Con una nota il comune di Milano – nello specifico la direzione del settore Spettacolo dell’assessorato alla Cultura, Moda, Design – fa una precisazione rispetto al nostro articolo «Creativi a Milano? L’ex Ansaldo e 50.000 euro agli amici di Boeri».
Questo il testo che vi riportiamo integralmente: «Il 12 giugno l’Amministrazione comunale, in base alla normativa vigente, ha affidato all’Associazione Aprile la realizzazione operativa del progetto “OCA – Officine Creative Ansaldo” – per una spesa complessiva di 41.322,31 (Iva esclusa), richiedendo all’Associazione stessa la gestione operativa dell’evento (organizzazione degli spazi, coordinamento del palinsesto delle proposte artistiche pervenute in risposta all’invito pubblico, promozione dell’evento). L’Associazione Aprile è un operatore di alto profilo, di comprovata esperienza, contiguo al mondo della creatività giovanile, che opera da quasi vent’anni con il Comune di Milano. L’affidamento è avvenuto tramite procedura negoziata, ai sensi di legge, e non in seguito a bando di gara, come è erroneamente indicato nell’articolo». E poi aggiunge: «Né di bando si può correttamente parlare per quanto riguarda la partecipazione alle Officine Creative Ansaldo, essendosi trattato tecnicamente di un invito a partecipare (non di un bando, né di un avviso) al quale hanno risposto oltre 270 soggetti, tutti accolti nel palinsesto dell’OCA con i propri contributi autoprodotti».
Peccato che la pezza sia peggio del buco. Basterebbe infatti leggere con attenzione (e a farlo invitiamo anche i tanti commentatori che in queste ore ci hanno accusato di giornalismo spazzatura, di meschinità e altro ancora) la pagina 4 del provvedimento che assegna i 50 mila euro Iva inclusa, in allegato al pezzo originario (vi riproponiamo il link qui del documento integrale), per capire che nell’articolo non è indicato nulla «erroneamente». L’errore, infatti, è di chi ha confezionato il provvedimento. O di chi ha reclamizzato un bando che invece non era un bando, facendo una confusione incredibile tra i progetti dell’invito e poi il bando che è stato assegnato all’Associazione Culturale Aprile. Ecco qui di seguito il testo originale.
Che poi, più sotto, quando si spiega il percorso che ha portato all’assegnazione, non è più una tra le tante ma diventa, invero sorprendentemente, l’unica proponente.
Ma torniamo alla difesa del Comune. Nel testo, del provvedimento chiunque può leggere che «in data 5 giugno si è provveduto a pubblicare un invito». Proprio di questo «invito» e «non di bando» parla la precisazione del comune, sbagliando per la seconda volta. Il 5 giugno sul sito del comune – il link è in testa al nostro articolo ma ve lo riproponiamo qui – viene infatti scritto quanto segue.
Quindi si trattava di un bando? Di un invito? Nell’articolo noi avevamo appunto rimarcato questa incongruenza. Leggendo sempre il testo del documento che assegna i finanziamenti, c’è proprio un passaggio che non lascia spazio a dubbi. Tra le proposte arrivate – si legge – «è pervenuta anche la proposta dell’Associazione Culturale Aprile […]». Di cosa stiamo parlando? Inoltre, al di là delle precisazioni burocratiche dei funzionari del Comune, piacerebbe ricordare che il nostro articolo metteva in fila una serie di fatti e un sistema di relazioni tra politici e operatori, che avevano goduto di assegnazione diretta di soldi per una tre giorni di lavoro in epoca di risorse scarse. Ci tocca rimarcarlo per evitare che, in tutto questo circolare di precisazioni imprecise, si perda di vista il cuore della questione.