Il piano era semplice: far saltare in aria il Parlamento polacco con quattro tonnellate di esplosivo piazzate in un veicolo, uccidendo anche il presidente, impegnato nella discussione del bilancio con tutti i ministri. L’idea folle era di un ricercatore universitario di 45 anni, esperto di chimica all’Università dell’Agricoltura di Cracovia, che, come tale, aveva accesso a materiale esplosivo. Gli inquirenti, come racconta la Bbc, sono riusciti a scoprire il suo progetto e a bloccarlo in tempo, grazie ad alcune indagini sui contatti tra Breivik, il terrorista xenofobo norvegese, autore della strage di Utoya, e il mondo anti-semita polacco.
Alla notizia, il rettore dell’Università Wlodzimierz Sady è rimasto scioccato: «Non c’era niente in lui che lasciasse immaginare una cosa del genere», ha dichiarato alla stampa. Eppure, stando a quanto dicono gli ufficiali, «la minaccia dell’attacco era una cosa seria». Il sospettato, ora in arresto (con l’accusa di terrorismo), anche per possesso illegale di pistole e munizioni, ha confessato il suo piano. La sua intenzione era di fabbricare la bomba, insieme ai detonatori, e di farla scoppiare di fronte al parlamento, perché «non era d’accordo con la direzione che aveva preso il paese», sempre più nelle mani di «polacchi non puri», come riportano gli ufficiali che lo hanno interrogato. Ha rifiutato la perizia psichiatrica.
Insieme a lui sono stati arrestati altri due uomini, per possesso illegale di armi da fuoco. Secondo la ricostruzione, avrebbero compiuto anche delle prove di esplosione in aperta campagna.