Palermo rischia il default, Orlando si scaglia contro la spending review

Palermo rischia il default, Orlando si scaglia contro la spending review

«Io non posso lasciare perché ho un impegno assunto con gli elettori. Io sono condannato a restare». Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, risponde così alle dimissioni da vice sindaco e Assessore al Bilancio del generale della Guardia di finanza, Ugo Marchetti.

Siamo a Palazzo delle Aquile, sede del comune del capoluogo siciliano. Sono le 17.30 e i giornalisti attendono l’inizio della conferenza stampa che il sindaco di Palermo e la giunta comunale hanno convocato d’urgenza sulla situazione finanziaria della quinta città d’Italia.

L’incipit del sindaco fa già saggiare i toni: «L’amministrazione comunale era, è e sarà sempre impegnata nel mettere in sicurezza i conti del Comune. Ma oggi», continua Orlando «siamo in presenza di un’operazione verità».

«La situazione economica di Palermo è molto grave», ripete più volte Orlando «ma prima di tutto dobbiamo affrontare le dimissioni del vicesindaco Ugo Marchetti». Il quale in una lunga lettera diffusa quest’oggi dalla stampa locale e indirizzata al “caro Luca” aveva attaccato duramente il quattro volte sindaco di Palermo: «Tu, Luca, il sindaco lo sai fare, lo hai fatto splendidamente nell’altro secolo; spetta ora ancora a te interpretare questo ruolo in tempi nuovi». «Noi ci eravamo riproposti di costituire un esempio di comportamento, un emblema» spiega Marchetti, «l’embrione di una rinnovata terza Repubblica. Queste decisioni e le formule adottate non rispecchiano le nostre originali intenzioni e non me la sento di sostenerle».

Orlando non ci sta ma non intende far polemiche con Marchetti. Semplicemente prende atto della decisione dell’ex assessore, e formula alcune considerazioni sullo stato del capoluogo siciliano. Ammette che sulla situazione finanziaria vi è lo spettro del default, però, tiene a precisare che la responsabilità non è dell’attuale giunta. “Altri” avrebbero potuto agire diversamente, come ad esempio il commissario Latella, che «avrebbe dovuto portare avanti atti più coraggiosi per la messa in sicurezza dei conti. Invece questo non è accaduto».

«Il nostro compito adesso è mettere al riparo il Comune dallo spettro del default con scelte e soluzioni coerenti con quanto annunciato ai cittadini in campagna elettorale, ma noi non faremo macelleria sociale», sottolinea con la stampa presente in sala. «Io mi metto dalla parte dei dipendenti della Gesip che sono 1.800». Orlando non intende toccare i dipendenti delle partecipate, i precari del comuni, ma «paghino coloro che hanno portato Palermo allo sfascio».

La conferenza stampa a Palazzo delle Aquile, sede del comune del capoluogo siciliano

Poi si scaglia contro il governo nazionale. «La complessità e gravità delle partecipate è, sin dall’insediamento della nuova amministrazione, oggetto di un noto, serrato, confronto con il governo nazionale». Al quale Orlando chiede un aiuto anche perché fino ad oggi non ha mai fatto nulla.

Tuttavia ad oggi «non c’è una proposta che riguardi il bilancio di Palermo, che è all’incirca di un miliardo e cento rotti milioni di euro, e in questi annoveriamo solo 11 milioni di euro per gli investimenti. Il comune di Palermo poi l’anno scorso ha ricevuto solo 35mila euro come fondi europei». «L’amministrazione di Palermo», stando ai dati sciorinati da Orlando «ha una spesa strutturale annua di 500 milioni di euro, ovvero metà del bilancio, e il comune di Palermo dovrà farsi carico anche dei tagli della spending review. Compito della giunta sarà quello di approvare entro giovedì, o tutt’al più entro la prossima settimana, il bilancio consuntivo».

Infine il nuovo assessore al bilancio. Orlando consegna le casse del comune di Palermo a Luciano Abbonato, nominato qualche settimana fa direttore generale del Comune, un incarico che sarebbe costato 180 mila euro l’anno. Una nomina sulla quale erano nate le prime frizioni fra il sindaco di Palermo e l’ex assessore Ugo Marchetti. Da più parte la nomina di Abbonato ad assessore al bilancio viene letta come uno “sgarbo” di Orlando a Marchetti. Ma lo stesso Orlando nega: «E’ un tecnico, un esperto, gli ho chiesto di fare un sacrificio e ha detto subito sì». E ovviamente si libera la casella di direttore generale e Orlando intende nominare anche questa volta un esterno: «Lo fanno tutte le città d’Italia. Io, come sindaco della quinta città d’Italia, mi assumo la responsabilità di nominarlo».
 

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter