Bisogna partire da Milanello, il campo di allenamento del Milan, per capire del riavvicinamento del Pdl di Silvio Berlusconi alla Lega Nord di Roberto Maroni. Qui, tra una punizione pennellata di El Sharaawy e una telefonata alle prefetture da parte di Isabella Votino (responsabile dei media della Lega e dirigente dei rossoneri per i rapporti con l’Osservatorio manifestazioni sportive del Viminale ndr), sono stati fissati i primi punti di un’alleanza che quattro giorni fa in pochi potevano ipotizzare. Con Umberto Bossi fuori dai giochi, è la Votino in queste ore a fare da tramite per le comunicazioni tra il Cavaliere e Bobo, cercando di convincere l’ultimo a un nuovo accordo con il primo.
E così, dopo la minaccia di Maroni di correre da solo in regione Lombardia, (era martedì scorso, ndr), qualcosa è cambiato nella mente del Cavaliere. Tanto che giovedì – quando il Pdl ha deciso di astenersi al Senato sul dl sviluppo aprendo la crisi di governo – Bobo ha deciso di dare manforte a Berlusconi e Angelino Alfano, il segretario pidiellino. Quel «Forza Cav» twittato proprio da Maroni in serata è stato digerito con difficoltà da tanti leghisti. Ma dopo il vertice di ieri nella villa berlusconiana di via Rovani, inizia a trovare spiegazioni: per Berlusconi che si è appena ricandidato a premier c’è ancora spazio per trattare con il segretario federale. «Aspettiamo le decisioni della Lega a livello nazionale» dice il segretario regionale del Pdl Mario Mantovani.
In pratica, dopo la riunione dei vertici pidiellini, da Ignazio La Russa a Roberto Formigoni, il Pdl formalizza alla Lega Nord la sua offerta: un appoggio a livello regionale con Mariastella Gelmini come vicegovernatore per avere in cambio un appoggio nazionale. Il nodo non è solo la conquista del Pirellone, ma il Senato. Perché con l’attuale sistema elettorale, in regioni come Lombardia e Veneto, si possono prendere più senatori: lo ha spiegato il professor Roberto D’Alimonte sul Sole 24 di ieri. Detto in soldoni, anche se una coalizione Lega-Pdl perdesse a livello nazionale, per il centrosinistra di Pier Luigi Bersani risulterà difficile governare a palazzo Madama.
Adesso è tutto nella mani di Maroni e della nuova Lega 2.0, nata sulle ceneri dell’asse del Nord e delle cene di Arcore tra Bossi e il Cavaliere. Il Carroccio prenderà una decisione nei prossimi giorni. Forse già domani in via Bellerio, ma è probabile che il consiglio federale ratifichi l’eventuale accordo la prossima settimana, quando il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano avrà deciso la data delle elezioni, regionali e nazionali. Al momento, però, l’idea di un accordo con Berlusconi candidato premier non piace proprio ai vertici di via Bellerio, tranne che a Maroni.
Lo ha già detto il sindaco di Verona Flavio Tosi, che è pure segretario nazionale della Liga Veneto («Mi candido a premier ma senza Berlusconi») . Lo ha ribadito a più riprese il segretario lombardo Matteo Salvini («Berlusconi vada a Milanello»). I giovani maroniani, insomma, lo affermano all’unisono: no a Berlusconi. Lo dicono pure dei sondaggi interni a via Bellerio, firmati Swg ,che danno percentuali bulgare al ribasso su un nuovo accordo tra Berlusconi e la Lega: chi li ha visti è rimasto senza parole.
Per il Carroccio, in sostanza – è opinione comune tra i leghisti – sarebbe un tracollo ritrovarsi insieme al Cavaliere sulla scheda elettorale, dopo che la base ha già fatto fatica a digerire l’arrivo dell’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti che appoggerà Bobo nella corsa alla presidenza di regione Lombardia. Eppure, dal momento che tutti, compreso l’ex capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, non vogliono accordi con il Pdl, in via Bellerio a molti è suonato strano quel tweet di Maroni come le ultime dichiarazioni dell’ex ministro dell’Interno: «Possibile dialogo con il Pdl». Affermazione che fanno il paio con quanto detto dallo stesso Berlusconi fuori da via Rovani. «Chiusura a Maroni? No, tutt’altro».
E allora bisogna tornare a Milanello, dove il Milan prova gli schemi di gioco e dove l’ex presidente del Consiglio è ormai di casa. In questa settimana che sarà decisiva per il Carroccio, per le alleanze e per il futuro politico, gli occhi non saranno tanto puntati sull’infortunio di Nigel De Jong al tendine d’achille, quanto proprio sulla bella portavoce irpina Isabella Votino. La «badante» di Maroni, come qualcuno l’ha malignamente soprannominata in via Bellerio, avrebbe ricevuto l’incarico di convincere Bobo nel riavvicinamento al Cavaliere.
L’obiettivo da raggiungere per la bella Isa è complesso, perché tutto il partito sta remando contro. Ma non è detto che l’ex ministro dell’Interno non si faccia un’altra volta convincere da questa giovane esperta di comunicazione, capace di rivoluzionare il look e l’immagine pubblica di un leghista nato a Varese con il mito di Bruce Springsteen. Come dicono tanti giocatori di calcio avvicinati da Berlusconi in questi anni, «al Milan è sempre difficile dire di no».