Le otto domande de Linkiesta ai candidati alle primarie

Le otto domande de Linkiesta ai candidati alle primarie

Lo staff di Pier Luigi Bersani ha ufficializzato a Linkiesta di non avere modo di rispondere alle nostre domande.

1) Il ministro Fornero è stata travolta dalle polemiche quando ha spiegato che il «lavoro non è un diritto ma va conquistato». Ha ragione si o no? E perché?
Il lavoro è un diritto costituzionale, ma il tema di oggi è come crearlo e come conservarlo. Lo Stato non può dare un lavoro a tutti, ma deve creare le condizioni per garantire questo diritto. Si possono introdurre misure controllate di flessibilità, ma la strada da seguire è quella della gradualità della tutela: più lungo è il periodo di lavoro, più stabile diventa l’impiego. Va riformata completamente la normativa sui contratti a termine, abolendo tutti quelli in vigore e creandone uno soltanto, ben strutturato, destinato alle attività di durata davvero limitata (perché stagionali o realmente brevi), prevedendo sanzioni severe per quei datori di lavoro che dovessero servirsi di lavoratori “a termine” per lo svolgimento di attività ordinarie. Il contratto di breve durata dovrà in ogni caso essere meglio retribuito rispetto a quello ordinario.

2) Per arrivare a mettere in piedi un’azienda che funzioni bisogna spesso passare prima da molti tentativi falliti. Eppure il nostro Paese perdona tutto ma non l’aver visto una propria azienda chiudere i battenti (in maniera non fraudolenta). Cosa farebbe lei come prima cosa per stimolare la cultura d’impresa?
Bisogna che le imprese trovino conveniente insediarsi in Italia e rimanervi. In primo luogo quindi è necessario semplificare le procedure per intraprendere una nuova attività e ridurre i tempi burocratici necessari per il rilascio di permessi, licenze, agevolazioni, etc. In secondo luogo è necessario garantire tempi certi nella definizione dei procedimenti giudiziari, affinché gli operatori economici abbiano la certezza di vedere riconosciute le proprie ragioni. Infine, ma non ultimo, lo Stato deve pagare i propri fornitori con la stessa diligenza che applica nel riscuoterne i tributi.

3) Esiste una questione settentrionale o, come afferma un esponente del Pd, «non è mai esistita»? Se esiste, che cura propone?
La questione settentrionale esiste e va curata intervenendo da un lato sulla defiscalizzazione degli oneri sociali per quanto riguarda i giovani e le donne, dall’altro ridando ossigeno alle imprese attraverso il credito bancario che in questi ultimi anni è venuto meno. Bisogna studiare opportuni meccanismi fiscali da introdurre per premiare le imprese capaci di produrre vera innovazione, di implementare le prestazioni ambientali, di incrementare l’occupazione, applicando retribuzioni giuste e contratti seri. Se facciamo questo, la questione settentrionale cavalcata dalla Lega verrà facilmente risolta.

4) Ha intenzione di tagliare la spesa pubblica? Se sì, di quanto? In quali settori?
Bisogna ridurre il numero dei dirigenti pubblici, che devono essere nominati rigorosamente per concorso e mai per cooptazione politica; e ritenuti sempre personalmente responsabili degli atti compiuti e dei risultati raggiunti. Va introdotto il concetto di merito nella selezione e nella carriera, e va garantita per legge la parità di genere nelle assunzioni. È necessario stabilire degli standard di qualità nei servizi ai cittadini e meccanismi che premino le best performances. Lo Stato centrale e le Regioni sono dei centri di spesa non più sostenibili. Possiamo permetterci di tagliare su tutto, a cominciare dalle spese militari, ma bisogna invece implementare la spesa sociale e quella scolastica.

