MIRA (VENEZIA) – Qualche anno fa, dopo aver buttato giù parte della fabbrica della Mira Lanza, su una fetta di quel terreno bonificato hanno deciso di farci una piazza, la prima del paese: Mira non ne aveva mai avuta una. Il Comune è grande, ma non ha un vero centro. Il municipio è a Mira Taglio, una delle tante frazioni sparse in questa terra semilagunare tra Padova e Venezia, fitta di ville storiche piantate sul Naviglio del Brenta. Ma la popolazione è seminata tra Mira Porte, Molin Rotto, Gambarare, e così via. La piazza San Nicolò – pavimento in porfido, fontane e lampioni dal discutibile gusto architettonico (guarda) – non ha però mai attecchito nelle abitudini dei miresi; non è mai diventata un vero punto di ritrovo. Da quando è stata costruita, si è riempita solo due volte. Tutte e due nel 2012. Per due comizi di Beppe Grillo. Che su questa particolarità urbanistica ha attaccato il discorso dal palco: «Dove cazzo sono le piazze? La prossima volta ci vediamo nelle rotonde…». Quel comizio – a Mira ormai storico – potete qui vederlo in versione integrale:
Mira è uno dei quattro Comuni dove il Movimento 5 Stelle ha conquistato un sindaco alle ultime elezioni amministrative, il ventiseienne Alvise Maniero, studente di Relazioni Internazionali a Venezia. Del resto, sempre per citare il Grillo di quel comizio, «le rivoluzioni iniziano nei piccoli posti, con gente improbabile». Dopo aver vinto – a dispetto di ogni pronostico – le elezioni, questo giovanotto veneto è diventato un ambitissimo trofeo mediatico. Giornalisti di carta e tv si sono rincorsi lungo le scale del municipio, e a un certo punto si è invocato pure il silenzio stampa per concentrarsi sulla prima urgenza, ereditata dalla giunta predendente: l’approvazione del bilancio in tempi record. La sinistra ha perso qui uno dei pochi feudi in Veneto. Mira era rossa fin dal 1945 e solo per qualche mese, a cavallo tra il 1992 e il 1993, ai tempi convulsi di Tangentopoli, aveva avuto (sindaco non ancora elettivo fu Gianvincenzo Migatta) una bizzarra Große-Koalition Dc, Verdi, Lega Nord. Ultimo sindaco prima del successo grillino, e grande sconfitto alle urne, era Michele Carpinetti del Pd, 47 anni a fine giugno, sindacalista della Cgil. Si aggira un po’ sperso davanti al municipio. «Facciamola qui in piedi l’intervista», dice, «tanto ormai siamo in mezzo a una strada».
Nessun sindaco di Mira è mai stato rieletto. Le divisioni nel partito Pci-Pds-Ds-Pd o nelle coalizioni di centrosinistra hanno sempre portato a candidare persone nuove. Stavolta lui ci provava, pur dopo lo scoglio delle primarie. «Primarie non dovute», le definisce, «Solo una rivalsa per alcuni. Le divisioni nel Pd partono da molto lontano, e il segno più grande sta proprio nel fatto che mai c’è stato un secondo mandato; mai la fiducia del partito è stata rinnovata a un sindaco. Ma le primarie hanno sancito la spaccatura e messo in circolo tensioni. La campagna elettorale interna al Pd si è basata – come naturale del resto in una campagna elettorale – su critiche e polemiche verso il mio operato, anche se il mio avversario era nella mia stessa amministrazione. A questo si è aggiunta una frammentazione molto forte dovuta ai comitati (qui si combatte contro: Romea commerciale, camionabile, Porto logistico di Dogaletto e Veneto City, ndr), che hanno presentato un loro candidato, e a una lista civica legata al sindaco Pd che mi aveva preceduto. In ogni caso, con la lettura politica andrei cauto, prima di parlare di grande successo del Movimento 5 Stelle. Conoscendo Mira me ne starei con