I mercati mondiali potrebbero credere che il peggio, nella crisi finanziaria europea, sia ormai passato – dopo tre anni burrascosi -, ma coloro che tengono le redini della finanza mondiale non hanno tirato alcun sospiro di sollievo.
Un’indagine annuale sull’attività dei direttori finanziari condotta da Bdo (una società che opera nel campo della revisione e dell’organizzazione contabile) ha rilevato che la crisi del debito pubblico europeo resta una delle preoccupazioni chiave – al punto che la Grecia è considerata più rischiosa della Siria, devastata dalla guerra, sia per chi voglia investire che per chi vuole aprire un’attività.
Solo Iran e Iraq sono considerati più rischiosi della Grecia, la quale a sua volta lotta per convincere i suoi creditori internazionali che si merita i prestiti previsti dal piano di salvataggio, così da evitare il default e una possibile uscita dall’euro.
«I direttori finanziari stanno diventando sempre più diffidenti rispetto al Sud Europa, in cui alcuni Stati sono considerati rischiosi tanto quanto i Paesi politicamente instabili del Medio Oriente». Ha dichiarato l’amministratore delegato di Bdo, Martin Van Roekel.
La Grecia non è il solo paese, tra i diciassette dell’Eurogruppo, a trovarsi nella top ten degli Stati più rischiosi in cui investire. La Spagna, che pure rappresenta la quarta economia dell’Eurozona, con rapporti di lunga data con l’America Latina, si trova al numero sette.
Questa riluttanza da parte dei direttori finanziari – soprattutto nelle economie in rapida crescita come Brasile e Cina – a investire nei paesi europei indebitati va dritta al cuore della crisi finanziaria. Una parte consistente della ripresa economica in questi paesi dipende dall’intervento del settore privato, per colmare il divario negli investimenti causato dai tagli alla spesa pubblica.
Mentre paesi come la Grecia e la Spagna lottano per convincere gli investitori che si tratta di economie valide in cui investire, altri stanno prosperando. Nonostante segni recenti di rallentamento, la Cina è considerata il Paese più allettante, vista la sua espansione, seguita immediatamente dagli Stati Uniti. Altri come il Brasile, l’India, la Germania, e il Regno Unito figurano nella top ten dei Paesi avanzati per espansione economica.
Complessivamente, l’indagine della Bdo ha rilevato che i direttori finanziari di tutto il mondo trovano più difficoltoso fare affari all’estero. In aggiunta a una situazione economica globale già incerta, questi evidenziano una regolamentazione più rigida e una maggiore competizione.
Van Roekel ha dichiarato inoltre di essere sorpreso per il fatto che molti direttori finanziari non abbiano espresso preoccupazione circa il grosso debito di Paesi fuori dall’Europa, in particolare Giappone e Stati Uniti.
Nonostante il debito pubblico giapponese sia pari circa al doppio della sua economia complessiva, il Paese è riuscito a evitare di alimentare le preccupazioni degli investitori, perché la maggior parte del suo debito è auto-finanziato dai propri fondi pensione.
Gli Stati Uniti, che hanno il vantaggio del dollaro – la valuta di riserva mondiale – hanno i loro problemi, e il vincitore alle prossime presidenziali, chiunque egli sia, si troverà alle prese con il fiscal cliff – un pacchetto di consistenti aumenti delle tasse e tagli alla spesa pubblica che verrà introdotto automaticamente se le ali del governo non arriveranno a un accordo sul bilancio.
[La Bdo ha fatto un’indagine su mille direttori finanziari – di aziende di media grandezza – che pianificano investimenti all’estero].