5) Come pensa di risolvere i problemi della giustizia? Occorre una politica industriale o lo Stato deve starne fuori? Come pensa di combattere le mafie italiane?
La giustizia è tema di importanza prioritaria. L’arretrato è immenso e l’obiettivo è passare da un decennio a 180 giorni per chiudere un’azione civilistica e penale. Un’area di particolare delicatezza è quella del diritto di famiglia e dei minori. Gli investimenti da promuovere sono quelli nelle tecnologie ambientali, nella ricerca e nell’innovazione: con interventi di defiscalizzazione e incentivazione mirata a modulare diversamente la tassazione al fine di riequilibrare il bilancio fiscale con indirizzi precisi e avendo a cuore l’equità e il merito. Occorre dare il massimo sostegno alla Magistratura e alle Forze dell’Ordine nel loro coraggioso impegno quotidiano contro la criminalità organizzata. Sostegno di ordine organizzativo (risorse e mezzi) e legislativo (intercettazioni). Ma allo stesso tempo è necessario spezzare il legame infame tra politica e mafia (intesa in tutte le sue forme).

6) Vuole ridurre le tasse? Se sì, con quali risorse e di quanto? A quali fasce? La tassazione va spostata dalle cose alle persone?
La tassazione dei grandi patrimoni e dei capitali esportati clandestinamente sono due provvedimenti semplici che possono fruttare al fisco cifre ingenti e tali da consentire la consistente riduzione delle aliquote Irpef a carico di lavoratori dipendenti e pensionati. La tassazione va spostata dalle persone alle cose. Non si capisce quindi per quale motivo la proposta di tassare i grandi patrimoni debba destare tanto scandalo.

7) È accettabile che l’Europa sia a più velocità? È giusto che i bilanci siano approvati da un supercommissario ad hoc? Passando all’interventismo umanitario, dopo la Libia bisogna intervenire manu militari anche in Siria?
L’Europa non può permettersi di essere a due velocità. Quando viene richiesta una parziale rinuncia della sovranità nazionale in nome di un potere più alto, si deve dar vita contestualmente a organismi comunitari con poteri effettivi almeno in materia di Politica Estera, Difesa, Tutela dell’Ambiente, Finanza e Lavoro, che diano le adeguate garanzie di autonomia ed equità. Ci vuole più Europa anche in politica estera: nella questione siriana non si sta intervenendo con la diplomazia e oggi è passata in secondo piano solo perché esiste una crisi più grave nella Striscia di Gaza.

8) Chi nasce in Italia quando ha diritto alla cittadinanza? Le discriminazioni positive vanno attuate? Pensa di introdurre il quoziente familiare? Le coppie gay possono sposarsi e avere figli?
Ai figli di immigrati nati e residenti in Italia va concessa la cittadinanza italiana, applicando correttamente e introducendo anche nel nostro Paese il principio dello ius soli. Chi nasce e cresce in Italia è italiano. È necessario recuperare la soluzione proposta dal “forum delle famiglie” in Italia, considerando il costo economico di ogni nuovo nato in ogni famiglia e moltiplicandolo per il numero dei familiari a carico: la cifra così determinata andrà ad essere esente da imposte fino al raggiungimento del reddito lordo del soggetto titolare di reddito. Unioni di fatto e matrimoni fra persone dello stesso sesso, come già messo in atto nelle moderne democrazie, vanno sostenuti anche in Italia (con tutto ciò che ne deriva in termini di riconoscimento sociale, sussidiarietà, eredità etc.) quali necessità sociali riconosciute dalla Costituzione. Occorre la parificazione giuridica tra famiglie tradizionali e tutte le altre famiglie. 

1) Il ministro Fornero è stata travolta dalle polemiche quando ha spiegato che il «lavoro non è un diritto ma va conquistato». Ha ragione sì o no? E perché?
Noi crediamo che non ci sia più spazio per creare dei posti di lavoro inutili a carico dello Stato e quindi dei contribuenti onesti, produttivi e che pagano le tasse. Se la Fornero voleva dire questo, ha ragione. Se invece la Fornero voleva dire che il lavoratore deve essere abbandonato a se stesso a mendicare un posto di lavoro, magari precario, sottopagato e dato come favore da un “amico degli amici” allora la Fornero ha torto. Noi pensiamo che ciascun lavoratore ha diritto a un contratto onorevole, a un’assistenza al suo riposizionamento da un lavoro all’altro e a una formazione degna di questo nome. Per questo prevediamo il contratto unico di inserimento, la flexsecurity e di riformare profondamente il sistema della formazione professionale.

