«Tutto è bene ciò che finisce bene». È il 15 ottobre del 2010, venerdì. Mentre sui quotidiani si discute del caso delle firme false che hanno accompagnato la candidatura del presidente Roberto Formigoni in regione Lombardia a fine marzo, Alessandro Proto, finanziere e immobiliarista, titolare della Proto Organization, spiega nel dettaglio a un suo stretto collaboratore come deve salutare l’ex assessore alla Sanità lombarda Antonio Simone, dopo averlo incontrato e portato in banca a Lugano. «Alla fine di tutto, quando lo saluta dica questa frase ” tutto è bene ciò che finisce bene”».
Nei giorni in cui sui quotidiani vengono riportati ampi stralci dell’interrogatorio di Gianfranco Mozzali, il factotum della Fondazione Maugeri, che ha ricostruito nel dettaglio il presunto sistema Daccò, Linkiesta è entrata in possesso di una mail che Proto ha inviato a un suo collaboratore per spiegargli come doveva comportarsi con Simone, «lo sponsor» della legge regionale del 2007 sui finanziamenti alle Fondazioni non-profit, in carcere dal 13 aprile scorso. È un messaggio di posta elettronica che racconta molto del rapporto tra chi bazzica il mondo della finanza e quello della politica, in particolare come i primi vedono i secondi.
È una mail, soprattutto, che conferma una volta di più i rapporti che la Proto Organization avrebbe avuto con il governatore Formigoni e con Daccò, dopo che per primo il nostro quotidiano, a metà agosto, aveva sollevato la questione con ben due articoli, durante il Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini. Due indizi fanno una prova, tre una notizia.
Tra le particolarità di quegli ultimi mesi del 2010, c’è che tredici giorni dopo, il 28 ottobre, sul Sole 24 Ore uscì un’intervista proprio a Proto, dove l’immobiliarista milanese spiegava quanto conta la riservatezza nel private equity e nella sua azienda. Riservatezza che due anni più tardi si rivelerà piena di buchi, come ha riportato nei giorni scorsi pure il quotidiano Italia Oggi, raccontando della raffica di licenziamenti che il titolare della Proto Organization ha dovuto apportare nelle ultime settimane per evitare nuove fughe di notizie. «Sono in corso indagini interne per capire cosa sta succedendo», ha spiegato al quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.
Nella mail del 15 ottobre 2010 comunque, quando le indagini sul San Raffaele e la Fondazione Maugeri per i fondi neri della sanità lombarda erano ancora distanti mesi, Proto avvertiva il collaboratore di non poter incontrare di persona proprio Simone. «F. domani ho un appuntamento con un certo Antonio Simone», si legge. «È un pezzo grosso in Italia, si fa per dire, diciamo che lui si ritiene un pezzo grosso ma conta poco, non le dico nient’altro. Io purtroppo domani non posso riceverlo perchè mi hanno comunicato adesso che quel russo che voleva acquistare a Forte dei Marmi viene domani quindi devo andare assolutamente».
Stando alle indiscrezioni apparse su Repubblica e il Fatto Quotidiano sull’interrogatorio secretato di Simone, l’editore del settimanale Tempi sarebbe stato una sorta di punto di riferimento nell’ambito della sanità lombarda e soprattutto per quello che riguardava una decina di ospedali, tra cui il Fatebenefratelli, la Maugeri e il San Giuseppe. Grazie a Simone sarebbe stata soprattutto la Fondazione Maugeri a ricevere delibere molto onerose, come ha ricapitolato questa mattina Repubblica con un pezzo dal titolo: «Quelle quindici delibere generose che fanno tremare Formigoni e Daccò. I finanziamenti della regione alla Maugeri al vaglio dei pm».
Non solo. Secondo la testimonianza ai magistrati di Giancarlo Grenci, titolare della fiduciaria svizzera Norconsulting, conosciuto da Proto come lui stesso ci ha confermato in una replica, Simone sarebbe stato il destinatario di una ingente quantità di denaro. In un interrogatorio del 5 dicembre 2011, Grenci ricostruisce davanti ai pm la rete di società estere di Daccò e racconta di una tangente di 500mila euro. «Mi si chiede» si legge nei verbali riportati da diversi quotidiani «se questi soldi siano finiti ad Antonio Simone e, ripensandoci, mi ricordo che Daccò ci indicò di trasferire quella somma su un conto nominativo di Antonio Simone».
Durante quel 15 ottobre del 2010, Proto si raccomanda molto con il suo collaboratore. «Non posso spostare l’appuntamento con questo Simone perchè viene apposta da Roma. Lo accolga con tutti gli onori del caso, lo faccia sentire importante, sia servizievole anche se vedrà che è un coglione». E poi dopo averlo insultato, spiega: «Questo è l’amico di un certo Daccò poi se ci sarà occasione le dirò chi è. Lo tenga buono. Le presenterà alcuni affari immobiliari, Lei ascolti, prenda nota e basta. Non faccia domande, non chieda niente. Ascolti e prenda nota».
Quindi altre raccomandazioni: «Ho lasciato una busta a Francesca da dare a questo Simone, finito l’appuntamento gliela consegni. Dica solo devo darle questa da parte del Dr Proto. È un politico quindi crede di poter fare e dire cio’ che vuole. Può darsi che Le faccia il nome di Formigoni. Lei non si scomponga. Faccia finta di sapere tutto. Una volta fatto l’appuntamento lo accompagni in banca. Verrà sicuramente su con l’autista, ma si offra lei di accompagnarlo. Alla fine di tutto, quando lo saluta dica questa frase ” tutto è bene ciò che finisce bene” Mi raccomando. Avrà un bonus in più per questo favore. Non ne parli con nessuno. Se dovessero esserci problemi mi chiami subito. Grazie». Insomma, tutto è bene ciò che finisce bene.
La replica di Alessandro Proto:
Tutto quanto riportato nell’articolo è falso