«Guardi che se vuol passare qui le offro un bel bicchiere di rosso». Nicola Spolaore, bolognese, sta lavorando all’Osteria del Sole di Bologna quando Linkiesta lo raggiunge al telefono per sapere del suo ruolo nella Chiara Srl. È questa la holding dove Massimo Ponzellini è socio di maggioranza (76%) insieme, tra gli altri, all’editore Alessandro Dalai (2%), Antonio Padellaro (2%) e Furio Colombo (2%), gli ultimi due firme di punta del Fatto Quotidiano: Padellaro è anche consigliere del quotidiano, oltre che direttore. Ponzellini è socio dei due giornalisti dal 2005 come ricorda pure Sergio Rizzo in questo vecchio articolo del Corriere della Sera.
Spolaore è rappresentante legale e amministratore unico della Chiara Srl, che ha sede in via Torregiani 1/3 nel capoluogo romagnolo, dove c’è appunto lo studio Ponzellini, passato al setaccio nel novembre del 2011 dalla Guardia di Finanza. «È tutto scritto nero su bianco nella camera di commercio, io sono il titolare. Abbiamo una quota in Nuova Iniziativa Editoriale», spiega con serenità. Del resto, proprio attraverso questa holding gli ex giornalisti dell’Unità mantengono ancora una piccola quota nel quotidiano fondato da Antonio Gramsci. È un piccolo 3,14%, molto poco rispetto al 61,49% di Renato Soru, il numero uno di Tiscali. Una piccola quota, dunque, che lega due uomini di punta del giornalismo sempre schierato con le procure a un uomo che, invece, alle procure piace sempre meno.
Ponzellini è da ieri infatti agli arresti domiciliari. Oggi si è dimesso dalla presidenza di Impregilo. L’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal gip Cristina Di Censo anche per il braccio destro di Ponzellini, Antonio Cannalire, e per l’imprenditore delle slot machine Francesco Corallo. Sono accusati a vario titolo di« infedeltà patrimoniale e associazione a delinquere finalizzata alla commissione di corruzione, corruzione privata, appropriazione indebita, violazione del divieto degli esponenti bancari di contrarre obbligazioni, emissione di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio».
Secondo l’accusa sarebbero stati erogati finanziamenti, indebitamente concessi anche grazie «alla falsificazione dei procedimenti valutativi degli organi della Banca, in favore di diverse società»: ballerebbero circa 5,7 milioni di euro. I pm vogliono capire la verità sul presunto sistema Ponzellini, che in questi anni, date le capacità relazionali dell’ex prodiano di ferro poi bossiano di adozione, gli avrebbero permesso di aiutare la politica da destra a sinistra.
Va detto anche che Spolaore mantiene una piccola quota, appena l’1%, nella Gm 762, altra Srl dove amministratore unico è la più giovane della figlie di Massimo Ponzellini, Rachele, classe 1986, già consigliere di Bologna Broker, Editing Srl e Penta Spa. Ebbene, la Gm 762 compare nell’ordinanza di custodia cautelare, perché si legge a pagina 2 «`in esecuzione del programma criminoso sopra descritto, Ponzellini e Cannalire in concorso tra loro ed in concorso necessario con gli amministratori della società, percepivano denaro o la promessa di denaro attraverso la società Gm 762 riconducibile allo stesso Ponzellini, da parte dei legali rappresentanti della società».