2) Per arrivare a mettere in piedi un’azienda che funzioni bisogna spesso passare prima da molti tentativi falliti. Eppure il nostro Paese perdona tutto ma non l’aver visto una propria azienda chiudere i battenti (in maniera non fraudolenta). Cosa farebbe lei come prima cosa per stimolare la cultura d’impresa?
La cultura di impresa non si crea per decreto. Peraltro l’Italia è uno dei Paesi più imprenditoriali del mondo, per cui non vi è un problema di creare maggiore imprenditorialità. Il problema è di semplificare la burocrazia, i permessi, ecc. e di “scrostare” le rendite per permettere a chi ha voglia e capacità di competere e innovare. Questa è la vera politica industriale ed è una delle maggiori priorità del nostro programma. 

3) Esiste una questione settentrionale o, come afferma un esponente del Pd, «non è mai esistita»? Se esiste, che cura propone? 
La questione del Nord è essenzialmente una questione fiscale, le imprese oneste sono oppresse da un fisco invasivo e da una burocrazia asfissiante. Occorre ridurre la pressione fiscale per le imprese e i cittadini che pagano le tasse e semplificare radicalmente la pubblica amministrazione. Noi vogliamo promuovere la qualità a 360 gradi nei servizi pubblici attraverso una rigorosa opera di valutazione e di incentivazione del merito e delle best practices, che esistono ma non vengono promosse come dovrebbero.

4) Ha intenzione di tagliare la spesa pubblica? Se sì, di quanto? In quali settori?  
La nostra strategia è di trasferire risorse da spesa pubblica improduttiva, spesso a favore di rendite di posizione, verso sostegno alla domanda interna e verso piccole opere utili. Prevediamo quindi di operare sulla cosiddetta spesa intermediata e cioè gli acquisti della pubblica amministrazione, i trasferimenti alle imprese, spesso ad amici degli amici, e gli investimenti in grandi opere. Nel complesso si tratta di oltre 220 miliardi di euro su cui pensiamo di risparmiare circa 40 miliardi. Questi fondi andranno a finanziare sgravi fiscali ai lavoratori dipendenti che guadagnano meno di 2.000 euro, supporto all’occupazione giovanile, femminile, over 55 e ad investimenti in asili nido, in edilizia scolastica, ecc.

5) Come pensa di risolvere i problemi della giustizia? Occorre una politica industriale o lo Stato deve starne fuori? Come pensa di combattere le mafie italiane? 
I problemi della giustizia sono essenzialmente organizzativi e vanno risolti con riduzione dei riti, automazione, organizzazione del lavoro sul modello di quanto fatto a Torino. La politica industriale si fa riducendo la burocrazia, attraendo investimenti esteri, riducendo il costo del credito per le imprese, migliorando la ricerca. Non crediamo invece che un funzionario ministeriale o peggio un politico sia in grado di selezionare il nuovo Steve Jobs o i settori industriali del futuro. Su questo abbiamo già dato e non vogliamo ripetere le esperienze fallimentari del passato.

6) Vuole ridurre le tasse? Se sì, con quali risorse e di quanto? A quali fasce? La tassazione va spostata dalle cose alle persone? 
La pressione fiscale non può essere ridotta nel breve a causa dei vincoli di bilancio. Possono essere ridotte le aliquote sulle imprese e sui cittadini onesti recuperando l’evasione fiscale. Il nostro piano antievasione consentirà di ridurre l’evasione di circa un terzo recuperando 30-40 miliardi l’anno che andranno integralmente in sgravi fiscali. In parallelo al piano di lotta/rientro dall’evasione, proponiamo una riforma in tre fasi: da subito un bonus alle famiglie di lavoratori dipendenti con meno di 2.000 euro netti mensili di reddito (con 12,7 miliardi si potrebbe dare un bonus di 100 euro mensili a 10 milioni di famiglie). Nella seconda fase il bonus è esteso alle partite iva che si rendono trasparenti nei confronti del fisco. Nella terza fase, ridotta l’evasione a limiti fisiologici e ridata significatività alle fasce di reddito irpef, si può procedere a una riforma di quest’ultima, riducendo la prima aliquota, accorpando quelle intermedie e ridisegnando il sistema delle detrazioni, con preferenza per quelle fisse o legate alle spese essenziali delle famiglie.