i piedi per terra. Abbiamo dato la vittoria al secondo turno per scontata. La distanza era amplissima: 7.848 voti per noi (43,02%) e 3.169 (17,37%) per loro. Abbiamo sottovalutato il pericolo». Di sicuro, se la capacità di lavorare e fare politica sul web dei grillini è forse sopravvalutata, le forze con cui il Pd si oppone su internet al nuovo che avanza sono davvero modeste. A fine giugno, a oltre un mese dal fatale ballottaggio, e dopo diversi appelli a un «reset per rinnovare e innovare il partito» il sito del Partito democratico di Mira canta ancora vittoria in homepage («Primo Turno Amministrative a Mira: “Una prima, importante, affermazione in vista della riconferma alla guida della città”) come si può vedere qua sotto (clicca per ingrandire):
Fuori dal municipio, tutte le persone che passano mollano pacche sulla spalla dell’ex sindaco, chiamandolo per nome. Hanno quel contegno un po’ sincero e un po’ per posa che si assume di solito ai funerali. «Comunque», riprende lui, confortato, «la gente di Mira è ancora di sinistra. È seguita al risultato un’ondata di rammarico, dopo l’incredulità iniziale. Come se tanti che non sono andati a votare per dare un segnale di scontento al partito, dopo avessero detto “Dio mio, cosa ho fatto!”. La vera scomparsa qui è stata quella della destra, che aveva dato qualche segnale di vitalità con le politiche del 2008 e le regionali vinte da Zaia, e che nel 2007 ci aveva costretti al ballottaggio. Stavolta il Pdl ha preso l’11,88% e la Lega Nord il 4,83%. Sono stati annientati. Poi si sono ricompattati contro di noi, dicendo ai loro di votare il grillino, e hanno parte di responsabilità nel suo exploit. Forse è anche il segnale della crisi del sistema delle coalizioni. Faceva un po’ effetto vedere sotto il mio nome tutti quei simboli e sotto il suo solo quello del Movimento 5 Stelle (guarda). Se proprio devo dare una lettura politica del voto, credo che molto abbia influito la crisi. Tanti devono aver detto: siccome le cose vanno male, affidiamoci a qualcuno di nuovo. Proviamo. Diamo un segnale di svolta».
Grillo lo ripeteva sempre ai comizi: «Già dalla faccia si capisce che i nostri sono un’altra cosa. Con noi fate un salto nel buio. Con i vecchi partiti scegliete il suicidio assistito». A Mira evidentemente hanno preferito il salto nel buio. «Sì», dice il vecchio sindaco, «Ma il vero guaio è proprio per chi inaspettatamente si è trovato al governo della città. E ci si è trovato in un Comune complesso di 40 mila abitanti (con responsabilità nell’autorità portuale e nei fondi della legge speciale per Venezia) e in piena crisi occupazionale, con la Pansac messa malissimo, Porto Marghera messa come sappiamo e anche la Reckitt Benckiser, l’azienda che ha acquisito la Mira Lanza [clicca qui per vedere in una nostra infografica quali marchi commercializza], che è in affanno nel settore polveri e parla di delocalizzare. Le difficoltà di un sindaco sono inimmaginabili per chi è totalmente nuovo alla vita amministrativa. Ricordo i problemi che avevo avuto io cinque anni fa, all’inizio del mandato, pur avendo alle spalle una macchina organizzata, una struttura partitica, un classe dirigente formata, con tradizioni secolari. Non voglio immaginare come si sentano loro, così senza niente dietro… Senza nessuna esperienza. Intanto si trovano il bilancio da approvare. E lì scopriranno, dopo aver tanto polemizzato contro la casta, che, in una realtà come Mira, il 98% va in servizi e spesa amministrativa e solo il 2% ai cosiddetti costi della politica. Inizia il difficile, insomma».
