I servizi segreti avvieranno un’indagine interna per approfondire i fatti che si sono succeduti dopo il sequestro del ragioniere di Berlusconi Giuseppe Spinelli. L’indagine riguarderà il periodo intercorso fra l’avvenuto sequestro e la ritardata denuncia all’autorità giudiziaria. I servizi esamineranno anche se la scorta di Berlusconi e gli uomini della sua sicurezza giocarono un ruolo in questa vicenda. È quanto ha deciso il Copasir dopo l’audizione con i vertici Aisi di giovedì 29 novembre.
Non è la prima volta che la commissione parlamentare presieduta da Massimo D’Alema indaga sul «giro» intorno al Cavaliere. Accadde già nel gennaio del 2011, dopo l’esplosione del caso Bunga Bunga. Adesso però, invece che le donne che partecipavano alle feste, ci sono dei criminali che hanno sequestrato il cassiere di un ex presidente del consiglio.
Per questo motivo, bisogna partire dal «contesto», per capire qualche cosa di più sul sequestro lampo di Spinelli. A suggerirlo è un esperto della prima e della seconda repubblica, una persona che vuole mantenere l’anonimato, ma che ha bazzicato il mondo delle istituzioni, delle forze dell’ordine e appunto dei servizi segreti, gli ambienti del potere con tutte le sue diramazioni. E allora il «contesto» altro non è che l’impero in «liquidazione» del Cavaliere, alle prese con i conti rossi di tutte le aziende di famiglia, da Mediaset fino al Milan, tra ville in vendita e un Popolo della Libertà allo sbando.
«Gli ultimi giorni di Pompei» di Berlusconi, come li hanno ribattezzati in ambienti parlamentari, somigliano sempre più a un «calvario». È una sorta di via crucis, dove spuntano da ogni angolo persone che chiedono soldi, che vogliono favori, che cercano posti in parlamento, nel partito e in televisione, che «cercano insomma di mungere la vacca fino all’ultimo goccia di latte».
La lista, come noto, è molto lunga. E se un tempo c’era una certa cautela e privacy nelle richieste, ora invece si fa tutto alla luce del sole, forse perché davvero di soldi o favori da elargire ce ne sono sempre di meno. Non ci sono solo le Olgettine che infiammavano le serate del Bunga Bunga a Villa San Martino e che adesso a palazzo di Giustizia si lamentano perché non trovano più posti di lavoro.
Ci sono immobiliaristi come Giampiero Samorì o Alessandro Proto, già indagati dalla magistratura, che vogliono partecipare alle primarie pidiellini e chiedono udienza «per chiarire con Berlusconi». C’è stato persino Marcello Dell’Utri, che ha venduto una casa «all’amico di una vita» per comprarsene una a Santo Domingo («Regali in segno di riconoscenza» spiegò all’epoca il senatore siciliano). E c’è poi una banda scalcagnata che cerca in tutti i modi di raggiungerlo, ma che alla fine deve ripiegare sul cassiere Spinelli per avere subito accesso alla cassa e ai contanti.
Per questo motivo, il sequestro del ragioniere di famiglia – con la richiesta di 35 milioni di euro per un fantomatico dvd che gli poteva essere utile per ribaltare la mazzata della sentenza sul Lodo Mondadori – potrebbe rappresentare l’ennesimo tentativo di spolpare «una carcassa dove ormai non s’intravedono che le ossa». Non è un caso che in questi mesi Berlusconi sia stato più in Kenya dall’amico Flavio Briatore piuttosto che in Italia. Per rigenerarsi, certo. Ma pure per stare lontano da una mandria di persone che lo cercano, lo vogliono e chiedono udienza un giorno sì e un altro pure.
Francesco Leone, il capo della banda, e i suoi sodali, prima di andarsene, dopo la notte del rapimento, diranno una frase emblematica ai coniugi Spinelli, «dicendo che non c’era altra scelta e che l’unico modo per arrivare al presidente Berlusconi era passare attraverso mio marito». Avevano provato in qualche altro modo contattare un Cavaliere sempre più sfuggente? Nei giorni successivi al sequestro, per tentare di arrivare fino al Cav, andranno pure allo stadio.
Il nome del Cavaliere, insomma, è un eterno ritorno anche nelle intenzioni di uno degli arrestati per il sequestro del ragionere Giuseppe Spinelli, così come il contatto con persone vicine allo stesso Berlusconi: «Il mio socio» dice Alessio Maier (che con il pm Ilda Boccassini si è avvalso come Leone della facoltà di non rispondere ndr) in una intercettazione del 9 novembre scorso «è patito del Milan mi ha fatto comprare i biglietti con la poltrona (…) sai perché (…) c’è un pezzo grosso che mi deve far conoscere ma uno veramente pesante che gira intorno a Berlusconi». Rapporti mediati, rapporti non mediati. Chi ha una comunicazione diretta con Silvio passa direttamente da lui, chi invece fa parte del secondo anello spesso inizia ad agitarsi.
Per esempio, chi con Berlusconi aveva e ha rapporti ‘non mediati’ sono alcune delle “olgettine” che partecipavano alle “cene eleganti” di Arcore. Coinvolte poi nel cosiddetto processo Ruby, dove Berlusconi è imputato per concussione e prostituzione minorile, più di una ha rivelato, di avere «contatti diretti col presidente». Contatti, ha ribadito una delle ragazze, Alessandra Sorcinelli, ex meteorina del TG4, «non mediati», che creavano invidia ad altre ragazze del ‘giro’.
Un rapporto diretto, quello della Sorcinelli con Berlusconi, che sarebbe «iniziato nel 2005» e che prosegue ancora oggi, dato che l’ex presidente del consiglio liquida mensilmente alla ragazza «2.500 euro al mese perché a causa di questo processo non lavoro più», dopo aver incassato per il tramite di Spinelli bonifici da 10mila o 5mila euro ad ogni apparizione a casa Berlusconi. Dopo lo scandalo la Sorcinelli avrebbe ricevuto poi un bonifico da 115mila euro sul suo conto corrente.
Poi ci sono sempre le voci di foto e video, qualcuna magari anche a Silvio Berlusconi, ma incalzata dalle domande del pm Antonio Sangermano, la ex meteorina, non ha però indicato chi l’avesse informata di queste voci. Smentisce invece sulla presenza di materiale fotografico o video un’altra delle olgettine, Barbara Faggioli, che testimoniando in mattinata al processo a carico di Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti, ha fatto sapere che «non c’è alcun video sulle feste di Arcore e chi vuole pensare il contrario, anche in riferimento al sequestro, sbaglia». E chi in video ci tornerà sarà proprio la stessa Nicole Minetti, che nelle prossime puntate di Colorado su Canale 5, sotituirà Belèn Rodriguez, regolando così i conti con Silvio, «senza bisogno di sequestri»