Ha spiazzato tutto e tutti. Perché lui vuole andare oltre i partiti. «La mia non è un autocandidatura. È un movimento spontaneo di gente vera che mette la propria faccia e il proprio nome». Lui si chiama Rosario Crocetta, oggi è europarlamentare indipendente del Pd, e si è già candidato alla presidenza della regione siciliana per le elezioni dell’ottobre prossimo. «In Sicilia ci vuole un cambiamento radicale come quello che ho già fatto a Gela quando ero sindaco, dove una città che era simbolo internazionale della mafia è diventata il simbolo dell’antiracket».
Ma chi è Rosario Crocetta? Omosessuale dichiarato, si definisce “liberal-rivoluzionario”, e chi lo conosce racconta a Linkiesta che «è sempre stato un personaggio esterno ai partiti ma allo stesso tempo un uomo di partito». Nasce nella Figc ma anche lì «aveva posizioni di apertura, pararadicali, ma era anche cattolico», dice a a Linkiesta un ex dirigente del Pci. «Poi confluisce nel Pci ma non entrò mai nel Pds, né tanto meno nei Ds». I primi passi nelle istituzioni li inizia a muovere quando nella metà degli anni ’90, diventa assessore alla cultura per il comune di Gela. Nel 2000 si iscrive al Pdci di Armando Cossutta.
Ma è il 2002 l’anno della svolta. Si candida a sindaco di Gela «per l’alleanza di centrosinistra». «In un primo momento risulta eletto il candidato del centrodestra Giovanni Scaglione, con un margine esiguo, 197 voti in più rispetto al candidato dell’Ulivo. In seguito Crocetta farà ricorso e nel 2003 il giudice del Tribunale amministrativo regionale della Sicilia farà effettuare un nuovo spoglio nel quale risulteranno 307 voti di vantaggio a favore di Crocetta che verrà così proclamato primo cittadino, accertando la presenza di irregolarità e illeciti nella tornata elettorale».
Diventato sindaco, il biglietto da visita fu il seguente:«Da oggi le gare d’appalto non avverranno più nel segreto di una stanza ma davanti a carabinieri e polizia». Viene rieletto cinque anni con percentuali bulgare: il 64.8% dei voti. «Una assoluta anomalia nel panorama politico siciliano», scriveva Claudia Fusani su Repubblica. Quel giorno, era il 14 maggio del 2007, il primo a congratularsi fu Franco Grillini, presidente dell’Arcigay:«La vittoria di Crocetta è un messaggio di valore nazionale: significa che la lotta alla mafia, se fatta seriamente, ottiene il consenso popolare e vince». E Crocetta gli faceva eco:«Io dico sempre che la mafia mi deve denunciare per mobbing: ho licenziato la moglie del boss che lavorava qui in Comune; ho licenziato anche qualcun altro – non pochi direi – perchè vicinini, posso usare questa espressione? Ho cacciato, dopo averlo denunciato, uno che all’inizio, nel 2003, aveva provato a denunciarmi».
Il doppio mandato come sindaco di Gela l’ha fatto diventare un’icona dell’antimafia. Nel 2009 il “sindaco antimafia” si candidò alle Europee fra le fila del Pd. «Fu un successo, anche se Franceschini, che a quel tempo ero segretario del Pd, non avrebbe voluto candidarlo», racconta a Linkiesta un democratico. Qual è la verità? «Dentro non è mai stato popolare. Lui è a cavallo fra il grillismo, il populismo di sinistra, e gli apparati. Perciò non piace al Pd». «Ma oggi, in epoca di Grillo è uno che può interpretare quel fenomeno». Come «sindaco è stato più di immagine, e poco di realizzazione», però piace a Confindustria Sicilia, all’Mpa di Raffaele Lombardo, a Fli, e anche il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso è rimasto suggestionato dal suo endorsement in vista delle regionali della primavera prossima:«E comunque – qui avete un candidato, che è Rosario Crocetta . Quindi se se c’è già lui, io che vado a fare». E «il Pd – dice il deputato regionale Lillo Speziale – farebbe bene a valutare la sua candidatura. Non capisco perché il Pd non lo debba fare».
Ma Crocetta non vuole che nessuno gli metta il cappello sopra. «Sono l’unico candidato della società civile», spiega. «La mia candidatura è nella coscienza civile dei siciliani. Ho già raccolta 20mila adesioni su Facebook. È nata in rete, ma si aggregheranno in tanti: ci saranno pezzi di Pd, società civile, studenti, giovani, associazioni anti-racket. La gente mi ferma per strada, vuole che io scenda in campo». Ma «se il centrosinistra vuol fare un candidato democratico faccia le primarie». Primarie che al momento sembrano lontane:«Per una questione di volontà, non per una questione di tempo», fa sapere a Linkiesta una fonte democratica. «Il Pd siciliano segue gli input romani: accordo Pd-Udc, che in Sicilia potrebbe portare alla candidatura di Gianpiero D’Alia». Ma Crocetta non ci sta:«Sarebbe paradossale che a Roma si discute di un accordo con l’Udc, Bersani fa le primarie per la sua candidatura, e quindi non capisco perché ciò che è valido per il supersegretario non possa essere valido per noi poveretti figli di operai e persone normali, diventati deputati per caso». E in questo momento «serve, insomma, una rivoluzione che si basi su uno scatto di dignità. E io sono davvero un rivoluzionario». Ci riuscirà il «Vendola di Sicilia»?