Mario Monti sulla questione siciliana ha battuto un colpo, e ha fatto bene. Le dimissioni di Raffaele Lombardo, promesse da mesi e non ancora mantenute, hanno fatto da sottofondo alle ultime settimane costellate di nomine, tantativi di assunzioni di precari regionali a decine di migliaia. Tutte firmate, naturalmente, da Raffaele Lombardo e dalla sua giunta, sostenuta in Sicilia da Pdl Forza Italia e centristi lungo gli anni.
Oggi, forse sull’onda lunga (e salutare) della spending review e della pressione sui conti della Regione a statuto speciale che rischia il tracollo, Mario Monti ha preso carta e penna e ha scritto a Raffaele Lombardo, chiedendo anzitutto se le annunciate dimissioni entro il 31 luglio saranno mantenute perchè le “eventuali decisioni” (vale a dire un commissariamento, da realizzare evidentemente al più presto) del governo non potranno non essere commisurate alla situazione politica del momento.
Ecco. Monti ha fatto bene. Ha preso in mano una questione spinosa e secolare (anche forte della debolezza politica di Lombardo e delle sue annunciate dimissioni, certo) e ha spinto sull’accelleratore di scelte non oltre rinviabili. Ha preso in mano condecisione e piglio una situazione che lungamente era stata lasciata degenerare e – chissà – forse ha voluto anche mandare un segnale al suo predecessore che in Sicilia, proprio in quella Sicilia, aveva costruito un suo feudo: alla faccia del voto degli imprenditori e dei ceti produttivi del Nord. Lo ha fatto – è il caso di notarlo – mentre la Lega è faticosamente alla ricerca di se stessa e all’opposizione.
Ecco, lo diciamo chiaramente: questo tipo di azioni ci piacciono. Le condividiamo perchè mostrano la giusta coscienza di un governo di iniquità e sprechi non oltre tollerabili. Perchè danno il senso di una giusta direzione e perchè realizzano un principio di spending review non indiscriminato e lineare, ma che va a colpire le situazioni più apertamente fuori controllo. Ci piace, infine, perchè è un’azione da politico che, se confermata e perseguita, non ha timore dello scontro su questioni fondamentali: se un pezzo di paese spende male e produce poco (sul modello greco), non può pagarlo chi è invece in linea con la Germania.
A questo punto, ci resta solo un augurio e uno sprone: professor Monti, vada avanti così. Tiri dritto e non si fermi per le minaccie e le perplessità di qualche politico da prima Repubblica arrivato indenne alla terza. Non si preoccupi di chi sta perdendo clientele, peso e voti. Quello che ha fatto in Sicilia, lo faccia anche a Roma e là dove serve. Fa bene al Paese che non ha certo soldi da buttare. Ma, soprattutto, fa bene a un Paese che, di fronte a una politica che fa, avrà meno voglia di guardare al passato e di credere a chi già tanto ha promesso – invano – una “politica del fare”, lasciando tutte le Sicilie d’Italia ai vari Lombardo.
Per saperne di più sulla gestione delle casse della Regione Sicilia, leggi il blog “Laboratorio Sicilia” di Giuseppe Alberto Falci
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