Lo strano balletto degli hacker attorno a Tronchetti

Lo strano balletto degli hacker attorno a Tronchetti

Da anni Indymedia Italia, sito di controinformazione o come si autodefinisce indipendent media center, è una miniera di documenti riservati, chicche sfuggite dalle ovattate sale del mondo degli affari. Dal business dei petrolieri alla Telecom dell’era Tronchetti e dei dossier illegali, dal caso Sparkle-Fastweb alla corrispondenza Malacalza-Tronchetti su Camfin, passando per gli appalti del Comune di Genova, gli affari della casa farmaceutica Sandoz: sono tanti i documenti riservati finiti sul sito di informazione alternativa, dove solitamente tengono banco come la Tav, il G8 di Genova, i movimenti antagonisti. Così grazie a queste “soffiate”, Indymedia Italia, o meglio i siti collegati Indymedia Piemonte e Indymedia Calabria, è diventata una sorta di Wikileaks in salsa italica.

Qualcosa è cambiato. Tuttavie le modalità di pubblicazione cambiano a seconda del soggetto. Fra le carte su Telecom e quelle relative alla vicenda Malacalza-Pirelli c’è una differenza che salta agli occhi: la tempistica. Ad esempio, una «nota riservata» di Telecom sulla vicenda Sparkle – quella che portò all’arresto di Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb– è datata settembre 2007 ma viene postata solo il 17 marzo 2011. Se il documento è autentico come sembra, la pubblicazione dopo quasi quattro anni, serve a fare della storia più che della cronaca. Discorso simile per un altro documento interno all’ex monopolista delle tlc, l’atto di transazione fra Telecom e Riccardo Ruggiero per la sua uscita dal gruppo (dove si legge che, in aggiunta alle competenze, gli verranno corrisposti quasi 10 milioni di euro come «forma di incentivazione all’esodo»). In questo caso la data è quella del 2 novembre 2007 mentre la pubblicazione è di pochi giorni fa: il 12 ottobre scorso. Anche qui c’è quindi una notevole distanza temporale fra la stesura dell’atto e la sua pubblicazione su Indymedia. Ma non va tuttavia sottovalutato il potenziale condizionamento, anche a notevole distanza, visto che proprio giovedì 18 ottobre si è tenuta l’assemblea di Telecom che ha approvato una transazione tombale con Ruggiero e Carlo Buora per 2,5 milioni di euro. 

Un Assange all’italiana? Tutti questi documenti hanno una cosa in comune: vengono postati da qualcuno che si firma Misterbean (tutto attaccato): come il personaggio comico inglese. Lo stesso accade con la corrispondenza fra Marco Tronchetti Provera e la famiglia Malacalza, soci nella Gpi e Camfin, due società della filiera che detiene il pacchetto azionario più rilevante della Pirelli. Si noterà che gira e rigira si tratta sovente di vicende che gravitano attorno a Tronchetti Provera e alla sua gestione di Telecom. Il pensiero corre alla vicenda del dossieraggio illegale e ai team di hacker e investigatori che facevano capo a Giuliano Tavaroli, a cui Tronchetti aveva affidato la sicurezza di Pirelli e di Telecom. Ma sul sito compare anche un memorandum interno della Sandoz sugli incentivi e regalie che venivano dati ai medici per prescrivere i prodotti della casa farmaceutica. Oppure file relativi al salvataggio del finanziere franco-polacco Romain Zaleski. Ciò non toglie che per Misterbean, questa sorta di Julian Assange italico, gli affari di Tronchetti Provera abbiano un posto particolare. 

La vicenda Tronchetti-Malacalza. Alla vigilia di Ferragosto fa la comparsa il primo documento, quello in cui Malacalza solleva le sue perplessità sulle modalità di rifinanziamento della società Camfin, di cui viene criticato l’eccessivo indebitamento, e si spinge per una ricapitalizzazione. Si tratta di un carteggio composto da una lettera di Marco Tronchetti Provera su carta Camfin, un’altra su carta intestata della Sapa (ma non firmata da Tronchetti) e una terza di Davide Malacalza su carta della Malcalza Investimenti (con firma visibile). Oltre a copia integrale dell’arbitrato fra Malacalza e la Metinvest del magnate ucraino Rinat Akhmetov (cui Malacalza cedette le attività siderurgiche). I documenti sembrano originali e il lasso temporale è piuttosto limitato. Il carteggio Malacalza-Tronchetti avviene fra il 9 e il 31 luglio e il contenuto viene pubblicato il 13 agosto (discorso diverso per l’arbitrato che è del novembre 2009). Discorso simile per il presunto documento con cui Malacalza contesta il bilancio Prelios. È datato 5 settembre e viene pubblicato tre giorni dopo. Lo stesso vale per la lettera in cui Malacalza ribadisce le sue perplessità sui conti di Prelios e in cui la famiglia genovese mette in discussione la capacità (e l’opportunità) che in prospettiva Pirelli paghi generosi dividendi. La data è il 10 ottobre, la pubblicazione tre giorni dopo. In questo caso però lo spazio della firma viene coperto con un adesivo nero, e non è quindi possibile capire se il documento sia davvero firmato o meno. Del pacchetto di documenti pubblicati quel giorno fa parte anche la lettera di dimissioni di Davide Malacalza dal cda di Prelios. La lettera è su carta intestata della Malacalza Investimenti srl, ma non è firmata. Eppure, sembra che la missiva realmente recapitata al cda di Prelios non sia su carta intestata. La stessa Camfin ha precisato che la lettera pubblicata da Indymedia è diversa da quella depositata in consiglio, senza però specificare in quali parti il documento sia difforme da quello messo a verbale.