7) È accettabile che l’Europa sia a più velocità? È giusto che i bilanci siano approvati da un supercommissario ad hoc? Passando all’interventismo umanitario, dopo la Libia bisogna intervenire manu militari anche in Siria?
L’Europa è già a due velocita. I paesi dentro l’Eurozona e gli altri. Noi siamo a favore degli Stati Uniti d’Europa e crediamo che valga ancora il principio fondante della democrazia “no taxation without representation”, quindi siamo a favore di un’approvazione dei bilanci europea nella misura in cui questo si accompagni a un rafforzamento del processo di integrazione, con l’elezione diretta del presidente della commissione europea e un vero potere d’iniziativa legislativa per il parlamento europeo. La questione della Siria è un problema complesso. Le condizioni per un intervento militare, per ora, non sono riunite, ma nel frattempo è necessario che il governo italiano riconosca l’opposizione siriana come l’unico governo del Paese, come ha fatto la Francia pochi giorni fa.

8) Chi nasce in Italia quando ha diritto alla cittadinanza? Le discriminazioni positive vanno attuate? Pensa di introdurre il quoziente familiare? Le coppie gay possono sposarsi e avere figli?
Chi nasce in Italia è italiano. Le discriminazioni positive possono essere utili nelle fasi di transizione, per questo proponiamo le quote rosa a tempo. Per quanto riguarda le coppie LGBT, il punto di partenza è la civil partnership sul modello inglese o tedesco, da realizzare entro i primi cento giorni del nuovo governo di centrosinistra per mettere fine a un’attesa davvero troppo lunga. 

1) Il ministro Fornero è stata travolta dalle polemiche quando ha spiegato che il «lavoro non è un diritto ma va conquistato». Ha ragione sì o no? E perché?
Certamente, poiché il lavoro non si crea per decreto. Difatti occorre considerare che, sia all’interno del perimetro dell’Unione Europea, che nelle immediate vicinanze si è ormai determinata una competizione molto insidiosa. La dimostrazione concreta di quanto affermo è rappresentata dal contratto che la Fiat ha stipulato a poche centinaia di chilometri da Trieste, in Serbia, con i lavoratori di una sua fabbrica che guadagneranno circa 350 euro al mese.

2) Per arrivare a mettere in piedi un’azienda che funzioni bisogna spesso passare prima da molti tentativi falliti. Eppure il nostro Paese perdona tutto ma non l’aver visto una propria azienda chiudere i battenti (in maniera non fraudolenta). Cosa farebbe lei come prima cosa per stimolare la cultura d’impresa?
La burocrazia non deve costituire una sorta di insostenibile percorso ad ostacoli ma deve favorire l’attività delle imprese. Dal canto loro, le imprese che si orientano al rischio devono accettare le regole del gioco e operare in trasparenza e non in nero. Se c’è innovazione, se c’è cultura d’impresa, si riuscirà a conquistare spazio sui mercati. E non c’è dubbio che il merito deve diventare il punto di riferimento di ogni decisione legislativa o di bilancio in materia.

3) Esiste una questione settentrionale o, come afferma un esponente del Pd, «non è mai esistita»? Se esiste, che cura propone?
Esiste una questione del Paese. I tedeschi hanno integrato due Stati come la Repubblica Federale e la Ddr in un’unica Germania e oggi i Länder dell’Est sono quelli che guidano la ripresa o comunque la tenuta del sistema economico tedesco. I problemi del Nord italiano devono essere capiti dal Sud, ma vale anche il discorso inverso. Ognuno ha le sue specificità. La somma di egoismi e furbizie ci porta fuori dal contesto europeo e internazionale.

