Quei poteri ottuagenari che sognano l’eternità

Quei poteri ottuagenari che sognano l’eternità

E così, in una fredda serata di dicembre, si siedono attorno a un tavolo Cesare Geronzi, Giovanni Bazoli, Carlo De Benedetti, ospite la Fondazione Corriere della Sera di Piergaetano Marchetti. Occasione, la presentazione di Confiteor, libro intervista di Massimo Mucchetti a Geronzi. Accanto a loro, con loro, il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli.

C’era un pezzo importante, decisivo del secondo Novecento bancario italiano: ci sono poteri romani, poteri lombardi, storie di vecchi legami e vecchi dissapori. Mancava solo – vista in streaming la presentazione – quella voglia di dire tutta la verità che serve al paese. Attorno agli ottant’anni – ci si immagina – si è liberi abbastanza da dirla tutta a tutti, senza troppi peli sulla lingua che, ormai, “quel che si doveva fare si è fatto”. E invece no e a fare l’outsider – lo so che vien da ridere, ma considerate il lato tragico… – ci pensa addirittura l’ingegner De Benedetti. In questo strano paese, dove il capitalismo è una catena corta e attorcigliata su se stessa, il motto di una generazione e di un sistema assomiglia così a quello di chi di anni ne ha meno della metà: “Il meglio deve ancora venire”.  

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