Quando a mezzanotte Matteo Renzi esce dalla porta principale della Fondazione Metropolitan di Milano ci sono solo un paio di giornalisti a tallonarlo. «Come è andata?» gli domandano. Risposta secca del sindaco Firenze. «Come se fosse Antani a destra…». Finisce così, con una battuta sulla supercazzola presa da Amici Miei, la giornata a Milano del candidato anti-Bersani alle primarie del centrosinistra.
Al termine dell’incontro con la società civile milanese (chiusa ai giornalisti ndr) – tra attori della finanza, imprenditori e avvocati – capitanata da Davide Serra del Fondo Algebris, Renzi si avvia solitario vero la fermata dei Taxi in Corso Italia, lasciandosi indietro perfino il guru Giorgio Gori. «È andata molto bene», chiosa comunque sorridendo l’ex direttore di Canale 5 che ha seguito il primo cittadino fiorentino durante tutto il tour meneghino.
È stata una giornata lunga quella del rottamatore. È iniziata al Four Season per poi continuare appunto alla Fondazione Metropolitan, una chiesa sconsacrata nel centro cittadino, a pochi metri di distanza dal Dumo, dove Renzi ha illustrato insieme a Serra le sue ragioni di discesa in campo: sul palco con tanto di slide ha risposto alle domande del pubblico. Alla fine Renzi ha annunciato che vincerà contro Bersani la sfida delle primarie.
Più un centinaio ad ascoltarlo. Tante le domande, in particolare sul programma («Che è difficile da trovare. Almeno in dieci gliel abbiamo chiesto», spiega uno dei partecipanti) e risposte – sostengono alcuni all’uscita – «all’altezza». «Mi ha abbastanza convinto», ha chiosato chi è uscito dribblando cameraman e giornalisti, lasciandosi indietro solo qualche battuta. Guido Roberto Vitale (uno degli 80 soci de Linkiesta) si è lasciato andare in una battuta: «Renzi è l’unico uomo di sinistra che non ha letto Marx e per questo è da stimare».
Tra i temi trattati la corruzione e l’evasione fiscale, poi affondi sulle pensioni troppo alte e gli stipendi statali superiori alla media europea. «La Cgil non deve dare la linea al partito», avrebbe detto Renzi conquistandosi qualche applauso convinto da parte dei giovani manager milanesi.
L’obiettivo è appunto quello di costruire le basi per la la Terza Repubblica, con la creazione di una nuova classe dirigente che segua anche la linee economiche delineate da Serra che insiste sulla riforma fiscale, il taglio della spesa pubblica e la riforma del sistema giudiziario. Nessun accenno invece alla ‘Ndrangheta e alle ultime indagini sulla regione Lombardia di Roberto Formigoni.
Diversi gli esponenti di spicco della finanza presenti agli incontri con Renzi. Se al Four Season si sono visti il consigliere di Rcs Mediagroup Piergaetano Marchetti e l’amministratore delegato di Luxottica Andrea Guerra, alla Fondazione Metropolitana, in disparte, è stata avvistata persino Roberta Furcolo, la moglie dell’amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel. E poi ancora, come riportano anche le agenzie, Claudio Costamagna, di recente nominato presidente di Impregilo, il docente della Bocconi Tito Boeri, il finanziere «rosso» Francesco Micheli, Andrea Casalini, numero uno di Buongiorno, il cavaliere del lavoro Benito Benedini, Giorgio Basile di Isagro.
Quindi Carlo Salvatori, numero uno di Lazard Italia, Franco Moscetti, numero uno di Amplifon, e Flavio Valeri, a capo delle attività italiane di Deutsche Bank sono invece segnalati alla cena. L’Ansa aggiunge l’ex dg di Bpm, Enzo Chiesa, Andrea Soro di Royal bank of Scotland alla lista. Bocche cucite su quanto avrebbe fruttato la cena di raccolta fondi di Renzi.
«Quanto avete incassato stasera?», ha domandato un giornalista a Gori a fine serata. «Non tengo io la cassa», è stata la replica dello spin doctor di Renzi. Tra i più convinti si segnala Carlo Mammola, di Argan Capital a Londra, che insieme a Vito Gamberale del fondo F2I e Roland Berger, vicepresidente di Rcs, ha tenuto a battesimo nel 2010 Italy 1 la prima Spac di piazza Affari. «Sono un sostenitore convinto e lo aiuterò», ha detto Mammola prima di ripartire sulla sua Mercedes nera.