Per Goldman Sachs l’Italia non è spacciata. Ma la Borsa soffre

Per Goldman Sachs l’Italia non è spacciata. Ma la Borsa soffre

Ormai è la prassi. Lo spread fra Btp e Bund sale, gli indici di Piazza affari scendono e gli investitori continuano a chiedersi quale sia la reale sostenibilità del debito pubblico italiano e quanto sia solida l’eurozona. Altra settimana, altre perdite per la Borsa di Milano, con il Ftse Mib, il principale indice azionario di Borsa italiana, in flessione di quasi due punti percentuali. La recessione italiana accelera, ma arrivano anche due segnali positivi: l’asta di titoli di Stato di stamattina e un giudizio di Goldman Sachs, che non ritiene che l’Italia sarà il primo Paese a chiedere aiuto al meccanismo anti-spread.

Il timore di un peggioramento dell’economia globale, il gigantesco piano di austerity della Spagna, lo stallo politico nella zona euro, l’incertezza sui meccanismi di uscita dalla crisi, nuovi territori di politica monetaria per la Banca centrale europea. Le ragioni della brutta seduta azionaria di oggi sono molte. Prima il direttore generale del Fondo monetario internazionale (Fmi), Christine Lagarde, ha lanciato un allarme sul futuro dell’economia mondiale, rimarcando che le previsioni di primavera saranno riviste al ribasso in autunno. Poi, il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha dichiarato che il Pil italiano si contrarrà del 2,4% nel 2012. Ma non solo. Come ha spiegato Klaas Knot, membro del Consiglio direttivo della Bce, gli spazi di manovra dell’istituzione di Francoforte sono ancora ampi. «È possibile anche portare il tasso di rifinanziamento sotto quota 0,75%, se ce ne dovesse essere l’esigenza», ha detto, sottolineando che l’obiettivo principe della Bce rimane la stabilità dei prezzi.

A metà seduta, commentando l’andamento del Ftse Mib un trader di Société Générale ha detto: «Beh, pensavo peggio. Per molti l’euforia dell’ultimo Consiglio europeo è durata circa due ore». Del resto, guardando la dinamica della dialettica fra i leader europei, l’ottimismo non è di casa nella zona euro. Il ministro tedesco dell’Economia Philipp Rösler, ancora una volta, ha detto che «la Germania non ha una forza infinita». Parole che sono state pronunciate anche dal cancelliere tedesco Angela Merkel in più di un’occasione negli ultimi due mesi.

In aumento sono stati i rendimenti dei titoli di Stato decennali italiani. Il tasso d’interesse sul mercato obbligazionario secondario dei Btp ha infatti sfiorato ancora il 6,00% di rendimento, dopo le contrazioni dei giorni scorsi. In crescita anche lo spread, cioè il differenziale di rendimento fra i Btp e i Bund tedeschi, che a fine giornata si era fermato a quota 466 punti base. In calo per tutta la seduta invece i Credit default swap (Cds), i derivati che fungono da assicurazione contro il default, scesi sotto quota 500 e risaliti sopra questo livello solo nel finale. 

La nota positiva di giornata arriva dall’asta di titoli di Stato che il Tesoro italiano ha condotto in mattinata. In collocamento andavano 7,5 miliardi di euro di Buoni ordinari del Tesoro (Bot) con scadenza annuale. Il rendimento promesso è stato del 2,697%, in netto calo rispetto al 3,972% fatto registrare in giugno. In calo, tuttavia, anche il bid-to-cover, ovvero la domanda dei bond, sceso a quota 1,546 dal precedente 1,73. Come spiegano diversi operatori sui bond governativi, il buon esito è da imputare all’ultima mossa della Banca centrale europea. «Con la riduzione a 0% del tasso dei depositi overnight presso la Bce, gli investitori hanno naturalmente più liquidità e preferiscono andare verso i titoli di Stato, magari anche chiedendo meno nelle aste dei bond», spiega a Linkiesta il trader di SocGen. Del resto, il presidente della Bce Mario Draghi ha cancellato la profittabilità dei depositi presso l’Eurotower proprio per questo motivo. «Un aiuto silenzioso per scongelare il mercato interbancario», è stato definito dal Wall Street Journal. E le prime impressioni lo confermano.

Sebbene la situazione italiana sia ancora fra le più intricate, secondo Goldman Sachs il 2012 non sarà l’anno che vedrà la capitolazione dell’Italia. «Non crediamo che sia l’Italia il primo Paese a chiedere l’utilizzo del meccanismo anti-spread», hanno spiegato ieri gli strategist della banca americana in una nota. Nella sostanza non sono ancora chiari i dettagli tecnici sull’introduzione del fondo salva-Stati permanente European stability mechanism (Esm), che avrà una dotazione da 500 miliardi di euro e potrà agire sui mercati obbligazionari, primario (aste dirette del Tesoro) o secondario (negoziazione fra operatori). Ma soprattutto, non è chiara la tempistica. Con la velocità con cui sta correndo la crisi, la questione più importante è infatti capire che se e come verranno adottati strumenti per evitare il collasso, in vista di una maggiore integrazione europea. Uno scenario, quest’ultimo, che sembra essere l’unico possibile razionalmente. Ancora oggi Draghi ha spiegato che «l’euro è irreversibile». Sempre più investitori, tuttavia, credono l’esatto contrario.  

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