Ricordate il Laziogate? Storace è stato assolto, il fatto non sussiste

Ricordate il Laziogate? Storace è stato assolto, il fatto non sussiste

Più che uno scandalo, un attentato alla democrazia. Quando nella primavera del 2005 scoppia il Laziogate, sono in molti a denunciare la gravità della vicenda. Un Watergate all’ombra del Cupolone, una spy story tra intrusioni hacker e dossieraggi. Secondo le accuse, in particolare, Francesco Storace e alcuni componenti del suo staff si sarebbero introdotti nella banca dati dell’anagrafe del Comune di Roma per dimostrare l’inesistenza di diverse firme a sostegno della candidatura di Alessandra Mussolini.

La campagna elettorale per le Regionali si ferma. Il testa a testa tra il governatore uscente e l’esponente di centrosinistra Piero Marrazzo passa in secondo piano. Così come i grandi temi della competizione: sanità, bilanci, riforme. Su giornali e televisioni non si parla che delle accuse di spionaggio a Storace. Scoppia un putiferio: per l’opposizione il governatore uscente sta cercando di ostacolare illegalmente una lista – Alternativa Sociale – che potrebbe danneggiare la sua rielezione. Lo scandalo monta. Il governatore perde le elezioni. Ma non è tutto. Quando un anno dopo arriva l’avviso di garanzia, Storace è ministro della Salute. Per favorire le indagini, decide di dimettersi dal governo.

Sette anni più tardi si scopre che le accuse erano infondate. Ieri la Corte di Appello di Roma ha deciso che l’attentato alla democrazia di cui tanto si è discusso era una bufala. Storace è stato assolto perché «il fatto non sussiste». «Finisce un calvario – ha spiegato soddisfatto il leader de La Destra, che in primo grado era stato condannato a un anno e sei mesi per concorso nell’accesso abusivo a sistema informatico – Questa vicenda mi costò la sconfitta in campagna elettorale regionale, perché esplose negli ultimi dieci giorni. E l’anno successivo mi costò le dimissioni da ministro. Mi hanno tolto tutto, ma non la dignità».

La notizia è enorme. Tanto per il polverone che si era sollevato all’epoca, quanto per il danno che la carriera politica di Storace ha inevitabilmente subìto. Ma in pochi ne parlano. I quotidiani, eccetto quelli d’area politica, relegano il fatto a piccoli ritagli. Il Messaggero, giornale della Capitale, racconta la storia solo nella cronaca cittadina. Eppure, la si pensi come si vuole sulle idee politiche di Storace, il caso è tutt’altro che irrilevante. Questo sì, un pericoloso intreccio tra potere giudiziario e politico. E, sempre a prescindere dalle ideologie, oggi è impossibile non apprezzare la serietà con cui il leader de La Destra ha affrontato l’intera vicenda. All’epoca, dimettendosi da ministro (quanti al suo posto avrebbero fatto lo stesso?). Oggi, senza cavalcare populisticamente il torto subìto.

Sul quotidiano che dirige, il Giornale d’Italia, Storace ha commentato la sua assoluzione in un lungo editoriale. Molti avrebbero gridato alla dittatura delle toghe rosse, lui no. «A tutti – scrive in prima pagina – raccomando di vivere con il sentimento che credono questa nostra storia di giustizia che finalmente si riafferma, ma senza coltivare spirito di rivalsa». E ancora: «Guai ad approfittarne per prendersela con un magistrato che in primo grado sbagliò». Le dimissioni non sono finite. Tra poche ore Storace lascerà lo scranno di Consigliere comunale a Roma. Lo aveva promesso da tempo, da quando un consigliere di centrosinistra, subito dopo la sentenza di primo grado, lo aveva accusato di essere «indegno». A lui l’ex governatore aveva assicurato che si sarebbe fatto da parte, ma solo dopo aver dimostrato la sua estraneità.

«Un processo di primo grado abnorme – ricorda oggi Domenico Marzi, uno dei legali che ha difeso Storace – oltre 42 udienze». Il ruolo dell’esponente di centrodestra? «Hanno voluto individuare da subito Storace come l’istigatore, come colui che avesse avuto un ruolo determinante e che induceva a commettere reati. In tutto il processo non abbiamo visto una sola pagina che potesse sostenere questo capo d’accusa». Al Giornale d’Italia, l’avvocato spiega: «Storace ha avuto un danno enorme. Si è dimesso da Ministro della Salute. Ha subito un danno mediatico costante. Non è entrato per un lungo periodo di tempo in Parlamento. (…) Non so chi lo ripagherà, forse nessuno».

In realtà Storace un risarcimento già l’avrebbe individuato. Dopo essere uscito pulito dalla vicenda Laziogate, seppure a distanza di sette anni, è pronto a riprendersi la Regione Lazio. Mentre il centrodestra è alla ricerca di un candidato da opporre a Nicola Zingaretti, lui si dice pronto a scendere in campo. Le trattative sono già iniziate. E forse non è un caso che qualche ora fa sia arrivato un cominciato ufficiale di Angelino Alfano in merito all’esito del processo. «Sono soddisfatto per l’assoluzione dell’on. Storace che, con pazienza, ha aspettato che la giustizia facesse il suo corso per dimostrare le sua innocenza. La sentenza di assoluzione dimostra la linearità e la correttezza dei suoi comportamenti». La campagna elettorale è già iniziata? 

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