Sceneggiatori in crisi, il Premio Solinas senza vincitore, “nessuno meritava”

Sceneggiatori in crisi, il Premio Solinas senza vincitore, “nessuno meritava”

Qual è il punto di massima crisi per l’industria dello spettacolo? È quando finiscono i soldi o quando latitano le idee? Per la Siae, nell’anno passato, c’è stato un calo al cinema del 7,02% sui biglietti venduti e del 9,78% sulla spesa al botteghino. Secondo i dati mensili che raccoglie Cinetel sul proprio campione (rappresentativo del 90% del mercato) nel mese di giugno il cinema italiano ha staccato il 50,88% di biglietti in meno (2,7 milioni contro 5,5 milioni del giugno 2011), incassando meno della metà, – 53,12% (16,9 milioni contro 36,1 milioni del giugno 2011). Un “trend negativo” su cui neanche Nanni Moretti potrebbe far nulla, e che va avanti da gennaio, con l’unica eccezione di aprile. Ora sono in crisi anche le storie.

Il Solinas, il più importante premio italiano per la sceneggiatura inedita, ha deciso quest’anno di non far vincere nessuno dei centotrenta progetti pervenuti perché non meritevoli. Non è una provocazione perché il bando di concorso prevede una soluzione del genere, ma la delusione rimane, come recita il comunicato del Premio: «Dopo un’attenta lettura, analisi e discussione dei numerosi progetti presentati, la Giuria del Premio Franco Solinas ha preso la dolorosa decisione di limitarsi a selezionare tre progetti finalisti, senza assegnare a nessun copione il Premio per la migliore sceneggiatura e la Menzione Speciale. Infatti, nonostante i progetti finalisti presentassero alcuni spunti interessanti, una buona qualità di scrittura e potenzialità di racconto, tutti evidenziavano ancora la necessità di un profondo e radicale lavoro di sviluppo per arrivare a quelle caratteristiche di completezza e maturità espressiva che da sempre si chiede ai progetti premiati».

I giurati della 27° edizione (Francesco Cenni, Teresa Ciabatti, Anne Ritta Ciccone, Claudio Cupellini, Caterina D’Amico, Giorgio Fabbri, Giovanni Galavotti, Annamaria Granatello, Guido Iuculano, Marco Martani, Marco Pettenello, Roberto Scarpetti, Francesca Solinas, Monica Zapelli) hanno comunque selezionato tre progetti finalisti “Angelo” di Maria Accardi, Bonifacio Angius e Fabio Bonfanti, “Astro d’autunno” di Frediana Fornari, “Norkoeping” di Antonio Consentino e Emanuela Del Monaco, a cui andranno un borsa di studio di mille euro ciascuno ma non i 12mila euro per la migliore sceneggiatura inedita, né i 3mila per la Menzione Speciale. Ma soprattutto nessun progetto salirà sul podio che per tradizione consolidata dagli anni 90 rappresenta un canale preferenziale per arrivare a fare film in Italia.

Sono oltre 62 i film realizzati a partire da opere premiate e segnalate al Solinas, molti dei quali hanno ottenuto fondi ministeriali, premi e riconoscimenti nei principali festival: “Marrakesh Express”, “I cento passi”, “Santa Maradona”, “La Seconda Volta”, e “L’Uomo in più”, esordio di Paolo Sorrentino e tra i più recenti “La doppia ora”, “Dieci inverni” e “Una vita tranquilla”.

Per Annamaria Granatello, direttore artistico del Premio Solinas è «Una scelta inevitabile in una fase delicata per il cinema italiano che vede una forte riduzione delle risorse e una incertezza di prospettive che evidentemente impatta anche sulla consapevolezza e l‘originalità creativa. Piuttosto che assecondare un livello troppo basso per le potenzialità e il talento insiti nel cinema italiano, preferiamo cogliere questa decisione della Giuria come un segnale per aprire una riflessione complessiva sullo stato dell’arte cinematografica in Italia, con particolare riguardo alle condizioni necessarie per stimolare la creatività e sostenere il talento, campo di elezione del lavoro di quasi 30 anni del Premio Solinas».

Se gli esordienti italiani nascono troppo acerbi non è andata meglio per quelle storie made in Italy già finite in platea e di cui si è molto parlato sui giornali e sui media con ampi dibattiti, talvolta anche aspri e con schieramenti ideologici. Come scrive Alessandro Gnocchi su “Il Giornale” il film “ACAB” di Stefano Sollima, il regista della serie tv “Romanzo Criminale”, è stato visto da 452mila spettatori (quasi tre milioni di incasso), “Diaz” di Daniele Vicari ha avuto 304mila spettatori (un milione e 950mila euro d’incasso), “Romanzo di una strage” di Marco Tullio Giordana ha fatto 330mila spettatori (con 2 milioni di euro). L’immaginario politico non paga, nonostante sia difeso strenuamente da un pubblico di nicchia che però non riesce a trascinare la massa. Ma neanche “Terraferma” di Emanuele Crialese, vincitore a Venezia e candidato italiano all’Oscar, è stato premiato dal pubblico: 311mila spettatori per un milione e 696mila euro.

La decisione del Solinas racconta anche quest’impasse di scrittura e fantasia. La cerimonia d’inaugurazione dei giochi di Londra ha rilanciato la questione (non a caso un evento sposato dalla tv): come reagire davanti a una esibizione così ricca e abile di immaginario pop? C’è qualcuno in Italia in grado di tornare a scrivere storie con quella stessa padronanza di cultura popolare, o i nostri film di punta sono destinati a nascere negli archivi e dalle inchieste dei giornali? «Non eravamo il Paese di Fellini e 8e ½?», si è chiesto il produttore e autore tv Gregorio Paolini sul suo blog Glenville.