Ieri il consiglio di amministrazione di Premafin, la holding che controlla Fondiaria-Sai, ha dato il via libera all’ingresso di Unipol nel capitale. Il potere di firma sull’operazione per conto della società a monte dell’ormai ex galassia dei Ligresti è stato affidato al direttore generale Andrea Novarese. Ieri il consiglio di amministrazione ha anche espresso le sue osservazioni in merito alla relazione di Alessandro Della Chà, il curatore fallimentare dei trust off-shore e delle holding immobiliari della famiglia Ligresti. Secondo i consiglieri Premafin, il piano di Sator e Palladio non solo valorizzerebbe le quote Fonsai in bilancio al di sotto di 2,8 euro per azione, soglia sotto la quale il patrimonio netto della holding al 35% della compagnia assicurativa risulterebbe negativo, rispetto ai 3,6 euro di Unipol, ma anche scenderebbe post aumento al 15-25% della compagnia assicurativa, rispetto al 20% garantito da Unipol.
Alla luce della guerra di valutazioni sulla compagnia, Linkiesta propone nella sezione “scelti per voi” questo contributo a cura di Altroconsumo.
Unipol-Fonsai: un’operazione di concentrazione che non promette nulla di buono per i consumatori, dal punto di vista sia della concorrenza sui prezzi delle polizze, sia del prevedibile andamento dei titoli delle imprese coinvolte e oggi nelle mani di tanti piccoli risparmiatori.
Nei rami danni, in particolare rc auto, il nuovo Gruppo coprirà oltre il 30% del mercato nei tre/quarti delle province italiane e addirittura oltre il 40% in 22 di esse. In alcuni rami, compreso l’rc auto, il nuovo Gruppo sarà il primo operatore in Italia con quote di mercato più che doppie rispetto al secondo. Gli interventi di dimagrimento doverosamente imposti dall’Antitrust attraverso l’obbligo di cessione di rami da parte di alcune delle imprese controllate attenuerà ma non muterà questo scenario.
«È difficile pensare che due grandi imprese, già oggi ai vertici del mercato assicurativo e che non si sono mai distinte per competitività, diventino più virtuose mettendosi insieme», ha commentato Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo. «Anzi, lo scopo della concentrazione è proprio quello, ovviamente, di mantenere – se non accrescere – le dimensioni attuali, consentite purtroppo dalla ancora scarsa mobilità dei consumatori.
La concorrenza nel settore assicurativo crescerà quando entreranno in scena nuovi soggetti, meglio se provenienti da altri Paesi, che finora si sono tenuti spesso lontani dall’Italia. A questo fine è indispensabile che le reti distributive, attraverso le quali passa tuttora l’85% delle polizze danni, restino aperte non solo sulla carta ma anche nei fatti» ha concluso Martinello.
Altrettanto fosche le prospettive per i risparmiatori. Nei guai, oltre agli azionisti Premafin e Fonsai, ci si troveranno probabilmente anche quelli di Unipol. «Le società del gruppo Ligresti sono virtualmente fallite» ha commentato Vincenzo Somma, direttore Soldi Sette; «un paio lo sono anche formalmente – in quanto i padroni, affetti da fame atavica, le hanno spolpate per anni. Senza ritegno, con la connivenza sia di chi doveva controllare che della politica che occupava, ben retribuita, gli scranni dei consigli di amministrazione del gruppo. Gli azionisti Premafin e Fonsai scappino con quel poco che ancora resta loro. Finché qualcosa resta» conclude Somma.
Anche gli assicurati del gruppo Fondiaria Sai farebbero meglio ad andarsene a gambe levate. Anni di appostazioni a riserva insufficienti – così dicono le indagini – mettono a rischio pure i rimborsi per i sinistri. Con la fusione, la malattia rischia di contagiare pure il polo bancario/assicurativo rosso.
Contributo originariamente pubblicato su Altroconsumo.