Contro di lui nessuno è ancora sceso in piazza. Nessuno ha ancora gridato alla blasfemia. Nessuno ha bruciato bandiere, o ha preso d’assalto ambasciate. Nessuno gli ha ancora twittato una fatwa, nemmeno con l’hashtag. Eppure Salafi, @ThatSalafi, è la più rovente e seguita satira religiosa dedicata all’Islam che circoli in Twitter.
Come il nome lascia intuire, Salafi è un maldestro (e finto, of course) imam salafita, ovvero osservante di una delle dottrine più conservatrici e tradizionaliste dell’Islam sunnita. Maschilista, omofobo e antilibertario fino al parossismo, la sua missione è quella di fare proselitismo in 140 caratteri, commentando le “diavolerie” del mondo occidentale. Twitta in lingua inglese, ed è seguito da oltre 13mila fan sparsi in giro per il mondo. Nella descrizione del profilo, rivolgendosi alle follower, scrive: «Donne, non seguite me. Seguite vostro marito!». Per lui #FF non sta per “Follow Friday”, ovvero il consiglio del venerdì del profilo da seguire su twitter, ma “Friday Fatwah”, ovvero l’immancabile appuntamento con l’anatema della settimana. Sullo sfondo dell’homepage, la trama bianca e nera di una kefiah. Già così, ce ne sarebbe abbastanza per scatenare l’incidente diplomatico. Ma il meglio (o il peggio, a seconda dei punti di vista) sono proprio i contenuti dei tweet, uno più ironicamente caustico e dissacrante dell’altro. E nonostante i temi molto delicati, la satira è sempre intelligente e arguta, non scivolando mai nel volgare o nello sboccato.
Qualche esempio? Ieri Salafi scriveva: «Avete visto quelle deprecabili immagini sulla rivista francese? Che razza d’uomo non copre sua moglie in pubblico?!», giocando sul doppio senso tra lo scandalo suscitato dalle vignette su Maometto pubblicate dal settimanale satirico Charlie Hebdo e quello sulle foto senza veli di Kate Middleton rubate dal rotocalco Closer.
Ai suoi seguaci dice: «Per favore, smettetela di ritwittarmi. Le interazioni sono peccaminose». O ancora: «Se siete donne o gay, smettetela di seguirmi». Ma allo strano imam piace molto anche parlare di sé e della sua vita privata: «Ho sposato la mia seconda moglie per far ingelosire la prima».Oppure: «Capisci che stai invecchiando quando tua moglie entra nella pubertà». E anche: «Oggi festeggio il 10° anniversario con la mia terza moglie. Finalmente riuscirò a vederle i polsi». O magari: «”Get up, stand up, Stand up for your rights” – Io quando dico a mia moglie di prepararmi la colazione». Sempre a proposito delle numerose consorti che animano il focolare domestico: «Adoro quando le mie mogli litigano per chi deve indossare la fede nuziale». E, quando si fa sera: «Donne, è tardi. È ora che mi prepariate un panino e andiate a letto».
Senza alcun timore di cavalcare l’onda dell’attualità, anche la più “calda”, pochi giorni fa scriveva: «Perché non sono stato invitato alla premiere del film (quello contro maometto, ndr) all’ambasciata statunitense del Cairo?». E poi ancora: «Festa all’ambasciata americana!!! #BYOB (acronimo per “Bring your own beard”, “portare la propria barba”, parodia del consueto “abito scuro” in calce agli inviti che contano, ndr)».
C’è n’è persino per “Call me maybe”, il tormentone di Carly Rae Jepsen che su Youtube sta spopolando in mille e una parodia. Salafi ha pensato a quella “halal”: «Hey, I just warned you. Must be crazy. Here’s my judgement. You’re a slutty lady». Per fortuna gli integralisti snobbano le twitstar.