Il Naviglio del Brenta nel centro di Mira Taglio, dove sorge il Municipio espugnato dai grillini
Mentre il sindaco Maniero (qui una nostra intervista alla vigilia del ballottaggio) è chiuso nelle sue stanze e dribbla i giornalisti, Andrea Pesce accetta di parlare. Ha 50 anni e questo fa di lui un decano, nel Movimento 5 Stelle. Ama farsi chiamare all’inglese, Andy Fish, e quattro anni fa è stato il fondatore del meet-up grillino della Riviera del Brenta. «Abbiamo fatto i Testimoni di Geova. Casa per casa, campanello per campanello. E spesso eravamo trattati a male parole come succede a loro», racconta. «Non so nemmeno io cosa sia successo. Forse ci siamo solo trovati al posto giusto nel momento giusto. Prima non trovavamo un nuovo iscritto per mesi e mesi, adesso ogni giorno ci sono quattro persone che vogliono entrare nel Movimento e dobbiamo stare attenti a non farci infiltrare da gente che non arriva proprio con le migliori intenzioni. Al primo turno eravamo sotto di tremila voti e al ballottaggio abbiamo fatto il sorpasso. È stato come vincere la Champions League con un goal al novantesimo. Eravamo partiti per provare a mettere un consigliere in Comune che ci permettesse di tenere alla vecchia politica il fiato sul collo. Invece il Comune lo abbiamo preso. Per anni al meet-up del venerdì non eravamo mai più di sette o otto, da tutti i paesi della Riviera. Durante la campagna elettorale siamo saliti a 15, poi a 90. Ora siamo anche 200. Eppure è stato difficilissimo formare la lista. Volevamo trovare 24 persone. Alla fine, rastrellando nei territori vicini e pregando in ginocchio alcuni amici, siamo riusciti ad arrivare a malapena a 17 (numero limite legale più uno). Ci hanno aiutato i gruppi del Movimento dei paesi vicini. Sergio Gallo, che è consigliere a Campolongo Maggiore e aveva quindi già un po’ di conoscenza della macchina amministrativa; Gilberto Boscolo di Chioggia e Andrea Danieletto di Vigonovo. E altri ancora. Quando facevamo i banchetti in piazza la gente ci diceva che i voti per noi erano “buttati”, “sprecati”, “inutili”, che danneggiavamo “i partiti veri” o che eravamo una “lista civetta”. Ancora non mi capacito del risultato che abbiamo ottenuto».
Un trattore passa di fronte al Municipio di Mira, vicino al ponte girevole
Andrea Pesce – o Andy Fish, che dir si voglia – sa che la rivoluzione è solo all’inizio. «Abbiamo impiantato un seme. Non diciamo dove lo abbiamo messo, se no ci dicono che siamo volgari… Non siamo volponi della politica, ma neanche sprovveduti. Cerchiamo di mettere in giunta gente coi controcurriculum. La vera novità sono i gruppi che stiamo creando per supportare i cinque assessori, non più uomini soli al comando, ma terminali di un lavoro collettivo dal basso. Dobbiamo tornare alla partecipazione. Quando c’era il Pci tutti lavoravano per il partito perché dava un senso di appartenenza. Io non mi sono mai occupato di partiti, ma ricordo bene quando facevano la festa dell’Unità davanti a casa mia. Sono un artigiano edile. Ho una piccola impresa di imbiancature e cartongessi. Anche mio padre faceva lo stesso. E, per il periodo della festa, prestava le impalcature al partito. Su in cima ci montavano la falce e martello. Di notte, illuminata con un faro, sembrava qualcosa di magico, di sacro. Nel movimento 5 Stelle ci rivedo molto di quel senso di appartenenza. Anche se ora c’è tutta la questione di internet. Che è molto difficile da spiegare. Nel Comune di Mira abbiamo grossi problemi di connessione, in molte frazioni manca l’Adsl e in barena non funzionano neppure i telefonini. Ma siamo andati così bene… Facebook ci ha permesso di far esplodere la partecipazione, di creare una bella catena di Sant’Antonio. Ora abbiamo progetti ambiziosi per lo sviluppo di internet e nel giro di tre anni vorremmo dotare tutti della posta elettronica certificata per migliorare i servizi alla cittadinanza. Intanto, abbiamo, come promesso, iniziato a trasmettere in diretta i consigli comunali e poi, il giorno dopo, li carichiamo pure su Youtube». Se volete, potete guardare qui il primo storico consiglio mirese online, del 7 giugno scorso. Ma mettetevi comodi, dura 3 ore, 40 minuti e 53 secondi:
Pesce è sposato e ha una bambina di 6 anni («sono nel Movimento 5 Stelle al 90% per lei; per farle immaginare un futuro diverso»). «Dobbiamo cambiare in profondità il modo di pensare», dice. «Una volta c’era il lavoro sicuro alla Montedison o alla Mira Lanza. L’operaio qui stava bene. Aveva la macchina, la casa, la lavatrice. E grazie ai turni, poteva pure organizzarsi per il doppio lavoro. Il partito gestiva il potere e si rafforzava sempre più in una delle sue poche roccaforti in Veneto. Ora quel modello non regge più. Dal “Ti voto, fai tu” dobbiamo passare al “Ti voto e facciamo”. Da quando abbiamo vinto, ricevo un sacco di telefonate: “Ora che siete saliti al Comune, ci sarebbe un posto per mio figlio?” No, questa mentalità deve cambiare, o il nostro sforzo sarà stato inutile».
La storica fabbrica della Mira Lanza, ora di proprietà della Reckitt Benckiser