vogliamo discutere della forma o della sostanza? Se vogliamo discutere della forma, possiamo soffermarci sul modo, sulle parole utilizzate dal capo. Un comportamento che, secondo i benpensanti, rivela una concezione antidemocratica della vita del partito, denota una personalità poco incline al dialogo e alla tolleranza che pretende di essere circondato solo da yesman. Frasi che abbiamo già sentito, a lungo. Quasi per vent’anni. Associati, però, a un’altra persona, un politico che invece aveva un’altra concezione della tv. E comunque, in questa occasione, non mi dilungherei sulla forma. Rientra in una dinamica interna al partito, o movimento. Insomma, affari loro.

Mi preme di più soffermarmi sulla sostanza. Grillo sostiene la seguente tesi: se evitando il mezzo televisivo e utilizzando solo Internet e i comizi abbiamo raggiunto l’8%, mi spiegate che bisogno c’è di cambiare strategia? In tv non si va – è il concetto – perché il mezzo non consente la distinzione. Alla fine di un dibattito televisivo di trenta minuti nessun telespettatore, nemmeno uno, capirebbe la differenza tra le idee vostre e quelle di un Gasparri o di un Alfano.  

Certo, non ci voleva Grillo per scoprire che la televisione, almeno quella che oggi la stragrande maggioranza degli italiani guarda, tende ad omologare. Ma il messaggio, fortemente politico, totalmente politico – altro che antipolitica – è un messaggio dirompente e rivoluzionario. “Ci avete detto per vent’anni che le elezioni si vincono in tv? Ebbene io non ci vado, e mi votano lo stesso. E adesso come la mettete?”

Purtroppo oggi siamo dominati dal principio che se non vai in tv non esisti. Almeno dal punto di vista comunicativo. E questo vale sia per i politici – convinti che dire quattro stroppole guardando fissi nella telecamera possa bastare per persuadere chi è a casa – ma anche noi giornalisti, certi che una maggiore presenza sul piccolo schermo porti copie o contatti (a seconda) al proprio giornale. Se non vai in tv è come se non esistessi. Un concetto che proprio Grillo e il suo M5s hanno incrinato. La comunicazione può avvenire anche utilizzando altri canali, oggi forse persino più efficaci.   

Insomma, esisti anche se in tv non ci vai, e gli italiani ti votano pure. E adesso come la mettiamo? È tanto destabilizzante? Sembra proprio di sì. E in fondo è l’unico passaggio autenticamente nuovo di questo fenomeno che ovviamente nessuno può dire dove andrà a parare. Potrà sciogliersi come neve al sole, oppure potrà irrobustirsi. Di certo fa paura. Perché è alieno. È altro. Gioca su un altro terreno. Terreno su cui i nostri politici scivolano. Sono abituati a chiedere lo share, di quanto siano cresciuti i picchi d’ascolto durante le loro comparsate tv, ma non sanno che cosa sia un blog.

E si difendono attaccando: Grillo rifiuta la tv perché emergerebbe la pochezza sua e dei suoi candidati. Lui, semplicemente, se ne frega e tira dritto. Ed è francamente fantastico che tutti i talk show dedicati alla politica (da Lerner a Santoro, proprio statsera) siano incentrati su di lui. Non se ne fanno una ragione. Si sentono espropriati. In questo, lo ammetto, Grillo regala grandi soddisfazioni.

p.s. Lo scetticismo sulla tv come strumento di comunicazione è stato espresso in tanti modi. Qui ne scelgo due. Uno porta la firma di Pier Paolo Pasolini in una trasmissione del 1971 con Enzo Biagi mai andata in onda. E l’altro, segnalatomi dall’amico Michele Fusco, protagonista Enzo Jannacci.  
 

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