I lacrimogeni dal Ministero e la mancanza di un dibattito civile sull’ordine pubblico

I lacrimogeni dal Ministero e la mancanza di un dibattito civile sull’ordine pubblico

Purtroppo non ne usciremo nemmeno stavolta. Anche se, in tutta evidenza, quel che è accaduto a Roma non è nemmeno lontanamente accostabile a quel che avvenne a Genova nel 2001. Ma ancora una volta resta quella traccia di oscurità che lascia l’amaro in bocca. Per le manganellate in faccia a ragazzi indifesi e anche per quei lacrimogeni lanciati dal ministero di Grazia e giustizia. Balbettante, troppo balbettante, la difesa del questore di Roma («i lacrimogeni sono rimbalzati sull’edificio»), che peraltro cozza con l’evidenza del filmato. Bella, invece, molto bella, l’intervista della ministra Cancellieri al quotidiano la Repubblica, con il richiamo all’agente che in Val di Susa non reagì alle provocazioni di un manifestante che lo apostrofò “pecorella”, e con tante cose intelligenti dette con i toni giusti.

Ma il dibattito politico, con la solita divisione tra chi attacca a prescindere le forze dell’ordine impegnate in un arduo lavoro e chi le difende con altrettanta cieca ostinazione, non prelude a nulla di buono. L’auspicio, ovviamente, resta quello di isolare e fermare chi approfitta delle proteste di piazza per seminare violenza, e sono facilmente riconoscibili anche dalle loro mise, da chi rivendica il diritto di manifestare pacificamente. Obiettivo non semplice, come sa chi almeno una volta ha vissuto situazioni del genere in prima persona. Se si riuscisse a parlarne civilmente sarebbe già un primo passo. 

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