4) Ha intenzione di tagliare la spesa pubblica? Se sì, di quanto? In quali settori?
La spesa pubblica va tagliata non in modo lineare ma avendo cura di compiere scelte selettive. Ad esempio gli enti locali devono fornire i servizi alle persone applicando il modello Isee che fotografa il benessere delle famiglie. Chi può, deve concorrere. Chi porta all’asilo nido il figlio sulla Porsche non può pensare di ottenere l’esenzione dal pagamento delle rette di iscrizione come chi ne ha davvero bisogno. Eppure casi come questo li abbiamo individuati davvero a Milano e sono solo la punta di un iceberg. Quel tempo deve finire.

5) Come pensa di risolvere i problemi della giustizia? Occorre una politica industriale o lo Stato deve starne fuori? Come pensa di combattere le mafie italiane?
La lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata deve essere condotta senza ambiguità. La vittoria dello Stato crea le condizioni per attirare investimenti dall’estero. Quanto alla politica industriale lo Stato deve fissare le regole per un’economia sociale di mercato in cui i conflitti di interesse vengono messi in un angolo. Il governo ha il dovere di compiere scelte industriali e di attuare una vera e propria politica industriale, avendo di mira l’interesse generale.

6) Vuole ridurre le tasse? Se sì, con quali risorse e di quanto? A quali fasce? La tassazione va spostata dalle cose alle persone?
La grande battaglia sul fisco si fa facendo pagare le tasse a tutti. La lotta all’evasione fiscale produce come effetto la riduzione delle tasse a chi le paga. È una vera e propria battaglia di civiltà. Così la pressione si può ridurre sui cittadini onesti e il bilancio dello Stato può riprendere fiato. C’è bisogno di chiamare a collaborare tutti i cittadini i quali devono sentirsi parte del processo fiscale. Il contrasto di interessi è una delle armi per fare in modo che tutti facciano la propria parte, prima di arrivare alla delazione come pure avviene legalmente in altri Stati democratici dell’Occidente.

7) È accettabile che l’Europa sia a più velocità? È giusto che i bilanci siano approvati da un supercommissario ad hoc? Passando all’interventismo umanitario, dopo la Libia bisogna intervenire manu militari anche in Siria?
Per quel che riguarda l’Europa penso intanto che sia necessario puntare a una dimensione federale, nella quale il governo della moneta sia un’azione conseguente della statualità più ampia. E oltre la moneta c’è l’esercito. Che a sua volta è legato a una politica estera europea. Ciò che tanto servirebbe in questo momento anche per dirimere gli annosi contrasti del Medio Oriente.

8) Chi nasce in Italia quando ha diritto alla cittadinanza? Le discriminazioni positive vanno attuate? Pensa di introdurre il quoziente familiare? Le coppie gay possono sposarsi e avere figli?
Chi nasce in Italia deve avere il diritto alla cittadinanza. Ogni bambino ha diritto di avere un padre e una madre, per questo sono contro l’affidamento a coppie omosessuali. I bambini non sono un trofeo. D’altro canto alle coppie omosessuali e più in generale alle unioni civili vanno riconosciuti tutti quei diritti di solidarietà civile che sono essenziali per una convivenza armoniosa. Così come è bene che la famiglia formata sull’unione tra un uomo e una donna resti il perno di una società civile ben organizzata.

1) Il ministro Fornero è stata travolta dalle polemiche quando ha spiegato che il «lavoro non è un diritto ma va conquistato». Ha ragione sì o no? E perché?
Ad onor del vero, il ministro Fornero ha successivamente specificato le sue parole. Ma a prescindere dal pensiero del ministro, il tema è centrale ed è lì sul campo della società e della politica italiana. Il lavoro è certamente un diritto, così come sancito dalla nostra Costituzione, ed oggi non viene assolutamente tutelato. Basti pensare a come il lavoro abbia perso la centralità nella nostra società, a come sia stato considerato merce povera e non il principale mezzo per la costruzione di benessere sociale diffuso. La precarietà non è un effetto collaterale delle leggi sul lavoro, ma il frutto del paradigma culturale che ha governato l’Europa negli ultimi anni. Una cittadinanza senza lavoro è priva non tanto e soltanto di reddito per il sostentamento, ma è priva di partecipazione alla produzione della ricchezza economica e sociale nazionale. Una cittadinanza senza lavoro è quindi una cittadinanza dimezzata. Inoltre il lavoro significa oggi più che mai indipendenza per i più giovani e, quindi, definizione di una identità sociale, che molto spesso tarda ad arrivare, proprio a causa della mancanza di lavoro o del lavoro intermittente.

