Chi sono “quelli fortunati”, i “Lucky Ones” cantati nel rap che spopola negli Usa? Semplice: gli startupper. Gli imprenditori, più o meno giovani, che dal nulla si inventano una attività, creando qualcosa che prima non c’era. Le start-up, idee a volte folli che spesso falliscono in modo disastroso ma che a volte hanno successo, portano innovazione e realizzano sogni. Per questo i creatori di Undrip (una App per condividere le notizie più interessanti dei propri amici) startupper anche loro ne hanno fatto una canzone.
L’intento, in verità, era di raccogliere fondi per altri imprenditori startupper, rimasti danneggiati dall’uragano Sandy. Un rap di solidarietà che è diventato un inno, «una canzone dedicata a tutti coloro che ogni giorno combattono nelle trincee del mondo dell’imprenditoria». Che abbraccia un concetto ampio: non solo ditte di software nate negli ormai mitologici garage, ma anche, allo stesso modo, negozi di bagel e di ricami. Lo startupper è una categoria che non conosce confini.
La scelta del titolo non è casuale: gli imprenditori, e gli startupper in particolari, hanno una chiara visione di sé. Loro sono i Lucky ones, quelli fortunati. Possono realizzare (e a volte ci riescono) i loro sogni, fare quello che desiderano, non avere padroni se non se stessi. Anche il testo, che esibisce citazioni molto chiare (un esempio per tutti: lo “stay hungry” di Jobs) diventa, nella sostanza, un loro ritratto. Per come si vedono loro, quelli fortunati che “lavorano tutto il giorno” e si “divertono la notte”; che devono darsi da fare, “mettere insieme una squadra” e guidarla all’obiettivo. Altrimenti saranno sempre nelle linee, e “mai al fronte”, tra quelli che potranno soltanto dire: «Era solo un sogno». Quelli che “non giocano a questo gioco per i soldi”, ma “per qualcosa che hanno dentro, che non possono negare”. E “decidono la loro vita”. E questa è fortuna.
Nel video fanno la loro comparsa startupper di successo: come Aston Motes, di Dropbox, o Alexis Ohanian di Reddit, e molti altri. Una partecipazione per una canzone che non è proprio un capolavoro, ma che resta godibile. E che, soprattutto, canta le gesta di un nuovo popolo, modello di imprenditore scanzonato e serio allo stesso tempo, che crea imprese senza perdere un tocco di leggerezza.