Cardinale avvelena il fratello e la cognata e diventa granduca: non c’erano i quotidiani, nel Cinquecento, ma questo sarebbe potuto essere il titolo a tutta pagina. I veleni non sono mai stati sconosciuti agli uomini di chiesa.
Questa storia si dipana all’interno della famiglia Medici, a Firenze, e vede protagonisti Francesco, primogenito di Cosimo I de’ Medici e quindi destinato a succedergli sul trono granducale e suo fratello minore Ferdinando, cardinale di Santa romana chiesa. A quest’ultimo la porpora va sempre un po’ stretta, avrebbe preferito il trono all’altare e non lo nasconde. È solito indossare la veste cardinalizia sopra l’armatura e quando il papa gliene chiede ragione risponde che sotto l’uomo di chiesa rimane pur sempre il principe. Il papa in questione è Sisto V che Ferdinando ha contribuito a far eleggere, nel conclave del 1585.
Francesco I de’ Medici, la vittima
Il cardinale già a Roma dà prova del mecenatismo che lo avrebbe sempre contraddistinto (come quasi tutta la sua famiglia, per la verità) e fonda Villa Medici. Ma il suo sguardo è rivolto a Firenze. Sullo scranno granducale si è assiso suo fratello maggiore, Francesco I, dopo alcuni anni come reggente del padre Cosimo che nel 1574 abdica definitivamente a favore del figlio. Francesco non è un granduca di grande spessore, e se non fosse perché ha fondato l’Accademia della crusca, del suo regno poco si ricorderebbe.
Sposato a un’Asburgo, Giovanna d’Austria, quando questa muore si risposa con la sua amante, la nobildonna veneziana Bianca Cappello. Il matrimonio avviene il 5 giugno 1579, dopo soli due mesi di vedovanza. Sarebbe dovuto rimanere segreto, ma Bianca invece fa sì che la notizia si diffonda ben bene: una comunicazione ufficiale arriva a Venezia soltanto cinque giorni più tardi. La nuova granduchessa è odiata a corte, anche perché si teme possa diventare la quinta colonna della Serenissima nel Granducato. Odio sinceramente condiviso dal cognato cardinale.
Ferdinando I de’ Medici, l’assassino
Il fiorentino e la veneziana godranno dei privilegi del trono per soli otto anni: moriranno entrambi nell’ottobre 1587 nella villa medicea di Poggio a Caiano. Lui ha 46 anni, lei 39 e spira dodici ore dopo il marito senza aver saputo che Francesco l’aveva preceduta.
E proprio qui nascono i sospetti di veleno. La duplice morte fa sì che si liberi il trono per Ferdinando. E questi non ha alcun dubbio sulla scelta da fare: dopo sole ventiquattro ore lascia la berretta cardinalizia per il serto arciducale e in seguito si sposa per assicurare la successione (suo figlio diverrà il granduca Cosimo II). Il referto ufficiale parla di morte dovuta a malaria, ma le voci maligne circolano da subito, tanto che una mano anonima scrive «Poggio a Caino» sui muri di Poggio a Caiano. L’agonia di Francesco e Bianca dura undici giorni, con sintomi che vengono ricondotti alla malaria, ma che potrebbero essere dovuti anche a un lento avvelenamento con piccole dosi di arsenico. Si fanno le autopsie e gli anatomopatologi del tempo affermano che «non ci sono tracce di veleno». Cuore, intestini e cervello vengono estratti dagli imbalsamatori e quindi deposti in quattro orci di terracotta. Sarà proprio il ritrovamento di queste giare a permettere di ristabilire, quattro secoli più tardi, la verità su quelle morti.
Bianca Cappello, amante e poi moglie di Francesco I de’ Medici
Il nuovo granduca mette a tacere tutte le voci e la prima cosa che fa è distruggere il ricordo della cognata, la «pessima Bianca», come la chiamava. Il corpo di lei viene sepolto nella fossa comune, il carnaio, avvolto in un semplice lenzuolo, ne sono bruciati i ritratti (non tutti, qualcuno sopravvive, per fortuna), distrutti i busti, rifuse le medaglie, scalpellata l’arma familiare. Dove lo stemma dei Medici aveva inquartato quello dei Cappello, quest’ultimo viene sostituito con l’arma di Giovanna d’Austria. A Venezia, forse per ingraziarsi il nuovo granduca, si proibisce di portare il lutto per quella che rimarrò l’unica granduchessa veneziana.
Ma ora facciamo un salto di 419 anni. Il British Medical Journal del dicembre 2006 riporta l’articolo di un gruppo di studiosi di tossicologia forense dell’università di Firenze che hanno eseguito analisi sui reperti biologici ritrovati all’interno (e nei dintorni per garantire che non vi sia contaminazione ambientale) di quattro orci di terracotta rinvenuti nei sotterranei della chiesa di Santa Maria a Bonistallo, non lontano da Poggio a Caiano, dove testimonianze storiche riferivano fossero stati collocate le interiora della coppia granducale. Alcuni reperti risultano essere appartenuti a un uomo con dna compatibile con quello del cadavere di Francesco I sepolto nelle Cappelle Medicee, altri reperti biologici sono invece appartenuti a una donna. Tutti questi reperti presentano anomale tracce di arsenico.
Lo studio permette «di riscrivere la ricostruzione storica di questi eventi e affermare che la causa della morte di Francesco I de’ Medici e di Bianca Cappello è stata l’avvelenamento acuto da arsenico, in contrasto con le precedenti teorie che ne attribuivano la morte a malaria». Insomma, Ferdinando avrebbe somministrato al fratello e alla cognata una dose di arsenico tale da non ucciderli immediatamente, ma solo dopo un’agonia di undici giorni con sintomi che al tempo potevano essere scambiati per quelli della malaria.
Secondo quanto stabilito dagli esami condotti dai tossicologi Francesco Mari, Elisabetta Bertol, Aldo Polettini e la storica della medicina Donatella Lippi il cardinale Ferdinando sarebbe un bieco assassino, salito al trono con le mani lorde del sangue. Questi risultati, però, sono stati contestati da un nuovo studio, condotto nel 2009, da un gruppo di ricercatori delle università di Pisa e di Torino che hanno trovato tracce del plasmodio malarico nei resti di Francesco I. Un’ulteriore conferma che i veleni cardinalizi sono sempre difficili da individuare con certezza.