Un documento interessante, che gira in rete da qualche giorno. Appena esploso il caso Macao e occupata la Torre Galfa, l’assessore alla cultura, urbanista e architetto di fama internazionale Stefano Boeri, va in visita dai giovani occupanti e parla con loro. Qualcuno di nascosto lo filma.
Sulla proprietà (del gruppo Ligresti, con cui Boeri è in risalenti rapporti di lavoro) e il momento scelto per l’occupazione, l’Assessore è assai silenzioso. Più esplicito, invece, nel suggerire modi e tempi per proseguire il cammino di Macao. Nel video che potete vedere cliccando qui sotto, Boeri parla di protocolli di formalizzazione (“non è l’obiettivo, ma una strada parallela”) che possa portare i giovani di Macao a vedere riconosciuta la “libertà” di occupare temporaneamente spazi vuoti perseguendo un progetto. In quel contesto, Boeri cita anche il rapporto tra Multiplicity (gruppo di lavoro da lui fondato) e le istituzioni, come uno dei modelli possibili per Macao.
Come lo cose siano poi evolute, lo sappiamo. Lo sgombero, disposto dalla prefettura cioè dal ministero degli Interni, è avvenuto e Macao ha puntato ad occupare subito un altro spazio, Palazzo Citterio a proposito del quale lo stesso Boeri è intervenuto subito ricordando tutti i vincoli che garantiscono il Palazzo e la sua destinazione (in via di finanziamento) per ampliare il museo di Brera.
Lo sgombero di Palazzo Citterio è in corso oggi. Ma il documento video che vi proponiamo resta molto significativo per molti aspetti. Da un lato, ripresenta una volta di più la fatica di tenere insieme la vita di un professionista e intellettuale con il ruolo di amministratore. Dall’altro, mostra quante e quali prudenze siano necessarie a chi ha responsabilità pubbliche nell’era degli smartphone. Un’epoca in cui può anche capitare che nessuno degli “occupanti” ricordi all’architetto e assessore le vicende della “stecca degli artigiani”, sgomberata anni fa per fare poi posto al “bosco verticale”, progetto di sviluppo cittadino pensato proprio dallo Studio Boeri. Ma difficilmente succede che le parole detto in un giorno di pioggia, in un palazzo occupato, non lascino traccia.