Benvenuta sinistra. Arrivederci Monti. La campagna elettorale di Sinistra Ecologia e Libertà è scandita da due saluti. Il primo è lo slogan scelto dall’agenzia di comunicazione Proforma (la stessa che ha realizzato i loghi della liste del Professore). Il secondo è il messaggio forte, chiaro e insistente, che Nichi Vendola vuole imprimere da qui al giorno del voto.
Il governatore pugliese presenta la campagna di Sel alla Residenza di Ripetta, nel cuore di Roma. Il luogo è lo stesso in cui poco prima di Natale andò in scena uno dei più discussi show di Silvio Berlusconi (in occasione della presentazione del libro di Bruno Vespa). Oltre al leader di Sinistra Ecologia e Libertà si presentano all’incontro numerosi candidati al prossimo Parlamento. Spicca la presenza dell’allenatore di calcio Renzo Ulivieri (candidato al Senato in Toscana), dell’ex presidente della Federazione nazionale della Stampa Roberto Natale (capolista in Umbria e Abruzzo, sempre a Palazzo Madama). Fotografatissimo Pape Diaw, il portavoce della comunità senegalese di Firenze, capolista in Veneto. Dietro al podio fanno bella mostra i manifesti che nelle prossime settimane copriranno i muri delle città italiane. Ci sono tre diverse versioni: sotto lo slogan “Benvenuta Sinistra” si alternano le facce sorridenti di una ragazza, un ragazzo e Nichi Vendola.
Nell’albergo a due passi da Piazza del Popolo manca Mario Monti. Eppure il presidente del Consiglio è uno dei protagonisti della conferenza stampa. Vendola lo cita più volte. Quasi sempre in coppia con Silvio Berlusconi. Il Professore è evidentemente la preoccupazione principale del governatore pugliese. Non potrebbe essere altrimenti: un’intesa tra Pd e Monti – magari resa necessaria da una risicata vittoria alle elezioni – finirebbe per marginalizzare Sel. Il gelo tra Bersani e il premier degli ultimi giorni tranquillizza solo in parte.
Ecco perché Vendola insiste sul presidente del Consiglio. Monti e Berlusconi? Stessa matrice, stessi obiettivi. «In Italia c’è un solo schieramento che si candida a governare: il centrosinistra. Gli altri si candidano a ipotecare la vittoria, ad azzopparla». Il leader di Sel lo ripete in più occasioni. Monti e Bersani non si candidano per vincere, ma per impedire l’affermazione di Bersani. Da qui l’inedito appello al “voto utile”. Vendola invita a scegliere l’asse Pd-Sel: l’unica coalizione in grado di vincere le elezioni.
Le analogie tra il Professore e il Cavaliere non sono finite. «Berlusconi e Monti – continua Vendola – sono partiti con lo stesso disco rotto: abbassamento della pressione fiscale. Ma sono proprio i due che hanno portato la pressione fiscale al picco più alto del mondo». Le prese di distanza continuano. L’agenda Monti? «Culturalmente è la cosa più arretrata che oggi ci sia in circolazione».
La strada al Professore è sbarrata. «Se saremo chiamati a governare lo faremo con pienezza». D’altronde «sarebbe difficile spiegare all’Italia che nello stesso governo ci sono Sel, Fini e Casini». I dirigenti del Partito democratico più sensibili al confronto con Mario Monti sono avvertiti. «Non si può impedire a Enrico Letta di chiedere il sostegno di Monti. Ma una cosa è appoggiare il governo, un’altra è appartenervi». La coalizione di governo deve essere omogenea. Far convivere anime troppo diverse potrebbe mettere in discussione la tenuta dell’esecutivo. Al governo dovranno essere rappresentati partiti in sintonia tra loro, possibilmente limitati nel numero. «La vera differenza rispetto al 2006 è proprio questa – racconta Roberto Natale – Il giorno del giuramento al Quirinale, i leader dell’Unione erano così numerosi che non riuscivano a entrare nella stessa fotografia. Questa volta non servirà il grandangolo»
Ma Vendola parla anche della necessità di riportare la sinistra al governo. «La sinistra: quell’oggetto rimosso, demonizzato, che ha a che fare con la giustizia sociale e la qualità della vita e dei diritti. Una sinistra che rialza la testa». Il leader di Sel scandisce i punti fondamentali della sua missione politica: solidarietà, uguaglianza, diritti. Ma anche lotta alla povertà, green economy. Lavoro, ovviamente. Obiettivi da perseguire con lealtà nei confronti degli alleati. «Non ci candidiamo a tirare la giacchetta a Bersani. A vivere la nostra presenza pubblica esercitando il diritto di veto e di interdizione oppure alzando i decibel del nostro radicalismo». Bersani è pronto a mettere da parte il dialogo con Monti?