Se i “like” su Facebook valessero quanto le firme raccolte nei banchetti in piazza, probabilmente il partito-fake più divertente e originale del momento avrebbe avuto meno problemi a presentare le liste di tanti altri partiti veri. C’è da dire che, proprio al pari dei partiti veri, anche questo è finito nel “video-pastone” iniziale dell’ultima puntata di Ballarò, quasi lo si potesse votare per davvero (lo trovate attorno al minuto 12,20 secondi di questo video). Un bel risultato per una burla, non c’è che dire.
Ma, purtroppo, con grande scorno dei suoi 70mila sostenitorisul social network, Feudalesimo e Libertà non sarà tra le liste votabili alle prossime elezioni politiche. Anche perché, a giudicare da alcuni dei punti programmatici (come ad esempio il ripristino della servitù della gleba, dello ius primae noctis e delle pene corporali inferte dal boia di corte, oppure il rilancio delle Crociate per la liberazione del Santo sepolcro, o ancora l’abbattimento della disoccupazione attraverso le corvée nelle terre dei feudatari), potrebbe avere qualche piccolo problemino con la carta costituzionale e i principi dell’89. Dettagli a parte, la pagina continua imperterrita a macinare successi e proseliti.
I più, ovviamente, stanno al gioco, e replicano ai proclami di Feudalesimo e Libertà scimmiottando il medesimo vernacolo in volgare, a metà strada tra le quartine stilnoviste e i borborigmi di Salvatore, il frate minorita descritto da Umberto Eco ne Il Nome della rosa. Ma sono in parecchi, oltre alla redazione di Giovanni Floris, ad aver preso sul serio i buontemponi creatori della pagina. E, talvolta, i commenti tra l’indignato e il sorpreso dei tonni presi all’amo suscitano nel pubblico più ilarità dei bizzarri post originali.
Dietro questo curioso fenomeno di costume facebookiano (un po’ parodia dei finiani di Fli, un po’ sberleffo a Fermare il declino) non c’è l’ultimo antipolitico di turno desideroso di sparigliare le carte nella campagna elettorale più confusa dai tempi della Dieta di Roncaglia, né un’agenzia di comunicazione in vena di stupire con l’ennesima campagna virale. Gli autori sono sei giovanissimi buontemponi con un’evidente passione per la storia medievale, il sano trolling, la musica metal e la buona birra. Restano avvolti dal mistero i nomi, i volti e la provenienza, anche se lo sfondo della loro “foto di gruppo” fa presumere che uno dei loro luoghi di ritrovo preferiti sia probabilmente un pub (pardon, hostaria) romano nella zona di San Giovanni.
Loro si firmano «Walther von der Vogelweide, lo più famoso et importante poeta germanico; Bernardo Gui pio domenicano inquisitore d’eretici et filibustieri; Goffredo da Viterbo cronista et dalle magne doti diplomatiche, Gerberto di Aurillac lo papa experto di scientia; Erasmo da Avignone sconosciuto et riscoperto sol’hora da li mecenati imperiali et Uguccione de la Faggiola fortzuto condottiero et capitano di ventura», anche se non esistono resoconti storici circa l’effettiva inclinazione da parte di questi illustri personaggi del passato per le felpe degli Iron Maiden.
Saperne di più sul loro conto è impossibile, come spiegano a Linkiesta a stretto giro di epistulae su Facebook: «Non potemus cumfidare altro poiché le spie et li sgherri de lo infido Ṣalāḥ al-Dīn Yūsuf b. Ayyūb b. Shādī b. Marwān (il feroce Saladino, per i profani, ndr) sunt ovunque et non vorremmo mettere in pericula le nostre terga; est assai ancora lunga la istrada chi habemus da percorrere. Siam servitori dello Impero, tutto lo resto est secundario et irrilebante»
La genesi di una pagina così originale e irriverente la spiegano comunque volentieri: «Fuimus cumtaptati da lo Imperatore in personam, lo quale tramite mistica et divina visionem habuit l’ispiratione su quelli chi sarebbero stati li suoi più fedeli portavoce: fin da lo principio contribuimmo a la stesura et creatione de lo Politico piano di battalia» dicono.
«L’esigenza – proseguono gli autori – fuit pugnare contra lo decadimento morale et sociale di ista societate, sed allo medesimo tempo lo proporre et porre solutione et rimedio pelli mali che affliggono lo Vecchio Continente da seculi». Insomma, contro il logorìo della vita moderna, le magagne della democrazia, le “diavolerie” della scienza e l’incombente minaccia di mori et saracini, l’allegra masnada di Feudalesimo e Libertà torna a propugnare, con un discreto consenso, il ritorno al caro vecchio Medio Evo.
Perché in fondo, sì, saranno stati anche “secoli bui”, ma in fin dei conti l’andamento dell’agone politico era decisamente più chiaro: l’Imperatore da una parte, il papa dall’altra, e tutti gli altri sotto. E, cosi, «contra codeste eresie et pello ritorno allo Sacro et Romano Impero collo suo justo et Sacro sistema sociale lo nostro movimento ha avuto li natali»