BARI – Se fosse andato all’Inter per due milioni di euro, il Bari Calcio avrebbe pagato senza affanno stipendi e rate pendenti con l’erario. Nicola Bellomo, il gioiello calcistico della città, sembra la metafora di questa “Milano del Sud” che arranca e si contraddice. Città del commercio coi commercianti in crisi, capoluogo della cultura pugliese coi teatri chiusi. S’infuria quando è mafiosa per un giornale svizzero, tace quando è la base della mafia georgiana per l’antimafia. La crisi muta le cose. I Matarrese, il simbolo dell’impresa locale e dell’ormai fantasma di Punta Perotti, aspettano che qualcuno compri una volta per tutte la società con 35 anni di gestione e quasi 30 milioni di euro di debiti. La libreria Laterza, 117 anni di storia e riferimento ideale per più di una generazione di intellettuali e studenti, cede a Prada il suo ingresso principale aperto nel 1963 su via Sparano, il cuore del Paese degli affari.
Aeroporti di Puglia, la società della Regione Puglia che gestisce soprattutto lo scalo internazionale Karol Wojtyla di Palese, sarà in parte venduta a privati per fare cassa e collegarsi meglio col globo. Così la storica Fiera del Levante di Comune, Provincia e Camera di Commercio, i cui conti in rosso degli ultimi anni hanno eroso quasi 10 milioni di euro dal patrimonio netto. Il rinato Teatro Petruzzelli? La Fondazione lirico-sinfonica, commissariata dopo l’addio del sindaco Michele Emiliano per lo scandalo assunzioni e buco di bilancio (2 milioni di euro di perdite nel 2011, poi 63mila euro di attivo nel preconsuntivo 2012), pur di incassare soldi ha aperto le porte a tutti, da Baglioni al Congresso nazionale degli avvocati fino a Zygmunt Bauman. Nella zona industriale, antico regno di Pignone Sud e Breda Fucine Meridionali, il copione sembra lo stesso: alla Om Carrelli elevatori, ex di Fiat-Iveco, gli operai hanno brancolato due anni nel buio prima di passare dalla multinazionale tedesca Kion all’inglese Frazer Nash che qui farà taxi ibridi per Londra.
Teatro Petruzzelli
Bari però è poco british e rottamano tutti. Dalle urne 72 parlamentari: 42 deputati e 30 senatori. Sul tabellone dei candidati in Prefettura (vedi foto), brillano i fedelissimi di D’Alema e Berlusconi, gli evergreen da quasi 19 anni a Roma e le new entry. In un palmo di mano i nomi più discussi: Ferdinando Pinto, ex gestore del Petruzzelli durante l’incendio del 1991, nato nella vicina Molfetta e capolista per Montecitorio con la Lega Nord; Nicola Fratoianni, titolare regionale delle Politiche giovanili e braccio destro di Nichi Vendola, alla Camera con Sel ma in politica sempre “nominato”; Adriana Poli Bortone a capo del Grande Sud per il Senato nonostante il ritiro; Antonio Decaro, delfino di Emiliano, in corsa da deputato col Pd ma con una candidatura in pectore da futuro primo cittadino; Elvira Savino ancora in lista tra gli onorevoli Pdl nonostante lo scandalo Berlusconi-Tarantini, i due che proprio l’ex coinquilina di Sabina Began avrebbe fatto conoscere durante le sue nozze con l’ex premier testimone.
Il nastro si riavvolge. Ma, partiti a parte, come sta questo spicchio di Sud? Linkiesta l’ha chiesto a una voce critica e autorevole del dibattito sul Mezzogiorno come Franco Cassano, sociologo barese e teorico del “pensiero meridiano”. Il Pd l’ha scelto come capolista alla Camera. «Non vedo questo processo come univocamente negativo – dichiara Cassano -, definisce diversamente le cose da fare, dalla Fiera all’aeroporto al Petruzzelli. Quando fu bruciato il teatro e poi Laterza annunciò il licenziamento di alcuni redattori si disse che la città stesse perdendo l’anima. Negli ultimi vent’anni è stata questo, ma anche molto altro. Con lo sbarco della Vlora è iniziato un processo di vivacità in controtendenza rispetto alle patologie del tempo, si è inventata delle innovazioni politiche rilevanti, ha avuto un momento di vivacità forte della società civile e sul piano culturale come nel cinema ha prodotto delle figure importanti. La Puglia prima spariva sullo sfondo, ora ha un protagonismo, forse anche discutibile, ma ce l’ha».
