Ecco UnicaVox, il social network della politica

Ecco UnicaVox, il social network della politica

Riscrivere la politica partendo dal basso, dai cittadini e dalle loro voci, attraverso un mezzo che ci rende tutti un po’ più uguali: internet. È questo l’obiettivo dell’ambizioso progetto Unicavox, un “social network della politica” che vuole diventare un punto di riferimento per il dibattito pubblico italiano. La piattaforma è nata soltanto pochi mesi fa dall’idea di Stefano Boggi ed è l’erede di un breve esperimento risalente al 2010, Politeia, community che permetteva la condivisione delle proprie idee politiche e il confronto con quelle altrui. «Politeia era poco più di un’idea nata dai soci di un piccolo studio di comunicazione», ricorda oggi Boggi. «Ben strutturata, interessante, originale, ma pur sempre un’idea. E tale è rimasta per un periodo fin troppo lungo».

Gli ultimi due anni di altalenanti vicissitudini economico-politiche in Italia hanno riportato in auge l’idea di far nascere un punto di incontro per la costruzione della politica. Ovviamente, partendo dai cittadini. «Il cassetto dei sogni lo ha riaperto la crisi, quella politica e quella economica. La prima ha reso ancora più evidente e preoccupante il dilagare dell’antipolitica in Italia, la seconda ci ha dato qualche cliente in meno e un po’ di tempo libero in più, quanto basta per affrontare un progetto interno. Da Politeia a UnicaVox il passo non è stato breve, ma è servito a raggiungere la prima tappa importante, la creazione di una start-up e la messa online della piattaforma». Ad oggi UnicaVox è composta da diciotto soci. Tra di essi c’è un’internet company, che si occupa degli aspetti tecnici del progetto e che lavorerà sui miglioramenti da fare in base ai primi feedback ricevuti dagli utenti.

Per ora, infatti, il sito è ancora in versione beta. Anzi “in fieri”, per dirla in latino – insieme al greco, la lingua madre della politica. Ma come è nata l’idea di UnicaVox? Secondo Boggi, il progetto è figlio «più di un’esigenza che di un’illuminazione. La politica è da tempo argomento rilevante nello stream dei social network più diffusi, ma con un grande limite. I canali “generalisti” centrano l’attenzione sugli esponenti politici, sui loro account e sulla capacità che hanno di catturare fan e follower. Si torna quindi a parlare di popolarità e la comunicazione tra eletti ed elettori è spesso tutt’altro che bidirezionale. Più che occasioni di confronto diretto, i social network ci sono sembrati solamente nuovi canali per una vecchia propaganda. Ecco, abbiamo pensato a UnicaVox come una piattaforma dove il ruolo centrale è occupato dalle proposte, quelli noi definiamo i “ToDo” della politica».

I ToDo, nel gergo di UnicaVox, sono appunto le proposte concrete di azione che vengono avanzate direttamente dagli utenti. In questo momento, ce ne sono online già più di trecento: i cittadini discutono, valutano, propongono implementazioni e modifiche. Con l’obiettivo di realizzare una proposta attuabile in breve tempo e concretamente. «Qui un qualunque cittadino ha gli stessi strumenti di un esponente politico. Il nostro obiettivo è la vera partecipazione, cercando di raggiungere un nuovo livello rispetto a quello informativo a cui tutti siamo abituati. Il web offre queste potenzialità, speriamo di sfruttarle al meglio e sempre di più». Alla base di tutto, comunque, c’è la collaborazione politica: «È qualcosa che secondo me, in Italia, è sempre venuto a mancare», racconta Stefano. «In particolare negli ultimi anni quando, a partire dalla scomparsa dei voti di preferenza, fino all’affermarsi del concetto di casta, la maggior parte degli italiani si è allontanata dai processi democratici e addirittura dal voto».

Oggi UnicaVox vuole proporre una strada alternativa alla democrazia partecipata, ma senza la presunzione di rappresentare una soluzione definitiva. «Ci piacerebbe fare aumentare nei cittadini la voglia di partecipare alla gestione della “cosa pubblica”», spiega Boggi, secondo cui comunque internet non è pronto a diventare un luogo di “realizzazione politica” a tutti gli effetti: il passaggio da agorà reale ad agorà virtuale non si è ancora compiuto. «Ad oggi siamo ancora fermi all’aspetto informativo, c’è poco confronto con chi governa. Il futuro è raggiungere una vera democrazia partecipata e, in questo, internet offre potenzialità pressoché infinite. Ma mancano gli strumenti adeguati e, con loro, manca la capacità di sfruttarli». UnicaVox, almeno nelle idee del suo fondatore, vorrebbe contribuire a colmare un po’ questo vuoto: «Per ora, speriamo che il nostro diventi un luogo dove crescere politicamente, un grande contenitore di idee innovative e perché no una palestra politica per chi un giorno potrebbe governare. Speriamo che anche UnicaVox, crescendo, possa dare un contributo sensibile a questo passaggio. E un giorno, magari, saremo davvero pronti a parlare di Electronic direct democracy». 

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