2) Per arrivare a mettere in piedi un’azienda che funzioni bisogna spesso passare prima da molti tentativi falliti. Eppure il nostro Paese perdona tutto ma non l’aver visto una propria azienda chiudere i battenti (in maniera non fraudolenta). Cosa farebbe lei come prima cosa per stimolare la cultura d’impresa?
Credo che i problemi delle imprese e di chi vuole fare impresa oggi in Italia non siano risolvibili con una sola misura, né con una singola iniziativa del legislatore. E credo anche che la cultura di impresa sia strettamente connessa alla cultura del lavoro, più in generale. Nel momento in cui il lavoro perde il suo valore, anche l’impresa rischia. Per risolvere la situazione abbiamo bisogno di intervenire con un complesso di iniziative che premino il lavoro, l’innovazione, la ricerca, le assunzioni e l’investimento in formazione continua dei lavoratori. Il nostro Paese può contare su idee innovative, brillanti, ma che spesso si scontrano con tutti i limiti di una burocrazia lenta e con la mancanza di una visione strategica da parte degli Enti pubblici e della politica. Sono convinto, quindi, che ci sia bisogno di aiutare chi ha una buona idea e intende realizzarla. In Puglia, ad esempio, abbiamo attivato un bando per finanziare le start up innovative in diversi ambiti produttivi e oggi abbiamo un tessuto produttivo più ricco, protagonista nelle esportazioni e nei nuovi brevetti.
Un altro problema da affrontare riguarda il riutilizzo dei ricavi delle imprese, che molto spesso vengono destinati al mercato finanziario e alla rendita; un’operazione che a lungo andare distrugge il nostro sistema produttivo. Ecco perché credo sia necessario pensare a dei premi fiscali per favorire chi lascia i propri profitti nell’impresa, per investire in innovazione, nuova e più qualificata occupazione, formazione del personale.

3) Esiste una questione settentrionale o, come afferma un esponente del Pd, «non è mai esistita»? Se esiste, che cura propone?
Io vedo un’unica questione nazionale. In questa campagna per le primarie ho incontrato molte persone che vivono nel Nord, molti lavoratori, molti piccoli imprenditori, che mi hanno parlato dei loro problemi, per nulla diversi da quelli che si vivono nel Sud Italia. La questione settentrionale oggi la vediamo in tutta la sua crudezza nelle imprese strozzate dalle mafie e dalle ‘ndrine che si sono infiltrate nel tessuto produttivo, con il placet della politica, e ingoiano risorse pubbliche, impongono il pizzo, terrorizzano il mercato. Lo stesso accade in alcune aree del Mezzogiorno. Le piccole e medie imprese del Nord lamentano, ad esempio, la scarsa attenzione della politica all’economia, lamentano la mancanza di accesso al credito e la lontananza del sistema bancario dalle loro esigenze. Sono gli stessi temi che sollevano i produttori del Mezzogiorno. I problemi degli operai di Pomigliano sono gli stessi dei loro compagni di Mirafiori, con un’azienda che non dimostra di avere idee chiare rispetto al futuro produttivo. I problemi della fabbrica di acciaio a Piombino e a Venezia, sono gli stessi di Ilva a Taranto e a Genova. O ci decidiamo una volta per tutte a guardare a quello che accade da un punto di vista complessivo e non dal tinello di casa e ciascuno dal proprio giardino, o dubito che riusciremo a tirarci fuori da questa situazione di crisi.

