Mentre Roberto Formigoni continua a strepitare su twitter, in conferenze stampa e via comunicato, il segretario della Lega Nord Roberto Maroni ha trascorso la giornata di mercoledì in tutta tranquillità, tra interviste in radio e appuntamenti in via Bellerio, sede del Carroccio. Stanno in questo doppio binario di «umore», le ultime ore della crisi della regione Lombardia travolta dagli scandali, prossima al voto, ma ancora alle prese con il nodo con cui si arriverà alle elezioni.
L’accordo sulle elezioni in aprile, con la candidatura di un leghista sostenuto dal centrodestra, viene già dato per certo in ambienti di Pdl come in quelli della Lega. Ci sono le schermaglie certo, con il Celeste che chiede di votare subito e non durante l’election day con le politiche, ma a tutti appare ormai evidente che Formigoni stia gestendo una partita interna al partito solo per poter contare politicamente nel futuro.
Del resto il segretario federale leghista ha già incassato l’appoggio dell’amico e segretario Pdl Angelino Alfano, dell’ex ministro della Difesa Ignazio La Russa («Si può votare a febbraio» uno scivolo per aprile ndA) e persino quello di Silvio Berlusconi, il presidente di un partito in disfacimento, che ieri mattina però ha regalato ai quotidiani un retroscena che ha seppellito le speranze del Celeste: «Per Berlusconi è meglio se al Pirellone ci va Maroni», come titolava il Giornale di famiglia.
Schegge di una trattativa che non ancora visto la parola fine, ma che – si spiega in ambienti milanesi – potrebbe essere solo «rovinata» da una candidatura di Gabriele Albertini, l’europarlamentare pidiellino che piace al mondo delle industrie e che vorrebbe coinvolgere nella sua battaglia il Terzo Polo di Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini. Per questo motivo la Lega Nord lo teme. E Matteo Salvini, segretario lombardo, proprio ieri ha detto di non voler avere più niente a che fare con lui.
Del resto il Cavaliere – persa Milano nel 2011 con la vittoria di Giuliano Pisapia – ha capito che l’alleanza con i leghisti è l’ultimo appiglio per poter contare ancora sul territorio lombardo, regione con il Pil più altro in Italia, tra salotti buoni della finanza meneghina, fondazioni bancarie, la sanità, infrastrutture e appalti in vista dell’Expo 2015, le piccole e medie imprese di provincia. Non appena sarà caduto Formigoni il tessuto economico politico che in questi anni è stato gestito dalla Compagnia delle Opere dovrà incominciare un ricambio quasi inevitabile. Non sarà una demolizione immediata, ma comunque si farà sentire nei palazzi del potere, dove in questi anni ci si affidava «al voto a Formigoni» per poter restare in sella e sbrigare affari.
Non è un caso che Maroni, sempre ieri in diretta su Radio2, abbia lanciato un ramoscello d’ulivo a Comunione e Liberazione in questi giorni di passione, con un’indagine sulla Cdo di Bergamo che rischia di creare più di uno smottamento. «Ho grande stima di Cl» ha detto. «Ho amici che fanno parte di Cl: c’è Lupi che e’ un ragazzo giovane che stimo molto e con cui condivido principi fondamentali come il principio di sussidarietà che è applicato, anche se solo parzialmente in Regione Lombardia». Come sostenevano nei giorni scorsi alcuni barbari sognanti di ferro, «il cambio non sarà così dirompente. È evidente che Maroni o anche Attilio Fontana possono rappresentare candidati politici che conoscono bene il territorio lombardo, pur essendo della Lega Nord».
In questa chiave appare quasi premonitore l’incontro del Lingotto di Torino alla fine di settembre per gli Stati Generali del Nord. In quell’occasione Maroni riuscì a coinvolgere una buona fetta dell’imprenditoria settentrionale, con due cavalli di razza come il ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera e il presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti. Passera è considerato un amico per la Cdo, sempre presente durante gli incontri del Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione. Non solo. È apprezzato anche dalla parte laica del Pdl, dal presidente della provincia Guido Podestà fino all’ex ministro Paolo Romani.
Guzzetti, storico ex Dc, è invece il numero uno di una delle fondazioni bancarie più influenti nel nord, forte del capitale della Cassa di Risparmio delle Provincie lombarde, con un piede in Intesa San Paolo, la banca più importante in Italia insieme a Unicredit. Le mire leghiste su questi enti particolarmente legati al territorio – vedi anche il caso di Verona con la Cariverona dove muove le fila il sindaco Flavio Tosi – sono note da tempo. Sin dal 2010, quando il Carroccio conquistò Veneto e Piemonte, facendo sentire il suo ruggito nelle valli padane.
Dentro la Fondazione Cariplo siede già un esponente del Carroccio, tale Luca Galli, assessore al Bilancio nel comune di Castellanza. «Sono gli ottimi eredi della Democrazia Cristiana», spiega un esponente della sinistra milanese, che ricorda come l’ipotesi di un Carroccio al Pirellone non spaventi più di tanto la presidenza di Guzzetti. «In questi anni l’unico che ha cercato di farlo fuori è stato Berlusconi, quando volevano piazzare Bruno Ermolli: si sono autodemoliti». Per questo motivo, la Lega corre veloce guardando agli investimenti sulle opere infrastrutturali come Brebemi e Pedemontana, come a Expo 2015 o ai ricchi appalti della sanità privata e pubblica. Su quest’ultimo settore, da sempre vero terreno di scontro con Formigoni, i leghisti sono avanzati lentamente, ma con una certa costanza, tanto da vantare diverse direzioni generali di Asl o presidenze ospedaliere.
Maroni ha saputo tessere – in questi mesi di difficoltà del Carroccio post Umberto Bossi – una rete invidiabile di rapporti con il mondo delle imprese. Se da un lato Passera e Guzzetti, quindi, non dovrebbero ostacolare la sua avanzata, dall’altro lato persino al presidente di Confindustria Giorgio Squinzi – altro con forti entrate nel Pdl ma in cattivi rapporti con Berlusconi – non dispiacerebbe vedere Bobo in cima alla regione Lombardia.
I due sono grandi amici. Si sentono spesso al telefono e condividono la passione per il Milan. Sul piatto della trattativa tra Pdl e Lega Nord poi ci sono le comunali del 2013. In Lombardia gli occhi sono puntati su Brescia, città fra le più importanti, per un’altra azienda municipalizzata di spessore come A2a: il sindaco Adriano Paroli, Pdl, è pronto a passare la mano. In sostanza, dopo lo scandalo sull’ex tesoriere Francesco Belsito si pensava che la Lega Nord fosse morta, in realtà sembra viaggiare spedita verso il sogno di Maroni: la macroregione padana che si verrebbe a creare con la conquista della Lombardia.