Soldi ai giornalisti per essere intervistati nelle tv locali. Sta creando scalpore in Emilia Romagna la vicenda che ha coinvolto il consiglio regionale, dove i gruppi del Movimento 5 Stelle, Lega Nord, Pdl, Udc e Sel sono stati accusati di usare fondi pubblici per andare in televisione a farsi intervistare. Il Partito Democratico attacca. Ma c’è chi, come Stefano Fantinelli, segretario provinciale a Ravenna e addetto stampa in regione, si oppone parlando di «fatto assolutamente normale» dovuto anche alla situazione della regione emiliana, dove i democratici hanno il monopolio dell’informazione.
Matteo Richetti, presidente del consiglio regionale dell’Emilia Romagna, Partito Democratico, ha definito «immorale» il pagamento di spazi a pagamento sulle tv regionali?
Tutti i gruppi consiliari hanno a disposizione fondi da utilizzare per le attività istituzionali e definire immorale il pagamento di spazi sulle tv regionali non mi sembra corretto. Il lavoro di un consigliere oltre l’attività di Commissione, di Aula, dove si cerca di apportare modifiche all’attività legislativa della Regione, comprende anche mettere a conoscenza degli abitanti Emiliano Romagnoli dell’attività svolta.
Il Pd è l’unico partito che non compare tra quelli che hanno pagato per andare in tv
Il partito di maggioranza ha meno bisogno della minoranza di acquistare spazi televisivi, vista la sua alta presenza in qualità di amministratori sia a livello regionale, provinciale e comunale. Durante i Tg, i servizi di approfondimento e tutte quelle fasi riservate agli organi istituzionali. Come vediamo anche a livello nazionale l’informazione tende a privilegiare chi amministra rispetto a chi fa opposizione.
Ma davvero non c’era altro modo per andare in televisione o per comunicare le vostre iniziative?
La televisione rimane ancora il mezzo di comunicazione di massa che entra nelle case di tutti. Detto questo, la comunicazione deve essere a 360° quindi deve comprendere la carta stampata, le radio, il web, i social media e cerchiamo di utilizzarli tutti questi mezzi.
Insomma il Pd ci va lo stesso in televisione
Il Partito Democratico, in particolare in Emilia Romagna, ha una rete di informazione ben radicata sul territorio, dovuta all’alto consenso maturato in tutti questi anni. A partire dai circoli, giornaletti locali fino ad arrivare ad una televisione di proprietà sul web: hanno una copertura del territorio che per mezzi e finanze è irraggiungibile.
L’Emilia Romagna fa storia a sè
Mi ripeto, l’amministrare e quindi l’aver raccolto il consenso dal dopoguerra fino ad adesso senza interruzione di sorta ha reso l’Emilia-Romagna una Regione che può avere similitudini solo nella rossa Toscana. Il sistema di Cooperative cresciuto in questi anni all’ombra di questo predominio assoluto della sinistra ha creato una sorta di monopolio dell’informazione che ha, nella stragrande maggioranza, “simpatie” verso il centro sinistra ed il Pd ne rappresenta la maggioranza di questo schieramento.
Ma i giornalisti come vi chiedevano di partecipare a queste interviste? Si parla di cifre tra i 200 e i mille euro.
Non so se ci siano stati contatti diretti coi giornalisti che poi eseguivano le interviste, oppure era lasciato a marketing la proposta di spazi. Certamente dopo le prime volte si instaura un rapporto col giornalista che può portare a dialogare con lui anche per il rinnovo delle convenzioni.
Secondo la stessa Aser, il sindacato regionale dei giornalisti, c’è un problema di «comunicazione» in regione
Non a caso l’Aser ha aperto una inchiesta al suo interno sui fatti in questione, che sono sicuramente di rilevanza più giornalistica che politica, per quello che riguarda le trasmissioni a pagamento.