Stabilizzare l’eurozona. È questo il più ambizioso obiettivo dell’Europa nel breve termine. Dopo il Consiglio europeo della scorsa settimana alcuni passi verso l’unione bancaria, preludio di una maggiore integrazione comunitaria, sono stati fatti. Il più importante di questi, la supervisione centralizzata sul sistema bancario, è servito da volano per far riprendere un minimo di fiducia negli investitori. Ma la strada è ancora lunga. Sarà quindi la Banca centrale europea (Bce) a fare nuovamente gli straordinari.
Non sono bastate le due operazioni di rifinanziamento a lungo termine (Long-Term refinancing operation, o Ltro). Le linee di credito aperte per 1.030 miliardi di euro fra dicembre e febbraio hanno dato respiro, ma ora è necessario un altro sforzo per la Bce. La fiducia mancante negli investitori deve essere ristorata ed è quindi possibile che l’istituzione monetaria di Mario Draghi tagli il costo del tasso di rifinanziamento, ora all’1%, in modo da fornire un’altra possibilità per accedere al credito. E non è nemmeno da escludere una nuova serie di swap fra le principali banche centrali mondiali (Bce, Bank of Canada, Bank of England, Federal Reserve, Bank of Japan e Swiss National Bank) per evitare che la recessione europea possa peggiorare.
«Le condizioni in cui si sta muovendo l’economia europea non permettono tentennamenti». Questo è ciò che hanno rimarcato gli analisti di Société Générale, che lo scorso 25 giugno, cioè ancora prima del Consiglio europeo, hanno detto di attendersi un taglio dei tassi d’interesse dall’Eurotower. «La recessione sarà significativa e la situazione del credito è in deterioramento. Pertanto, per evitare shock, è possibile che la Bce decida di optare per un taglio di 50 punti base al costo del denaro», ha scritto James Nixon, capo economista per l’Europa di SocGen.
Più moderate sono le attese di Goldman Sachs, Bank of America-Merrill Lynch e Morgan Stanley. Per la banca di Lloyd Blankfein la Bce nella prossima riunione del Consiglio direttivo deciderà per un taglio al tasso di rifinanziamento di 25 punti base. «Sarà il preludio per un ulteriore taglio fra novembre e gennaio nel caso non ci siano sbocchi positivi per la crisi dell’eurozona», spiegano gli economisti di Goldman Sachs. Stesso discorso per BofA-Merrill Lynch, che vede anch’essa un taglio di 25 punti base, seguito da un altra riduzione prima della fine dell’anno. Sebbene il numero uno della Bce abbia ricordato anche nell’ultima riunione che «la liquidità non è mai stato un problema». Eppure, il rischio di un peggioramento delle condizioni creditizie fa paura. «Le imprese hanno bisogno di nuove risorse, complice la costante flessione degli indici Pmi (Purchasing managers’ index)», hanno sottolineato gli analisti della banca americana. Sulla stessa linea d’onda Morgan Stanley: 25 punti base di taglio sul tasso di rifinanziamento. Ma per il colosso guidato da James Gorman prevede anche un taglio di 15 punti base anche al tasso di deposito, attualmente allo 0,25 per cento. Fra tutti i big dell’universo bancario mondiale, solo UBS afferma che la Bce manterrà invariati i tassi.
Per ora i mercati finanziari hanno reagito in modo positivo al Consiglio europeo. I problemi non mancano, ma c’è la voglia di dare fiducia. «La crisi c’è ancora, è sempre grave e le possibilità che si possa avverare le scenario peggiore, quello del collasso dell’euro, non sono ancora ridotte a zero», spiega Lombard Street Research. Ma c’è un pizzico di ottimismo: «L’importante è che si prendesse tempo, ora serve che questo tempo non sia sprecato e la Bce può essere utile, perché è l’unica entità europea che è capace di donare la fiducia agli investitori».
Sebbene non sia in agenda, è possibile che si discuta la possibilità di un terzo round di Ltro. Secondo la banca anglo-asiatica HSBC «entro la fine dell’anno» arriverà una nuova operazione di rifinanziamento a lungo termine. «Sarà utile per prendere tempo in vista dell’attivazione operativa del fondo salva-Stati permanente European stability mechanism (Esm, ndr)», spiegano gli economisti. Draghi nell’ultimo mese ha ribadito che la Bce farà quanto necessario per sostenere gli istituti di credito se necessario. Anche a costo di aprire di nuovo i cordoni della borsa e prendersi altri rischi.