Mentre il 15 ottobre Vittorio Malacalza, vicepresidente di Pirelli, prende carta e penna e scrive che «in relazione ai documenti riservati pubblicati da Indymedia, noto per l’ennesima volta che sono stati artatamente modificati e falsificati per poi essere pubblicati e strumentalizzati con fini del tutto estranei alla mia persona, alla mia famiglia, alla nostra società». Ma Misterbean non ci sta a passare per uno che spaccia semibufale e proprio oggi ha postato la sua replica (inviata via mail con un account il cui nome è Paul Harris come l’avvocato che fondò il Rotary) in cui sostiene che  «le corrispondenze a firma Davide Malacalza del 10 ottobre 2012 (2 lettere tra cui una comunicazione di dimissioni dalla carica di consigliere Prelios) e le dichiarazioni scritte messe a verbale dell’Ing. Vittorio Malacalza pubblicate sul sito Indymedia Piemonte nell’articolo di Mr. Bean-Interceptor, sono assolutamente autentiche al 1100% e non sono state in alcun modo “artatamente manipolate”(come qualcuno afferma)».Non solo ma il presunto hacker spiega anche di conoscere nei dettagli le diverse bozze dei documenti elaborati dai Malacalza aggiugendo che «al momento di inviare le copie definitive di questi documenti alla società Prelios, Malacalza Investimenti e i suoi consulenti legali (Studio Legale Bonelli Erede e Pappalardo) hanno scelto di trasmettere a Prelios e a Marco Tronchetti Provera la versione più “soft” delle varie bozze predisposte».

Ora, l’imprenditore genovese, come anche Tronchetti del resto, si è rivolto alla magistratura. Colpisce, tuttavia, che dopo le prime fughe di documenti, nessuno sia riuscito chiudere i cassetti: di solito, se dei ladri entrano in casa il giorno dopo si mette una porta blindata. Ma se le fughe continuano, il sospetto che qualcuno ci stia marciando pare fondato. La crescente diffidenza fra le due parti ha portato ognuna a sospettare dell’altra. Ci si potrebbe chiedere cui prodest, ma allora le ipotesi si complicano. La riservata famiglia ligure si trova esposta come quella che sta giocando sporco o comunque in modo aggressivo, e per di più si è vista pubblicare carte riservate come l’arbitrato con l’oligarga russo Akhmetov sulla vendita della Metinvest. Nemmeno Tronchetti ci fa una bella figura: ne viene confermato come uno che continua a giocare troppo col debito e non ha risorse adeguate da investire nelle società che controlla. Ma anche chi condivide la sostanza delle critiche alla gestione debito-dipendente di Tronchetti, si trova a dovere prendere le distanze dal metodo. È vero che gran parte dei dossier trafugati e finiti su Indymedia ruotano attorno a vicende della Telecom ma è altrettanto vero che più di un dossier porta a Genova e dintorni.

Ipotesi aperte. Alternativamente, se i reciproci sospetti sono infondati, chi si è inserito in queste vicende e con quale scopo? Il tono dei commenti di Misterbean è spesso spiritoso, quando non beffardo, lo stile sembra ricalcare quello di una newsletter interna a Telecom scritta da dipendenti molto critici verso il management e soprattuttocon Tronchetti, i contenuti sono a metà fra la sostanza e lo sfottò. Lo stesso nome Misterbean è un gioco di parole: Bean è l’imbranato personaggio interpretato dal comico inglese Rowan Atkinson. Ma in realtà sembra voler giocare con la parola bean che suona uguale a bin che significa «cestino». Insomma, spazzatura. Ma soprattutto è una sola persona o un gruppo, magari di esperti informatici un po’ beffardi che si sanno muovere abilmente lungo la linea di confine fra “sistema” e “antagonismo sociale” magari ispirandosi a Occupy Wall Street? E qual è lo scopo? Irridere i potenti e la grande finanza, oppure ottenere qualcosa di più venale? Misterbean scrive di non avere «secondi fini»  e di non mirare «a destabilizzare nessuno». Chi sta diffondendo i documenti riservati potrebbe rientrare in tre categorie: un whistleblower, uno o più hacker, o un doppiogiochista di finanza. La risposta potrebbe arrivare nelle prossime settimane.  

[email protected]

[email protected]

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter