È un Roberto Formigoni tranquillo e serafico, quello che guarda uscire sulle agenzie le bordate contro di lui della Lega Nord al congresso di Bergamo: lo fa a ragione. Ieri si è incontrato con il vicepresidente della regione Lombardia Andrea Gibelli per discutere della mozione di sfiducia che sarà presentata dalle opposizioni mercoledì: il Carroccio ha promesso di sostenerlo. Ma allora la Lega a che gioco sta giocando? «Figuriamoci se facciamo cadere Formigoni, sono sparate congressuali», spiega un leghista meneghino.
«Fai le vacanze in Lombardia, sui laghi lombardi e non ai Caraibi» o «non so per quanto tempo staremo al governo della regione» e «molla il ruolo da commissario di Expo 2015», gli ha intimato il neo segretario della Lega Lombarda Matteo Salvini ricordandogli gli scandali del faccendiere Piero Daccò. Ma il Celeste non si smuove di un millimetro. Incassa e non risponde. Anzi. «Non farà commenti, cose già dette, anche quelle sul commissario», avvertono dal suo entourage.
Eppure persino Roberto Maroni, triumviro e leader in pectore lo ha persino detto ai cronisti. «Valuteremo con il capogruppo Stefano Galli la mozione di sfiducia». Il giorno prestabilito è mercoledì. Nei giorni scorsi si vociferava che sarebbero stati i franchi tiratori del Pdl a impallinarlo, scaricando la responsabilità sui leghisti: da qui forse le bordate di oggi al congresso.
Ma Formigoni sostiene di non di avere timori. Sostiene di poter dormire sonni tranquilli. Pure la prossima settimana e perché no, fino al 2013. Ieri il Celeste ha appunto incontrato nel suo ufficio di palazzo Lombardo Gibelli e Galli. I due erano in contatto con Maroni telefonicamente. Hanno parlato della mozione di sfiducia. E gli anno garantito ancora una volta l’appoggio di governo. L’impressione è che ci sia un patto di ferro tra Bobo e Formigoni. I due si vedono da ormai diversi mesi, con una certa regolarità.
Sul Foglio, un retroscena di venerdì, spiegava che Formigoni avrebbe già un accordo per diventare una sorta di «ambasciatore del nord a Roma» alle prossime elezioni politiche. Sarebbe la testa d’ariete dei leghisti che vogliono rifugiarsi in Padania senza candidarsi al parlamento romano, anche se la decisione sarà ratificata solo al congresso federale di giugno. In cambio di questo appoggio, il Celeste in accordo con Silvio Berlusconi, dovrebbe assicurare la presidenza di regione Lombardia proprio a un esponente del Carroccio. Sarà Maroni, che accetterebbe di fare il segretario federale e il governatore? Oppure a qualcun altro? Tipo Roberto Castelli o lo stesso Gibelli.
Di più non si può sapere, al momento. Ci vorrà almeno un mese, quando la fase congressuale del movimento padano sarà finalmente conclusa. Di certo, dopo l’elezione di Salvini a nuovo segretario l’alleanza tra Pdl e Lega potrebbe ricevere qualche scossone. Giancarlo Giorgetti, che ora diventa presidente, era più cauto nell’attaccare nemici esterni e interni. La nuova fase della Lega è incominciata. Ancora con l’ennesimo bluff.