La spending review in Campania: via le auto blu. E De Mita?

La spending review in Campania: via le auto blu. E De Mita?

Campania zero. Per una volta quel numero non è un voto assegnato in maniera severa a una regione del Sud. Anzi. Quel numero vuol dire zero privilegi, ai quali da oggi dovranno rinunciare consiglieri, assessori e dirigenti regionali della Campania. Il pacchetto di norme anticasta, votato all’unanimità dal Consiglio regionale, prevede un taglio netto a tutte le auto blu a disposizione degli amministratori, compresi i manager di società e agenzie, asl e ospedali, eccetto quelle del governatore Stefano Caldoro e del presidente del Consiglio regionale Paolo Romano. Basta sprechi, stop. La festa è finita. È dal 2010, anno della sua elezione, che il presidente Caldoro ripete queste parole alla sua maggioranza. Ad ascoltarlo è stata anche l’opposizione, Partito democratico in testa, che ha permesso di approvare il documento all’unanimità, con il voto di 46 consiglieri.

Nella regione del buco nei conti della sanità (circa dieci miliardi di euro di debiti) e dei trasporti, la spending review toccherà anche le tasche dei privilegiati. Non solo dovranno usare la propria auto per i trasferimenti, ma dovranno rinunciare anche ai rimborsi per le spese telefoniche. E ad agosto, quando uffici e segreterie resteranno chiusi, non percepiranno alcuna indennità di funzione. La legge taglia-sprechi colpisce anche le consulenze esterne: resisteranno soltanto quelle fornite a titolo gratuito o, comunque, quelle strettamente indispensabili.

Il primato su cui punta la Campania è quello di essere la prima regione “deautobluizzata” d’Italia, dopo aver avuto il record negativo di regione con il maggior numero di auto a disposizione dei politici. Il dato è emerso nel 2011 dal monitoraggio sul parco vetture promosso dall’ex ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta. Due anni fa la Regione Campania aveva in dotazione circa 230 auto blu, seconda solo al Piemonte (270) tra le regioni a statuto ordinario. Le auto blu erano divise tra quelle di rappresentanza e quelle di servizio, alle quali si aggiungevano le auto grigie a disposizione degli uffici.

Già un anno fa il presidente Caldoro aveva annunciato una riduzione del 30% delle auto di servizio e di rappresentanza. A distanza di dodici mesi è arrivata una misura ancora più drastica. Il motivo dell’accelerazione sta nel fatto che probabilmente a breve la Regione non sarebbe stata più in grado di pagare la benzina per far muovere quelle berline, così come è avvenuto di recente in Provincia di Napoli. I contratti di noleggio non saranno rinnovati alla scadenza, mentre per le vetture di proprietà della Regione entro novanta giorni sarà pubblicato un bando per la dismissione.

Assieme alle auto blu, gli amministratori regionali dovranno rinunciare a un altro privilegio: la possibilità di far nominare i parenti più stretti. L’articolo 4 della legge “Campania zero”, infatti, dice che se sei padre, figlio o nipote di un consigliere o assessore in carica, ossia “parente in linea retta ascendente o discendente”, puoi scordarti il posto da amministratore o revisore dei conti di una società partecipata o di capo dipartimento dello stesso ente.

Accesso negato anche ai parlamentari italiani e europei, assessori e consiglieri provinciali e comunali, sindaci, presidenti di province, presidenti e assessori di comunità montane. Sono stati salvati dalla legge antiparentopoli sia fratelli e cugini (parenti collaterali) che i coniugi. L’Aula ha bocciato un emendamento del consigliere regionale de La Destra, Carlo Aveta, che intendeva estendere l’incompatibilità fino al quarto grado di parentela.

E i consiglieri come l’hanno presa? Bene a giudicare dai sorrisi a fine seduta e dalle dichiarazioni bipartisan di grande soddisfazione. “Se la Sicilia avesse avuto Caldoro anziché Lombardo, non sarebbe in stato di pre-fallimento”: le parole del capogruppo del Pdl, Fulvio Martusciello, la dicono lunga sull’agonismo che mette in campo la Regione Campania in tema di spending review. Nella lotta per non retrocedere non c’è spazio per il fair play nei confronti di un’altra regione del Sud sull’orlo del baratro.

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