Kosovo, il paese dei paradossi raccontato da un documentario

Kosovo, il paese dei paradossi raccontato da un documentario

All’interno del panorama europeo il Kosovo resta ancora un oggetto misterioso. Dopo essere stato al centro del dibattito politico per anni, oggi sembra che le luci dei riflettori su questo piccolo frammento di Balcani, grande poco più di diecimila metri quadrati, si siano spente. Eppure, il futuro della regione rimane quanto mai incerto, a metà tra la Serbia – dove il nuovo premier Tomislav Nikolić non ha fatto mistero di considerarlo ancora parte del Paese – e l’Albania, uno dei 92 stati dell’ONU che ne hanno riconosciuto ufficialmente l’indipendenza.

Tra le numerose questioni irrisolte all’interno del nuovo stato – per anni governato de facto dalle forze militari internazionali, e in cui ancora oggi rimane puntato l’occhio delle Nazioni Unite -, una delle più rilevanti è quella legata alle condizioni di vita della minoranza serba presente nella regione. Il Paese è spaccato in due all’altezza della border city di Mitrovica, la “Berlino dei Balcani”: l’area a nord del fiume Ibar, che divide in due la città, è abitata quasi esclusivamente da serbi, ed è parte del nuovo stato soltanto secondo le cartine: al suo interno, infatti, il governo kosovaro non ha alcuna autorità.


A sud della città, in un ecosistema quasi totalmente albanese, rimangono ancora circa 50 mila serbi, che vivono in piccoli villaggi monoetnici sparsi a macchia di leopardo lungo tutto il territorio. Delle moderne “enclave”, chiuse al mondo esterno e parallele rispetto al governo centrale: gli abitanti di queste aree, ancora oggi, votano sindaci riconosciuti solo da loro stessi, utilizzano una propria moneta, hanno infrastrutture, scuole e ospedali gestiti direttamente da Belgrado. Cercando, tra molte difficoltà, di custodire e rivendicare una propria autonomia dallo stato kosovaro.

Strumentalizzati dalla politica di Belgrado, e ignorati (quasi) totalmente da quella di Pristina, da oltre tredici anni i serbi kosovari si trovano a lottare in un limbo in cui l’ordine del giorno è costituito dalla ricerca di espedienti per poter sopravvivere. Le loro condizioni di vita sono estremamente complicate: non possono muoversi liberamente, vivono con poco più di 100 euro al mese, temono attacchi ed aggressioni da parte della comunità albanese circostante. Una situazione di cui si sa poco o nulla, sia nel resto d’Europa, sia all’interno dello stesso Kosovo.

Nel tentativo di raccontare per la prima volta la situazione, esce in questi giorni il documentario Kosovo Versus Kosovo, realizzato da due giovani giornalisti e registi italiani: Andrea Legni e Valerio Bassan, collaboratore e blogger de Linkiesta. «Il nostro obiettivo è stato quello di provare a raccontare la realtà quotidiana di queste “enclave” serbe attraverso le immagini e le voci di chi le abita», raccontano gli autori del documentario, che verrà presentato in anteprima nazionale a Roma questa sera, presso il Nuovo Cinema Palazzo. «La realtà che abbiamo incontrato ha vari volti, che però non coincidono quasi mai con quelli che gli stereotipi vorrebbero imporre».

Un lavoro di ricerca durato mesi che ha voluto cercare di mettere in luce i mille paradossi che contraddistinguono sia lo stato del Kosovo, sia la situazione politica dell’area balcanica. «Un lavoro realizzato in totale libertà, senza condizionamenti né pregiudizi, e che non ha la pretesa di affermare una verità, ma preferisce porre degli interrogativi», assicurano gli autori. Il documentario Kosovo Versus Kosovo, completamente autoprodotto, si può ottenere tramite libera sottoscrizione direttamente dal sito ufficiale. Dopo la “prima” di Roma, nelle prossime settimane seguiranno altre proiezioni: l’8 novembre a Merano, il 9 a Bologna, il 18 ad Aprilia, il 23 a Ferrara.

Kosovo versus Kosovo // Trailer ufficiale // 2012 from Valerio Bassan on Vimeo.

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