Dalla Sicilia alla Calabria, passando per Campania, Puglia e Basilicata, il popolo democratico del Sud premia il segretario nazionale Pier Luigi Bersani. «Il Sud è tutto per Bersani: sarà la forza del segretario nazionale», aveva detto a Linkiesta un dirigente democratico. Detto, fatto. Non c’è stata partita. Vuoi perché l’apparato democratico sudista è schierato in blocco con Bersani, vuoi perché la rottamazione si ferma al centro dello stivale.
«Io lo giro spesso il Sud, e lì c’è una sofferenza particolare», spiega un raggiante Bersani allo speciale del Tg3 di questa notte. Le regioni “rosse” sono ormai diventate quelle del Sud. Quando sono state scrutinate all’incirca metà delle sezioni, al Sud non c’è partita: il segretario nazionale Bersani supera il 50% in Sicilia, Basilicata, Calabria e Campania. Mentre in Puglia si prefigura un testa a testa all’ultimo voto fra lo stesso segretario Bersani e il leader di Sel Nichi Vendola.
Ma vediamo nel dettaglio cosa sta succendo regione per regione. Nella Sicilia del governatore regionale Rosario Crocetta, fresco di elezione e sostenitore del segretario nazionale («Alle primarie voterò Bersani perché mi sembra una brava persona»), si sono recati ai gazebo poco più di 150mila elettori di centrosinistra. «È uno straordinario successo di partecipazione democratica degli elettori del centrosinistra», afferma in una nota il segretario regionale Giuseppe Lupo. Ma una mobilitazione così elevata non ha affatto favorito il sindaco di Firenze, o comunque ridotto il gap fra Renzi e il segretario nazionale. Bersani raggiunge e supera il 50%, e in alcune roccaforti, come la provincia di Caltanissetta, sfiora il 70%, mentre nella provincia di Messina e in quella di Enna ottiene comunque un buon risultato, il 60%. A Palermo, capoluogo di regione dove hanno preso parte al voto 14067 palermitani, il segretario nazionale mantiene a distanza di sicurezza l’avversario rottamatore, attestandosi al 45% contro il 35% del sindaco di Firenze. In provincia di Messina c’è stato il record di votanti, e il segretario nazionale Bersani ha raggiunto il 60%. E nella città del golfo, la Gela di Rosario Crocetta, Bersani fa il pienone, raccogliendo il 67% dei consensi. Piccolo particolare: l’unico comune significativo nel quale Renzi vince è stato quello di Licata in provincia di Agrigento.
In Calabria, ma era quasi scontato, Bersani ha trovato la sua roccaforte, la sua vera “regione rossa”. Supera nettamente il 60% e raggiunge il picco nel Vibonese (72,05%), e poi nelle province di Crotone (64,95%), Catanzaro (57,77%), Reggio (51,98%), Cosenza (50,69%). Il secondo posto è per Renzi, ma in Calabria il suo distacco è enorme: al momento il dato è del 18,35% (9.607 voti). La roccaforte renziana è nel Reggino (25,17%), poi Crotone (20,77%), Catanzaro (19,28%). Clamoroso il dato di Cosenza, dove si afferma Vendola. Ma divampa già una polemica interna a proposito del cosiddetto “seggio mobile” utilizzato per andare a raccogliere il voto in modo itinerante.
Un po’ più contenuto ma sempre favorevole al leader del Pd è il dato che arriva dalla Campania. Anche qui lo stato maggiore del Pd è schierato in blocco con il segretario nazionale del Pd Pierluigi Bersani. E i risultati non si fanno attendere. In provincia di Napoli Bersani distacca di 20 punti percentuale il sindaco di Firenze (Bersani 49,4%, Renzi 22,5%). E in provincia di Salerno il segretario nazionale sfiora addirittura il 60%, surclassando il sindaco di Firenze di circa 30 punti percentuali.
Ma la partita più interessante è stata quella pugliese, dove si è tenuto un testa a testa fra il segretario nazionale del Pd Bersani (38,8%) e il governatore regionale, leader di SeL, Nichi Vendola (37,7%). Un testa a testa che non ha lasciato spazio al rottamatore Renzi, costretto a rincorrere il duo Bersani-Vendola. «Era scontato che fosse un testa a testa Bersani Vendola, con Renzi molto dietro.», spiega a Linkiesta un attento osservatore della politica pugliese. «E vedrete che al ballottaggio l’elettore di Vendola non avrà dubbi, voterà Bersani». Analizzando il voto, in provincia di Bari il governatore della Puglia sfiora il 50%, e il segretario nazionale si ferma al 30%. Mentre in provincia di Lecce, roccaforte bersaniania, il segretario del Pd è in leggero vantaggio su Nichi Vendola. In tutte le altre province il segretario del Pd prevale sempre sul governatore pugliese. E del “rottamatore” sindaco di Firenze non c’è traccia. Renzi è avvisato: il sud è un monolite pro Bersani.
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