(articolo originariamente pubblicato da Altroconsumo)
Un nuovo modello di offerta sanitaria si è fatto strada nelle nostre città. Il rassicurante Servizio sanitario nazionale, il cosiddetto sistema pubblico della salute, che finora ci ha distinto dalle costose (per i cittadini) logiche di cura diffuse in altri Paesi, sta radicalmente cambiando. Come dimostra questo nostro viaggio nell’offerta sanitaria privata di otto importanti città, la scelta del cittadino è spesso di tipo economico: l’attuale modello di sistema pubblico non è sempre conveniente rispetto a quello privato.
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Cure private non sempre care
In ognuna delle città dell’inchiesta abbiamo contattato sia cliniche private sia strutture miste, ovvero convenzionate con il Servizio sanitario nazionale (Ssn). Al telefono abbiamo chiesto quanto tempo dovevamo aspettare per l’esame/visita, il costo, l’eventuale convenzione con mutue o assicurazioni private e se era possibile presentarsi il sabato. Le prestazioni che abbiamo scelto (visita ortopedica, ecografia addominale, gastroscopia e panoramica dei denti) sono tra le più richieste.
Sotto un profilo economico le risposte delle realtà private sono spesso variabili da città a città, ma anche all’interno dello stesso comune. A fronte di tempi di attesa contenuti (in media, solo qualche giorno), che distinguono nettamente il servizio privato da quello pubblico, sul piano delle tariffe la sanità privata a volte compete con il ticket. Per esempio, se facciamo un’ecografia dell’addome in città come Bari, Napoli e Palermo i prezzi più bassi rilevati sono allineati con quelli del servizio sanitario (circa 50 euro). Il centro privato compete con l’ospedale anche per la radiografia panoramica dei denti. Se, invece, si tratta di esami complessi, come una gastroscopia, la forbice dei prezzi è ampissima: con l’Ssn costa circa 50 euro, mentre privatamente, in una citta dove vige il carosanità, come Milano, si possono pagare in media 520 euro.
L’assistenza privata nel pubblico
La realtà della sanità pubblica oggi non è solo il ticket. Un importante tratto dell’offerta sanitaria italiana è legato alla cosiddetta attività intra moenia (“tra le mura”), ovvero la possibilità per i medici di svolgere la professione all’interno dell’ospedale. Il vantaggio per il cittadino è di scegliere il medico preferito, senza impegnativa e a tariffe controllate, concordate tra il professionista e l’ospedale. Ma è proprio così?
Abbiamo preso contatti con alcune strutture pubbliche chiedendo di poter prenotare le stesse quattro prestazioni, questa volta usufruendo dell’offerta intra moenia. Mentre i tempi di attesa sono omogenei e sempre contenuti (entro i 3-4 giorni), la tariffa è molto varia: una visita ortopedica costa tra i 70 e i 150 euro; una gastroscopia da 150 a 380 euro; un’ecografia dell’addome da 70 a 165 euro. Dal punto di vista economico in media le cure fatte in regime privato all’interno degli ospedali non sono particolarmente convenienti rispetto alle cliniche. Questo in generale, poi ogni città e soprattutto ogni realtà ospedaliera ha specifiche caratteristiche.
Cure accessibili a tutti
La realtà ospedaliera negli ultimi anni ha subito profondi cambiamenti, nel bene e nel male. È bene quando ai cittadini-pazienti si offrono nuove strade per curarsi, e in questo senso l’apertura ai liberi professionisti all’interno degli ospedali è una logica sostenibile; è un male, invece, se curarsi diventa sempre più caro, compreso il servizio pubblico (il ticket), e ai cittadini non viene lasciata alternativa se non quella di rinunciare alle cure.
Che il sistema sanitario stia cambiando lo denuncia, per esempio, l’introduzione del super ticket. Non abbiamo pregiudizi verso una sanità nuova, efficiente e rapida se la professionalità e l’etica dei medici è la stessa; il dubbio è che questa “privatizzazione” progressiva alla lunga rischi di far diventare le cure mediche un lusso per pochi. Come accade già in altre realtà straniere.