Cassano si candida per la prima volta a 70 anni, ma non ha tessere di partito. Ritiene il modello Vendola esaurito, anche se «l’immagine di un comunista e gay ma governatore» ha contrastato quella del Sud uguale Gomorra. «Si è concluso un ciclo – ammette -, non si può ragionare sulla Puglia continuando a parlare della Puglia. Dopo gli otto anni del suo governo vien fuori che l’autonomia regionale non può risolvere tutti i problemi. Serve incardinarsi con la politica nazionale, se non s’incardina giriamo a vuoto. Cinquanta anni fa c’era un treno diretto tra Bari e Napoli, oggi bisogna fermarsi a Caserta e per andare a Skopije devo fare il giro da Roma e Vienna. Che fare? Occorrono investimenti e razionalizzazione dei fondi pubblici, penso ai comunitari usati talvolta a pioggia e per consenso. Il ciclo ‘bollenti spiriti’ e ‘principi attivi’ (fondi per borse di studio e progetti ai giovani pugliesi, ndr) come si trasformano in occupazione? Scaricare tutto sull’innovatività è sbagliato».
Niki però ha speso in media i quattrini di Bruxelles più dei colleghi di Napoli, Palermo, Potenza e Catanzaro insieme. Risultato? Ha sfondato il patto di stabilità: consentito per legge, ma camuffato (senza successo) in novità politica per le primarie del centrosinistra. In Puglia, dal 2005 a oggi, ci sono però 37mila occupati in più. Istat: otto anni fa 1 milione e 221mila, a fine 2012 quota 1 milione e 258mila. Merito di Vendola o delle imprese? Di certo anche per l’alto tasso di disoccupazione, in ogni caso giù dal 14,6 al 13,8 per cento.
Via Sparano, ricco quartiere Murat, il simbolo del dna mercantile dei baresi. «Se vendi qui, vendi ovunque», dicono gli immobiliari. Dal 2009 è stata un turn-over di cartelli fittasi, vendesi e cedesi attività. Per 70 metri commerciali fino a 8mila euro al mese. Chi ha subito il crollo dei consumi non ce l’ha fatta poi con stipendi e magazzini. Nel 2012 solo a Bari Confcommercio conta 705 attività commerciali chiuse e, a fronte di 510 nuove aperture, il saldo negativo è quasi raddoppiato rispetto a due anni fa (553 aperture e 663 chiusure). Il Comune? Ripete, non a torto, il mantra della spending review e del patto di stabilità interno. Poi in campagna elettorale annuncia: nuovo look alla “via dello shopping” con 4,6 milioni di euro (fondi del “Piano Città” del ministero delle Infrastrutture) e un totale di 2 milioni di euro a chi investe in aree di degrado urbano, cioè fuori dalla zona.
Sembra che la terra di San Nicola consumi anche se stessa come se fosse merce. È ancora “senza ironia e senza malinconia”, per dirla col critico Mario Sansone, vecchio pilastro della facoltà di Lettere locale. Taranto e Lecce restano altro. «Questo fondo levantino ha perso la centralità che aveva in passato in regione – ammette il filosofo -, si è trasformato. In via Sparano al posto di quella borghesia barese fondata sul commercio adesso ci sono i grandi marchi internazionali. Non è più così fortemente egemone, è mediata da altre forze, le dimensioni dell’economia globale che arrivano e si impattano».
Così pensi agli anni Sessanta, la Puglia della Dc e dell’industrializzazione. Aldo Moro. Dietro palme come Guatemala City, qui c’è l’Ateneo a lui intitolato solo tre anni fa. Aveva la cattedra di diritto penale. Ora qui fattacci non solo locali: il caso “parentopoli” nella facoltà di Economia feudo delle famiglie Massari, Tatarano e Girone; quello dei test d’ingresso truccati a Medicina con 3 condanne e 33 patteggiamenti. Poi l’ultimo stile Siena: una docente di Scienze delle finanze e promotrice finanziaria è scappata con quasi 20 milioni di euro in tasca e, per i pm baresi, li avrebbe raccolti tra clienti-risparmiatori per investirli su titoli falsi. C’è tutto e, anche se nella vicina Trani indagano il mondo, qui ci si livella pure con Giurisprudenza, quella di Gino Giugni e della Scuola del diritto del lavoro, che nell’ultimo anno ha perso quasi il 15% delle iscritti.
