Palermo, Orlando avanti, ma al ballottaggio sarà fotofinish

Palermo, Orlando avanti, ma al ballottaggio sarà fotofinish

Si chiude la campagna elettorale meno attraente della storia delle campagne elettorali di Palermo. La prima dell’era post Berlusconi, la prima senza big a chiuderla, come forse non succedeva da anni. «Un tempo Berlusconi veniva a Palermo a riempire i Palasport». Oggi di Berlusconi non c’è traccia, e il Pdl rischia di fare una magra figura. La prima campagna elettorale con la nuova legge elettorale, che non consente ai candidati sindaco di usufruire dell’effetto traino delle liste: la croce va messa anche sul sindaco, altrimenti niente voto. La prima del dopo “Diego Cammarata”, «il sindaco che aveva una scorta superiore a quella di Obama» e che ha fatto diventare «Palermo la città di Striscia la notizia», sussurra un candidato consigliere comunale di area centrosinistra. E forse l’ultima campagna elettorale del governatore siciliano Raffaele Lombardo, che nel giro di qualche settimana dovrebbe dimettersi da presidente della Regione, e far tornare i siciliani al voto.

Ma veniamo alla competizione elettorale. Undici candidati a sindaco, e all’incirca 1.400 al consiglio comunale. Degli undici aspiranti sindaco i più rappresentativi sono il sempre eterno “professore” Leoluca Orlando, noto alle cronache per essere stato il sindaco dell’ormai famosa primavera palermitana, il giovane di belle speranze vincitore delle discusse primarie Fabrizio Ferrandelli, ex Idv ma oggi sostenuto da Pd e SeL. E poi Massimo Costa, altro giovane “non politico” (già Presidente del Coni Sicilia) supportato da un centrodestra vecchia maniera Pdl-GrandeSud-Udc, Alessandro Aricò, candidato di Mpa e Fli, ed infine la candidata del Pid Marianna Caronia. Singolare il fatto che Pippo Enea, il candidato al consiglio comunale per il Pid di Saverio Romano, presenti nei volantini elettorali la sua foto e quella di Orlando, laddove la candidata del Pid a Palermo è, come già citato, Marianna Caronia.

Difficile fare pronostici: non ci sono sondaggi ufficiali che possono mostrare il trend nel capoluogo siciliano. Alcuni sondaggisti, interpellati da Linkiesta, hanno detto che la partita palermitana è difficile da studiare «per la molteplicità dei candidati, e per la candidatura di Orlando ha sparigliato le carte». Al momento, stando a rumors che giungono da più parti, sarebbe un match a tre: Orlando, Ferrandelli e Costa. In leggero vantaggio, ma dal quartier generale di Idv incrociano le dita, ci sarebbe quello che ha scelto come motto “ilsindacolosafare”, ovvero Leoluca Orlando. Subito dietro Costa e Ferrandelli. Ma sono rumors, «dovremo aspettare lunedì pomeriggio, a Palermo è difficile pronosticare, c’è troppa frammentazione e sopratutto insoddisfazione. I dieci anni di Cammarata influenzeranno parecchio su questa tornata elettorale», fa sapere a Linkiesta un noto sondaggista che vuol restare anonimo.

Di certo “usinnacorlando” lo conoscono tutti. Bastava seguire passo passo la campagna elettorale dell’ex sindaco di Palermo. Ovunque andava applausi e abbracci a scena aperta. Lui, “il sindaco lo sa fare”, e i cittadini di Palermo lo sanno. Oggi pomeriggio a Piazza Uditori, intorno alle 17, Orlando era fra la gente a spiegare che «fra tre giorni mi dimetterò da parlamentare nazionale ma sarò sindaco di Palermo». Una signore alza lo sguardo e urla:«Leoluca Orlando è un signore ma non è un drogato». Un altro gli dice “bravo”, e una ragazza di nome Serena, di 25 anni lo ascolta e osserva le sue movenze. Serena sogna «Orlando come prossimo sindaco di Palermo» perché «noi giovani non ne possiamo più». Di cosa? «Di certe politiche clientelari, di certe ruberie», continua Serena con Linkiesta. E Orlando certi comportamenti degli avversari li denuncia apertamente, consigliando all’elettorato:«Quando qualcuno prima di entrare nell’urna vi darà un pacco della spesa, o cinquanta euro dovete dirgli: a to suru (a tua sorella)!».

Il clima politico non è dei migliori nel capoluogo siciliano. E soprattutto l’insoddisfazione da parte dei cittadini è tanta. In un bar dall’altro capo della città, siamo vicino alla Favorita, due uomini e due donne stanno sorseggiando un aperitivo. Sono le 18:30, fra qualche minuti al Cinema Imperia ci sarà l’ultima kermesse del candidato del centrodestra Massimo Costa, e sempre in quei minuti sta per iniziare un concerto organizzato dal candidato dell’asse Pd-SeL Fabrizio Ferrandelli a Piazza Magione. E anche in quel bar si parla di amministrative. Una delle due signore:«Secondo me sale Orlando. Anche se spero Costa». E l’altra le risponde:«Almeno Orlando ha dimostrato di essere capace». Uno dei due signori è drastico:«Mi dispiace che non l’hanno ammazzato negli anni ’80. Anche se non vi nascondo che i miei genitori e loro coetanei voteranno in blocco Orlando».

Il sospetto è che Orlando sia già al ballottaggio. E assicura a Linkiesta un conoscitore della macchina elettorale palermitana, «se Orlando avesse avuto più tempo sarebbe stato eletto al primo turno». Ma «la frammentazione, le spaccature all’interno della sinistra radicale e non, e l’insoddisfazione dell’elettorato sinistro impediranno la sua vittoria al primo turno». Anche se «non sarà soltanto una fronda del Pd a votare Orlando ma sarà la base del Pd a votare Orlando».

Nonostante nelle ultime settimane nel capoluogo abbia sfilato mezzo stato maggiore del Pd, da D’Alema a Fioroni, passando per Violante e Bersani, quella che chiamano “base del partito democratico” non è affatto soddisfatta. L’asse “anomalo” regionale Pd-Lombardo ha allontanato gli elettori dem dal partito, e il rischio «è che in tanti votino il consigliere amico e non il sindaco». Addirittura ci sono candidati al consiglio comunale del Pd che nel fac-simile non hanno fatto scrivere il candidato sindaco del centrosinistra Fabrizio Ferrandelli.

E la stessa cosa potrebbe succedere all’interno del centrodestra. «Costa è un pupo del Presidente dell’Ars Francesco Cascio (Pdl)», confidano a Linkiesta. «Come potrei mai votare colui che succede al peggior sindaco della storia di Palermo, ovvero Cammarata?», si domanda sbigottito un elettore berlusconiano.

Perciò il fattore “astensionismo” potrebbe avere la meglio, e di tutto ciò ne potrebbe beneficiare solo e soltanto Leoluca Orlando. Che, durante la campagna elettorale ha persino ricevuto il sostegno di un ex berlusconiano, oggi fra le fila dell’Mpa, Francesco Musotto. «Musotto, che è quello che detiene il patrimonio di voti autonomisti in città, non solo voterà Orlando ma sta facendo votare Orlando», spiegano a Linkiesta. E gli outsider Aricò e Caronia? Entrambi «toglieranno voti a destra, tutto a beneficio di Orlando».

Insomma Orlando sarebbe il favorito, ma al ballottaggio la partita si riaprirà: «Siamo pur sempre a Palermo, mica a Milano».

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