Da qualche giorno, il Monti bis è diventato a tutti gli effetti il tormentone della politica italiana. Tra l’esultanza di Casini e lo scompiglio nelle file di Pd e Pdl, la prospettiva di Mario Monti premier per la seconda volta sta diventando una possibilità sempre più concreta. Da destra e da sinistra le reazioni sono unanimi: basta con i tecnici, si torni alla politica, e se Monti vuole fare il premier deve candidarsi. Cosa che l’attuale primo ministro forse non può fare, essendo stato eletto senatore a vita nel novembre 2011. In definitiva: Mario Monti è candidabile sì o no?
La prima questione riguarda il sistema elettorale. Non c’è bisogno di un ritorno al proporzionale, un governo Monti è del tutto compatibile anche con il Porcellum. Ad affermarlo è Stefano Ceccanti, costituzionalista e senatore Pd, che nel corso di un’intervista all’agenzia Dire ha dichiarato:«Se l’esito del voto restituisse la fotografia di un quadro politico senza una vera maggioranza, con il Senato in bilico (…) i partiti si presenterebbero al Colle e potrebbero indicare Monti quale candidato premier». In altre parole: c’è il rischio che il risultato ottenuto alla Camera non coincida con quello ottenuto al Senato, dove il premio di maggioranza è assegnato su base regionale. Secondo il Porcellum, la maggioranza assoluta dei voti su base nazionale non garantisce la maggioranza dei seggi al Senato. Potrebbe accadere (come è già successo) che i singoli premi di maggioranza su base regionale (tra loro differenti) si compensino.
A quel punto, in un panorama in cui nessuna coalizione rappresenta a tutti gli effetti la volontà politica del Paese, si cercherebbe di individuare una figura che sia trasversale a tutte le maggiori forze politiche. Mario Monti, per esempio?
Esiste però una seconda possibilità, che contempla la discesa in campo del Professore già nel corso della competizione elettorale. Spiega Ceccanti: «La legge elettorale prevede che liste collegate indichino il medesimo capo della coalizione. A Monti non è affatto inibito figurare in questa veste. L’unico requisito richiesto è il godimento dei diritti politici». La premessa da fare, in questo caso, è che Monti in qualità di senatore a vita riveste già una carica in Parlamento: di conseguenza, non può essere eletto come deputato o senatore. Per lo stesso motivo, il suo nome non può figurare all’interno delle liste elettorali. Se però, Monti figurasse come leader di coalizione (quindi come esterno a più liste collegate), la sua candidatura tornerebbe a essere possibile. In termini più semplici, si voterebbe un simbolo con scritto “Mario Monti”, senza però votarlo come membro di una lista elettorale.
Una soluzione, questa, che ricorda da vicino le ultime manovre di Fini e Casini, impegnati nella creazione di una lista civica nazionale che raccolga centristi e moderati. Un progetto che lo stesso Casini ha definito «oltremodo verosimile, dopo la disponibilità ad andare avanti mostrata dal premier Monti». Resta da capire cose ne pensi il diretto interessato.
@ChiaraPanzeri