MILANO, VIA BELLERIO – Non c’è Roberto Maroni che tenga. Nè la nuova Lega Nord 2.0 forte della vittoria di Flavio Tosi a Verona al primo turno. Ai ballottaggi delle elezioni amministrative il Carroccio va peggio della Juventus in finale di Coppa Italia contro il Napoli. Perde sei città dove amministrava con il Pdl, tra Lombardia e Veneto. Sono Cantù, Palazzolo, Meda, Tradate, Thiene, San Giovanni Lupatoto. A Senago, la settima da tempo commissariata, Riccardo Pase viene travolto dal candidato di centrosinistra Lucio Fois.
Sono solo le più importanti, anche se in molti altri comuni più piccoli si contano delusioni cocenti. Senza contare la sconfitta di due settimane fa a Monza del sindaco uscente Marco Mariani: per la Lega è un bagno di sangue. «Abbiamo pagato un prezzo altissimo dal punto di vista mediatico, le indagini a carico di Bossi e dei figli, la storia delle paghette…tutte cose che danno fastidio agli elettori», afferma Maroni al termine dello spoglio, durante la conferenza stampa in via Bellerio.
È un Bobo che comunque ci mette la faccia sulla sconfitta – qualcuno gli aveva consigliato di non presentarsi – ma che tiene a ribadire che «la traversata nel deserto di questi mesi è finita. Ora puntiamo al rinnovamento per i congressi nazionali e quello federale». Ma secondo alcuni analisti politici la traversata sembra appena iniziata. Sono tanti i maroniani che perdono, da Nicola Molteni a Cantu’ fino a Stefano Candiani a Tradate. Ma pure Fabrizio Zerman a San Giovanni Lupatoto, uomo vicinissimo a Tosi. Ci saranno ripercussioni ai congressi? I barbari sognanti dicono di no, anche se i cerchisti sono sempre pronti a sfruttare ogni scusa per attaccare il nuovo corso maroniano.
D’altra parte, qualcuno a guardare i dati arriva a tirare un sospiro di sollievo. «Dopo tutto quello che è successo…a Meda abbiamo perso per un solo voto», chiosa un dirigente. Ora è tempo di ripartire. Per Maroni «la Lega ha tempo fino al 2013 per diventare di nuovo protagonista. Deve recuperare il consenso perduto, partendo dal modello Verona di Tosi». Il Carroccio resta «l’unico interprete della questione settentrionale», spiega ancora, rispondendo a chi gli fa presente che Beppe Grillo ha delle assonanze politiche con il movimento padano. Anzi «deve farci riflettere Grillo, non demonizzo Grillo sono curioso di capire che cosa farà». Ci si chiede, anche in Via Bellerio, se la vittoria a Parma sia frutto della gestione fallimentare precedente o se sia un segnale di qualcosa di più stabile.
Per questo motivo, Maroni ricorda i primi successi della Lega negli anni ’90. «Non dobbiamo sottovalutarlo. Accusavano anche noi di essere solo un fenomeno passeggero, ma la Lega resta un movimento politico nel nord. Grillo è realtà significativà, che non va sottovalutata». E sulle alleanze? «Le decideremo al congresso» dice il triumviro. »Noi non siamo nè di destra nè di sinistra. Sono ancora in attesa della rivoluzione promessa da Alfano». Del resto, secondo Maroni «l’ alleanza e’ secondaria rispetto alla coerenza dei nostri obiettivi, durante il congresso federale decideremo le future alleanze».
Intanto, mentre ci si lecca le ferite, arriva la conferma: «Pontida è rinviata a luglio», spiega Maroni. «Giugno sarà un mese cruciale. Dovrà esserci un rinnovamento generazionale oppure saranno problemi seri. Dobbiamo concentrarci sui congressi. A quel punto il nuovo segretario federale si presenterà a Pontida che resta il simbolo della nostra lotta contro il centralismo romano. Le ultime illazioni sono destituite di fondamento». Maroni è ottimista. La Lega guarda a una fase nuova, ma il percorso appare denso di ostacoli. I nodi sono tutti sul tappeto. Dalla nuova legge elettorale alle alleanze. Maroni che spara contro Bossi e Alfano continua a ribadirlo. «La Lega deve rinnovarsi sennò siamo finiti».