4) Ha intenzione di tagliare la spesa pubblica? Se sì, di quanto? In quali settori?
Dobbiamo uscire definitivamente dalla logica dei tagli lineari che hanno prodotto disastri nel welfare e nel sistema della formazione pubblica. Il fallimento di una intera classe dirigente di questo Paese è scolpito proprio nei tagli ai servizi essenziali per i cittadini, servizi considerati quasi come spesa improduttiva, e nei tagli agli investimenti nei settori strategici per la crescita e il futuro del nostro Paese. E nel frattempo sono rimaste intatte tutte le storture e le brutture del nostro sistema.
Nel mio programma di governo ho inserito, innanzitutto, un taglio ai costi delle caste: riduzione del numero dei parlamentari, abolizione dei vitalizi per parlamentari e consiglieri regionali, abolizione delle province, taglio del contributo pubblico ai partiti, che con i soldi pubblici non devono poter effettuare investimenti né in edilizia, né in operazioni finanziarie. Poi ho previsto un taglio alle pensioni d’oro, un contenimento delle spese militari e la cancellazione del programma di acquisto degli F35. Inoltre, abbiamo bisogno di ridurre la spesa corrente improduttiva degli apparati burocratici per destinare le risorse agli investimenti: penso ad esempio alla limitazione dell’outsourcing nella Pubblica Amministrazione e alla ottimizzazione della spesa sanitaria, attraverso un’attenta valutazione delle spese per la diagnostica e la farmaceutica e delle convenzioni con i privati. Va aggiunto però, che la Pubblica Amministrazione ha bisogno anche di un profondo rinnovamento, perché non possiamo pensare di risanare e rilanciare un intero Paese, se non funziona la macchina amministrativa che deve sostenere il rilancio. Penso, quindi, che il rilancio della Pubblica Amministrazione passi dalla infrastrutturazione digitale, attraverso il collegamento in banda larga degli enti centrali e periferici, e dall’open data, che consente il massimo livello di trasparenza e scambio di dati con i cittadini, ma anche dal reclutamento di nuove giovani risorse nella macchina amministrativa.

5) Come pensa di risolvere i problemi della giustizia? Occorre una politica industriale o lo Stato deve starne fuori? Come pensa di combattere le mafie italiane?
La domanda sulla difficoltà di competitività delle imprese italiane, a mio avviso, è ben posta e pone la questione su un piano di discussione serio e concreto, la migliore risposta a chi in questi anni si è ostinato a pensare che l’unica arma per aumentare la competitività sia la riduzione dei diritti e degli stipendi dei lavoratori. Innanzitutto dico cha la mancanza di una politica industriale vera in Italia ha prodotto enormi ritardi. In Germania hanno risolto il problema della produzione dell’acciaio circa 30 anni fa; noi iniziamo a ragionarci oggi, con tutte le problematiche annesse. Di politica industriale nel nostro Paese si parla solo quando ci sono delle vertenze, ed è un male, perché invece, altri Stati europei hanno fatto le loro fortune proprio indirizzando lo sviluppo, accompagnando le imprese verso nuovi mercati, verso l’innovazione. Una politica industriale seria dovrebbe spingere i settori produttivi verso la creazione dei distretti, verso l’ambientalizzazione degli apparati produttivi, verso la green economy, la produzione di energia da fonti rinnovabili e verso l’innovazione dei processi, anche nel settore agricolo. Queste sono le battaglie da vincere per aumentare la competitività delle nostre imprese.
E contestualmente vanno risolti i problemi della giustizia: la lentezza della giustizia civile costa alle imprese circa 2 miliardi di euro e possiamo risolverla attraverso l’informatizzazione del fascicolo giudiziario, come è stato fatto in Puglia con il progetto Auror@.
Per quanto riguarda le mafie e la corruzione, invece, dobbiamo aggredire con più convinzione i patrimoni mafiosi, proteggere chi denuncia e impedire a corrotti e collusi di continuare a esercitare qualunque tipo di attività politica. Da questo punto di vista, la legge del ministro Severino, cosiddetta anti corruzione, è stata un’occasione sprecata, per via della mancata reintroduzione del reato di falso in bilancio e di auto riciclaggio.

