L’accusa è pesante: «La nuova Lega di Maroni copre Formigoni sulle firme false sfruttando le dimissioni di Renzo Bossi dal consiglio regionale». A sostenerlo, senza troppi peli sulla lingua, è il consigliere comunale milanese dei Radicali Marco Cappato, riferendosi alla vicenda delle firme false che avrebbero permesso al Celeste di candidarsi e vincere le elezioni regionali del 2010.
La vicenda è molto intricata dal punto di vista giudiziario, ma vera. L’avvocato Mario Bucello, che segue la vicenda, conferma: «Cercano di prendere tempo. Ora è tutto slittato a settembre. Speriamo che non diventi un metodo: si dimette un consigliere, chiedono lo spostamento della causa…». In pratica con l’uscita del Trota e l’arrivo al suo posto di Clotilde Lupatini, il processo deve essere aggiornato perché in presenza di un nuovo consiglio regionale. Stefano Galli, capogruppo della Lega Nord, al grattacielo Pirelli replica a Linkiesta così: «Chissenefrega, io Cappato non so neanche chi è…».
Eppure il problema resta. E va a colpire in pieno il Carroccio, che mercoledì non ha votato a favore della mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni. A fronte delle indiscrezioni del Corriere della Sera – secondo cui i leghisti avrebbero in mente di far cadere la giunta a settembre per piazzare il vicepresidente Andrea Gibelli – l’abbraccio a Formigoni continua. Anzi, secondo alcuni osservatori l’idea che la Lega abbia votato no alla sfiducia perché temeva il commissariamento non starebbe in piedi.
Se Formigoni dovesse cadere a settembre, infatti, Gibelli dovrebbe comunque contare su una maggioranza di centrodestra. Sicuri che il Pdl la assicurerà dopo l’addio leghista? Per questo motivo, mozioni a parte o minacce del centrosinistra che poi si fa beccare in vacanza in Grecia, gli unici veri problemi che potrebbero minare le fondamenta formigoniane in Lombardia dipendono tutti dalla vicenda delle firme false.
Del resto, Roberto Formigoni lo ha fatto capire più di una volta. «Non mi dimetto». Neppure nel caso in cui dovesse arrivargli un avviso di garanzia per gli scandali sulla sanità lombarda, tra le vacanze pagate dal faccendiere Piero Daccò e il crack dell’ospedale San Raffaele. Dicevamo che dal punto di vista giudiziario, la storia delle firme false è davvero intricata.
In materia si sono già espressi Tar, Consiglio di Stato, Corte Costituzionale e Procura della Repubblica. Secondo Cappato, però, «è stato provato in maniera definitiva dai giudici che le firme false sono circa un migliaio e dunque quelle valide raccolte, sono sotto la soglia richiesta». Da qui la deduzione «l’unico esito plausibile non potrà che essere il decadimento del 60% dei consiglieri regionali eletti e dunque la fine di questa legislatura»
Tutto ruota intorno al tempo, come ha riportato in un articolo pure il Retroscena.it la scorsa settimana. Questioni di competenze. «Se a pronunciarsi sarà il Tribunale Civile si potrebbe parlare di anni, ma se la competenza a decidere sarà riconosciuta invece al Consiglio di Stato, allora la decisione arriverebbe solo in pochi mesi e dunque scatterebbero le elezioni anticipate in Lombardia».
Ma perdere tempo in sede civile potrebbe comunque aiutare. O almeno ne sono convinti i radicali. «Gli avvocati della Lega» sostiene Cappato «sono riusciti oggi a sollevare un’eccezione basata proprio sulle dimissioni di Renzo Bossi. La subentrante, la consigliera Clotilde Lupatini, stamani si è formalmente costituita in giudizio, ereditando così la posizione di Renzo Bossi e chiedendo addirittura un differimento della causa, al fine di ottenere per essa la riapertura dei termini istruttori ormai chiusi per tutte le altre parti».
Il tribunale si esprimerà a settembre sulla richiesta, ma è chiaro che la linea della difesa tende a dilatare i tempi del processo. Conclude Cappato: «Di tutta evidenza, davanti a Formigoni la linea connivente di Bossi (Umberto e Renzo) è oggi mantenuta e rilanciata da Roberto Maroni». Di certo non è un buon biglietto da visita per la nuova Lega 2.0. Le scope continuano a rimanere in soffitta?