Più poteri a Bondi subito, e domani l’Agenzia delle Uscite

Più poteri a Bondi subito, e domani l’Agenzia delle Uscite

La nomina di Enrico Bondi a supertecnico dei tagli di spesa non sortirà effetti miracolistici se non sarà accompagnata anche dall’attribuzione di superpoteri.

Servono poteri coercitivi, responsabilità chiare e conseguenze sanzionatorie rilevanti e veloci per eliminare sprechi e inefficienze delle Pubbliche Amministrazioni centrali e di quelle periferiche. Se un titolare di partita Iva non effettua in via telematica, alle prescritte scadenze, le comunicazioni dei dati che gli vengono richiesti dall’Agenzia delle Entrate per una più efficace lotta all’evasione, è soggetto a rilevanti sanzioni pecuniarie. Cosa succede al dirigente di un’Amministrazione o di un Ufficio che fornisce dati incompleti o reticenti sugli incarichi dei dirigenti, sul parco autovetture a disposizione o su altre voci che gli vengono richieste ai fini di un puntuale censimento finalizzato ad una più efficace lotta agli sprechi e alle doppie o triple remunerazioni?

Se un contribuente è destinatario di un avviso di accertamento, con il quale l’Agenzia delle Entrate contesta un determinato importo di tributi evasi, può fare ricorso alla magistratura tributaria, ma l’accertamento rimane comunque esecutivo per il 30% anche in pendenza di giudizio. Perché, se Enrico Bondi e la sua task force individuassero nello svolgimento del loro lavoro delle situazioni in cui ritenessero di poter contestare un danno erariale, non dovrebbero poter emettere apposito avviso nei confronti dei soggetti responsabili, lasciando a questi ultimi la possibilità di ricorrere presso la magistratura contabile, ferma restando l’esecutività del 30% degli importi contestati?

E perché, infine, un gruppo di lavoro di questo tipo, con questi compiti e questi poteri, dovrebbe essere limitato a contingenze eccezionali quali quella attuale, invece che strutturarsi in modo permanente e divenire quell’Agenzia delle Uscite di cui il Paese ha bisogno non meno di quanto lo Stato abbia bisogno dell’Agenzia delle Entrate? I passi avanti compiuti dal 2006 in poi sul fronte della lotta all’evasione fiscale non si sono realizzati semplicemente nominando un direttore capace, ma anche e soprattutto implementando i poteri ispettivi e coercitivi dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia.

Un’implementazione che è stata a buon diritto assai poco digerita anche da tanti cittadini che, pur non tifando per gli evasori, proprio non ce la fanno a tifare per uno Stato così incapace di applicare a se stesso la ricetta che pretende di applicare a loro. Con l’Agenzia delle Uscite, si vince sul fronte della lotta agli sprechi e alla corruzione nel settore pubblico e si trasforma la lotta all’evasione fiscale, da battaglia di uno Stato vorace contro i cittadini a naturale approccio rigoroso di uno Stato intransigente innanzitutto con chi opera in suo nome.

Questa è la via da seguire, non quella indicata oggi da una politica che sembra più incline ad avallare il desiderio di fuga dei cittadini dai loro obblighi che non a proporre un analogo rigore nei confronti di se medesima, del pubblico e del parapubblico. A sua volta, il Governo Monti non può, però, limitarsi a stigmatizzare senza eliminare l’evidente e insopportabile disequilibrio che oggi esiste tra contribuenti sudditi e Stato sovrano. È un disequilibrio che non può durare e, in un modo o nell’altro, sarà spezzato. Noi siamo per il riequilibrio al rialzo, non per quello al ribasso. Noi siamo per l’Agenzia delle Uscite.

*direttore di Eutekne.info

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