Che si salva? L’urbanistica di Angela Barbanente, assessore con Vendola e già docente di Pianificazione territoriale al Politecnico di Bari. Lo sostiene Salvatore Matarrese, presidente dell’Ance Puglia e costruttore, una famiglia legata a Punta Perotti, al Bari calcio e alla Dc, oggi capolista per Montecitorio in Scelta civica con Monti. Ha cinquant’anni ed è tra i primi sostenitori di Italia Futura, ma del governo pugliese non boccia tutto come ha fatto qui il leader Luca Cordero di Montezemolo. «Ho sempre trovato disponibilità e concertazione – spiega Matarrese -. Sono state fatte leggi all’avanguardia che ci hanno portato ad essere un riferimento nazionale almeno nel settore delle costruzioni e della legislazione. Quando c’è competenza e un dialogo scevro dalle ideologie i risultati si trovano. I piani di riqualificazione delle periferie (Pirp, ndr) sono stati un modello per la legge sulla rigenerazione urbana e sull’edilizia sostenibile, dalla capacità di mettersi insieme dei privati i Comuni hanno trovato il vantaggio di realizzare opere pubbliche che mai avrebbe realizzato con le proprie risorse».
Esempi? A Bari col Pirp di Japigia, rione popolare dimenticato da asfalto e cemento degli anni Settanta, 84 famiglie riavranno una casa dopo 31 anni in catapecchie del Comune con tetti anche in amianto: con quasi 100 milioni di euro tra fondi pubblici e privati, nasceranno 148 nuovi alloggi pubblici, un centro polifunzionale, una palestra, due scuole e due parchi, e per gran parte a risparmio energetico e in bioarchitettura. Così in altri 30 Comuni della Puglia. Ma oltre all’assaggio di vivibilità nel disagio sociale (qui c’è il clan Parisi), la luce è lontana: dopo il sì della Regione a luglio scorso, si aspetta ancora la bonifica dei 14 ettari della cosiddetta “Ilva di Bari”, l’ex fabbrica dell’amianto Fibronit attiva qui per mezzo secolo fino al 1985 (il Comitato stima 350 persone morte tra residenti e operai) e sulle cui macerie il Comune ha previsto il “Parco della Rinascita”.
Un quartiere, un Paese. Poi alla Camera di commercio in corso Cavour rileggi due record. Per il rapporto della Banca Mondiale “Doing Business 2013”, è più facile avviare un’impresa a Bari che a Roma, Milano e Torino, e il Politecnico è primo in Italia nella classifica Sir 2012 World Report sugli enti di ricerca mondiale. «Siamo comunque un altro Sud – dice ancora Matarrese –, è la nostra specificità. Con lo spirito mercantile e la determinazione non ci arrendiamo mai, esportiamo in tutto il mondo giovani cervelli e anche gli imprenditori vanno a lavorare ovunque come in Albania. Il futuro? Mettere insieme le nostre eccellenze».
Chi non eccelle, almeno nei numeri, è il settore delle costruzioni. Per Fenac Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, negli ultimi cinque anni ha perso 13mila occupati, 3.500 imprese, circa 4,3 miliardi di euro di investimenti. Produzioni come nel 1992 e Punta Perotti è venuta dopo. Chi ha lavorato? Di fronte all’Ateneo indicano il caso “cozze pelose”: Cesare Battisti, la nuova piazza con parcheggi interrati, è finita al centro dell’inchiesta sui presunti illeciti intorno agli appalti pubblici assegnati dal Comune ai Degennaro, altri nobili del mattone locale e legati al Pd. Tutto metabolizzato: ci sono gli studenti che scrivono “Profumo di sfratto! Il governo dei professori scippa borse a noi terroni”, è l’urlo contro chi vuol modificare i criteri d’acceso per le borse di studio.
