A pochi giorni dalla chiusura delle liste, che dovranno essere consegnate entro il prossimo 21 gennaio, il movimento civico “Rivoluzione Civile” guidato dall’ex procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, ribadisce che non ci sarà alcun “patto di desistenza” con il Pd ma perde un pezzo da novanta. Un pezzo da novanta che si chiama Salvatore Borsellino, il fratello del giudice ucciso dalla mafia il 19 luglio del 1992, e leader del cosiddetto “Popolo della Agende rosse”.
La presa di distanza da parte di Borsellino sarebbe avvenuta qualche giorno fa. Le prime frizioni sarebbero nate perché alcuni media avrebbero riportato «una mia presunta candidatura nelle liste di Rivoluzione Civile», scriveva lo scorso 13 gennaio il leader delle Agende Rosse. A quel punto «ho ritenuto, con una mail inviata a Luigi De Magistris e ad Antonio Ingroia, di dovere sollecitare una smentita ufficiale da parte del movimento arancione e della lista che candida come premier lo stesso Antonio Ingroia».
Ma la smentita avrebbe tardato ad arrivare, e quando c’è stata, dopo qualche giorno, sarebbe stata fatta «con un semplice tweet», spiega Salvatore Borsellino a Linkiesta. «È un onore per me che persone come l’amico Salvatore Borsellino sposino la nostra #rivoluzionecivile con il loro impegno nella società!», twittava Antonio Ingroia per placare i toni.
Ma la contro-risposta di Borsellino è stata piccata: «Ringrazio Antonio per l’apprezzamento ma, a parte il fatto che il mio impegno nella società è rivolto e spero serva a ben altro che al sostegno di una lista, avrei preferito in questo momento vedere usato lo stesso mezzo, il tweet, rapido ed efficace , per la divulgazione della smentita che mi è stata assicurata e che invece non è ancora arrivata».
Ormai la rottura si era consumata, per Salvatore Borsellino l’approccio ingroiano era distante anni luce dai buoni propositi evocati in questi mesi dall’ex procuratore aggiunto. Nella notte del 15 gennaio, «alle 2 notte mi hanno chiamato – spiega Borsellino a Linkiesta – per la formulazione delle liste, chiedendomi di inserire un nome che non era quello da me segnalato». Da tempo Borsellino aveva indicato due nomi ad Ingroia: Lidia Undiemi, una studiosa di economia, e animatrice del movimento del fratello del giudice ucciso dalla mafia, e Benny Calasanzio Borsellino, un giornalista freelance, figlio di due vittime di mafia, e autore di un libro sul famoso “Capitano Ultimo”.
Consumatosi lo strappo, Borsellino prende le distanze dal movimento civico di Antonio Ingroia, e annuncia attraverso Facebook «che difficilmente potrò confermare quell’appoggio che, dopo alcune perplessità iniziali, avevo dato alla lista. Probabilmente qualcuno era interessato unicamente alla mia candidatura e una volta venuta a cadere questa ipotesi, non ha ritenuto di volere dare fiducia ai giovani da me indicati». Oltretutto, «i politici sono stati scelti in base alle contrattazioni di vecchio stampo tra i partiti componenti la lista mentre i soggetti della cosiddetta società civile in base alla notorietà ed alla visibilità mediatica che non sempre coincidono con l’impegno civile». Infatti in Sicilia nei primi posti delle liste di Rivoluzione Civile della Camera ci sarebbero tre noti giornalisti come Saverio Lodato, Sandro Ruotolo e Sandra Amurri.
A questo punto alle cosiddette “Agende Rosse” e al leader Salvatore Borsellino non resta che guardare al Movimento Cinque Stelle. All’interno del quale «ci sono diversi giovani come Giorgio Ciaccio, appena eletto all’Ars, e Giancarlo Cancelleri, che da sempre partecipano alle manifestazioni delle agende Rosse», dice Borsellino a Linkiesta. «Quando andrò a votare guarderò in quale lista ci saranno dei giovani che sono vicini al mio movimento». E con il Pd? «Mai assolutamente».
@GiuseppeFalci