6) Vuole ridurre le tasse? Se sì, con quali risorse e di quanto? A quali fasce? La tassazione va spostata dalle cose alle persone?
La ricchezza negli ultimi 30 anni si è spostata dalla produzione alla rendita. Considerate che il 10% delle famiglie più ricche detiene circa il 50% delle ricchezze del Paese; una sproporzione inaudita.
Nel mio programma prevedo una rimodulazione delle aliquote Irpef che tenga realmente conto della progressività delle imposte, diminuendo le tasse alle fasce medio-basse, facendo pagare di più coloro che hanno di più. Inoltre, c’è bisogno di una patrimoniale sugli attivi finanziari, con una esenzione per i piccoli risparmiatori e per i patrimoni al di sotto dei 700mila euro. Va detto, comunque, che qualsiasi discorso sul fisco non può prescindere da una lotta senza quartiere all’evasione fiscale e all’emersione degli ingenti capitali italiani spostati nei paradisi fiscali. Un accordo con la Svizzera e con altri Paesi che offrono un certo tipo di condizioni per far emergere i patrimoni dei cittadini italiani, garantirebbe maggiori entrate fra i 20 e i 30 miliardi di euro.

7) È accettabile che l’Europa sia a più velocità? È giusto che i bilanci siano approvati da un supercommisario ad hoc? Passando all’interventismo umanitario, dopo la Libia bisogna intervenire manu militari anche in Siria?
Visto quello che sta succedendo a Gaza, il silenzio dell’Europa è imbarazzante. Sarebbe forse il caso di ritirare il Premio Nobel. L’Europa è oggi capace di imporre agli stati membri il Fiscal Compact e di restare in silenzio sulle violenze e sulla mancanza di diritti; per questo l’Europa è percepita come una minaccia piuttosto che come una risorsa, proprio perché è rimasta solo una moneta e ha tradito le aspettative di libertà e di unificazione politico-sociale dei popoli. Abbiamo speso miliardi e miliardi di euro per salvare le banche, che poi si sono rivelate indisponibili al credito, mentre il Parlamento Europeo è stato incapace di esercitare un potere di indirizzo nei confronti della Commissione e della Banca Centrale Europea.
Noi coltiviamo il sogno degli Stati Uniti d’Europa, che siano garanti dei diritti dei popoli, garanti dello sviluppo sociale degli Stati e non delle politiche merkeliane e del Fiscal Compact. Una piena integrazione europea prevede che il Parlamento Europeo abbia maggiori poteri e l’Europa si doti di un’unica voce in politica estera, capace di svolgere quel compito di dialogo e di pace che oggi è del tutto assente. Solo l’Europa può assumere il compito di dialogo con i Paesi del Mediterraneo. Per quanto riguarda la Libia e la Siria, mi arrabbio e mi oppongo ogni qual volta l’Europa utilizza le forze armate e le metodiche militari per la risoluzione dei conflitti, piuttosto che far pesare la politica e i rapporti di cooperazione che ha instaurato negli anni.

8) Chi nasce in Italia quando ha diritto alla cittadinanza? Le discriminazioni positive vanno attuate? Pensa di introdurre il quoziente familiare? Le coppie gay possono sposarsi e avere figli?
Non è più il tempo di diritti dimezzati. I cittadini italiani meritano di avere gli stessi diritti degli altri cittadini europei. Il diritto ad amare, il diritto a concepire, il diritto a decidere come proseguire la propria vita dignitosamente, il diritto a donare amore a un figlio. E il diritto ad avere una patria. Si è italiani se si nasce in Italia, assolutamente. La nostra nazionale di calcio è una chiara fotografia di quanto la politica sia in ritardo su questo tema.
Per quanto riguarda il quoziente familiare, credo che tendenzialmente sia giusto arrivare a un sistema simile a quello francese, ma il punto è che bisogna riorganizzare la base fiscale, come già detto, alleggerendo il carico su coloro che la crisi la stanno pagando. Se non leghiamo l’argomento del quoziente familiare al ragionamento più complessivo del fisco e della redistribuzione delle risorse, il rischio è che facciamo solo propaganda. 

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