Piazze e diritti, cambia tutto. Poi in via Sparano leggi Laterza, quel cognome che tra gli altri portò qui Benedetto Croce e Carmelo Bene, e vedi manifesti di borse chic. «Non siamo un ente pubblico – chiarisce la direttrice della libreria Maria Laterza -, l’anno scorso abbiamo avuto un anno molto difficile col 7-8% in meno di vendite, e l’inizio di questo ce lo conferma. La base dei lettori forti è stata erosa dalla crisi, dal mercato debole dei lettori e dalla vendita dell’e-book. Abbiamo fatto la scelta di rimanere libreria, potevamo cedere tutto a pizzerie e bar o addirittura chiudere. Spazi ridotti per Prada? L’importate è tutelare la nostra proposta culturale, salvaguardia del catalogo e cura del lettore».
Sugli scaffali c’è un’era senza mete né mappe. Laterza sfoglia Scegliere il principe. I consigli di Machiavelli al cittadino elettore curato da Maurizio Viroli per la casa editrice di famiglia nata poi nel 1901. Ha fiducia nel futuro dell’Italia e in mente gli incontri con gli studenti. Le elementari invase dai tablet, le medie e superiori dalle domande più ardue. «Sono molto interessati alla politica alta – dichiara Laterza -, hanno una gran voglia di conoscere e partecipare, poi tocca ai partiti raccoglierla, ma siamo in un momento di appannamento. La Puglia? Una regione alla quale tutti hanno guardato in questi anni, ma dire che non si è appannata dagli scandali non è vero. I pugliesi erano stanchi di un potere legato a Roma ma lontano dalla gente e Fitto, nonostante la sua giovane età e le sue capacità, è stato considerato un politico distante al contrario di Vendola, anche se quando l’aspettativa è così alta le delusioni ci sono nonostante la partecipazione ci sia ancora».
L’ex governatore, capolista col Pdl alla Camera, fu sconfitto nel 2005 per la sanità in deficit. E’ ancora così sotto Vendola che ora andrà a Roma dopo i ticket sulle ricette, i tagli di posti letto e ospedali ovunque e nel mezzo delle inchieste su Tarantini e Alberto Tedesco, suo ex assessore. Se Fitto è stato appena condannato in primo grado nel processo sul caso “La Fiorita”, Nichi è uscito indenne (penalmente) e malconcio (politicamente, Sel compresa) dallo scandalo Asl, ma con rapporti ancora da chiarire con giudici e pm della procura. Emiliano? Non sembra “il principe”, ma ha abbattuto Punta Perotti e riaperto il Petruzzelli. Sul molo di San Nicola, “N-dèrr’a la lanze”, tocchi i ricci di mare e ti pungi. Così è stato per la “primavera pugliese” al potere.
Da qui vedi il Petruzzelli e altri teatri: il Margherita in stand-by per lo scontro tra Comune e Regione sul che farne (un centro per l’arte per il primo, “solo” teatro per il secondo); il Kursaal Santa Lucia bloccato dai ricorsi contro la Regione che l’ha preso a poco più di 2 milioni (diritto di prelazione, ma 4,5 euro in meno dell’offerta di Stefano Zorzi). Poi c’è il più antico Piccinni chiuso per restauro fino al 2015. «Negli ultimi dieci anni la vita culturale non è migliorata, anzi – taglia corto Laterza -, dai teatri si capisce tutto e il Petruzzelli è il più grande fallimento della politica degli ultimi anni soprattutto a livello comunale. Non c’è una public library, un interesse verso i presidi pubblici e le librerie indipendenti c’è stato, ma è stato un processo iniziato tardi perché i tempi della politica sono lenti».
Ma a destra chi sta? «L’unico che è rimasto è il sindaco Emiliano», dice sorridendo un osservatore della politica pugliese. «Anche se son passati 14 anni dalla morte, campano tutti sulla salma di Pinuccio Tatarella. Se non fosse morto sotto i ferri (fu colpito da infarto prima di un trapianto, ndr) in Puglia non avremmo avuto né Emiliano sindaco né Vendola presidente e una storia diversa da raccontare per Fini e Berlusconi». Il Pdl pugliese l’ha ricordato giorni fa con Fabrizio, il nipote in lista con Fli alla Camera, e Maurizio Gasparri. «Meraviglioso» dice Rinaldo Allegrini, ex muratore e pescatore barese, ma è il “cantante di via Sparano” e intona Modugno. La politica non è più “sangue e merda” come diceva il barese Rino Formica. Quest’anno al Carnevale della vicina Putignano, 619 anni di storia, niente maschere di politici, solo omaggi a Fellini. Su un comitato elettorale c’è ancora quel motto: «Cambiare si può. Cambiare si deve».